Esteri
Etiopia, Tigrai: uno scontro che l’Occidente fatica a comprendere
Ritiro delle truppe eritree, aiuti umanitari, indagini indipendenti su crimini di guerra e posizione Ue: tutti i punti su una storia che va capita
Il prossimo 22 aprile il Ministro per gli Affari Esteri finlandese Pekka Havisto, riferirà all’Unione Europea l’esito del nuovo viaggio nel Tigrai. Una visita programmata per accertare la situazione degli aiuti umanitari, la condizione dei rifugiati interni, l’inizio del ritiro delle truppe eritree dal confine e per conoscere dall’EHRC (Etiopia Human Rights Commission) la situazione su violenze, abusi e crimini di guerra avvenuti in questi mesi, anche se una commissione indipendente che verifichi tutte le false testimonianze e le rappresentazioni organizzate e trasmesse dai miliziani del Tplf deve ancora essere istituita. Il conflitto provocato dal Tplf nel Tigrai, regione con circa sei milioni di abitanti, ha costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare le proprie case spostandosi all’interno o nei campi profughi del vicino Sudan. L’intervento umanitario in atto nel paese sta portando cibo, acqua e medicine nelle zone più danneggiate. Il governo federale ha comunicato il rifornimento di derrate alimentari a circa 4.2 milioni di persone, mentre le organizzazioni internazionali affermano di aver portato aiuti a circa un milione di persone, per alleviare la grave crisi umanitaria in atto.
Nel frattempo il governo etiopico ha annunciato di aver avviato il ripristino delle infrastrutture, cominciando dagli aeroporti, la riattivazione della rete telefonica, di internet e dell’elettricità, che in alcuni villaggi è ancora intermittente. La situazione resta comunque critica. Già prima del conflitto nella regione c’era carenza di cibo, aggravata dalla peggiore invasione di locuste degli ultimi decenni. Ora il timore che vada persa la prossima stagione del raccolto, per il perdurare dell’instabilità, è forte.
L’Europa per evitare lo stallo dovrebbe favorire il ritorno alla normalità in Etiopia e nel Corno d’Africa, sostenendo la stabilizzazione di un’area che comprende 200 milioni di persone e smettendo di appoggiare e divulgare la narrativa del Tplf. Ricordando che non si tratta di un piccolo partito d’opposizione schiacciato dal governo centrale, ma della parte residua di quello che era un gruppo forte e spietato. Una minoranza al potere dal 1992 fino al 2018, che sta usando le ingenti risorse sottratte in quel periodo al Paese per finanziare campagne diffamatorie e screditare i governi della regione, come denunciato ripetutamente dal primo ministro Abiy Ahmed nelle audizioni del Parlamento federale etiopico .