Esteri

Farsa dell’Unesco, Venezia è salva: la città fuori lista dei siti a rischio

di M. Alessandra Filippi

Venezia salvata all’unanimità dalla Black list dei siti a rischio ma non dalla sua estinzione

Farsa dell’Unesco, Venezia è salva: la città ancora fuori dalla lista dei siti a rischio

Dal 10 al 25 settembre 2023 a Riyad, in Arabia Saudita, va in scena la 45a Sessione plenaria del World Heritage Committee dell' UNESCO. Ieri pomeriggio si è tenuta l'attesissima seduta volta a decidere se inserire Venezia nella lista nera dei patrimoni in pericolo, oppure no. Per l’occasione, da giorni, era arrivata una delegazione guidata dal direttore generale del Comune di Venezia, Morris Ceron, accompagnato dal vicesindaco Andrea Tomaello e dall'assessore all'ambiente Massimiliano De Martin, insieme all'Ambasciatore italiano.

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Fra gli assi nella manica buttati sul tavolo dalla delegazione veneziana, oltre al Mose e alle barriere realizzate intorno alla Basilica di San Marco, c’è stato il varo del regolamento definitivo per il contributo d'accesso. Un provvedimento preso due giorni fa, in extremis, nel corso di una burrascosa seduta del Consiglio del Comune di Venezia, al termine della quale Luigi Brugnaro ha approvato il provvedimento farsa del ticket d’ingresso: senza soglia massima, sarà in vigore in via sperimentale nel 2024 per soli 30 giorni su 365, con una serie infinita di eccezioni su chi non lo pagherà e un calendario ancora tutto da decidere.

Solo a pensarci viene lo scoramento: per chi conosce a fondo il dramma che sta vivendo da decenni Venezia, aggravatosi in modo esponenziale dopo il Covid, sa bene che il contributo d’accesso è uno specchietto per le allodole, un'arma di distrazione di massa che nulla gioverà alla città e che anzi contribuirà alla sua condanna a morte. Perché una città dove per entrare paghi un biglietto e dove per ogni abitante ridotto a figurante ci sono, come minimo, 21 turisti, non è più una città, è un Luna park. Dunque, andando con ordine, quella che segue è la tragicomica cronaca dell'incontro andato in scena questo pomeriggio sotto la compiacente regia dell'UNESCO:

Ore 16.45: All'apertura dei lavori parla il Giappone per difendere l'operato della Giunta Brugnaro che l'ambasciatore giapponese dipinge come "modello" esempio per tutto il mondo; ovviamente si oppone all'inserimento di Venezia nella lista dei siti in pericolo.

Ore 16.54: Prende la parola l'ambasciatore Indiano complimentandosi per il "tremendous effort" del Governo italiano nel proteggere Venezia. L'unico aspetto su cui richiede chiarimenti è la gestione dei flussi turistici.

Ore 17.02: Hanno già parlato in 5 ambasciatori, sono tutti d'accordo con il Giappone per il sostegno all' "undisputable" e "tremendous effort" fatto dalla Giunta Brugnaro e dal Governo italiano per difendere Venezia.

Ore 18:00: Vengono registrati altri 10 gli interventi di altrettanti Paesi. Tutti, chi più chi meno, sono allineati col Giappone. L'unico fuori dal coro, che osa parlare del problema dello spopolamento di Venezia, è il Messico (amo il Messico e i messicani; come sempre non mi deludono mai).

La seduta si è chiusa con una decisione già scritta: per l'ennesima volta l'UNESCO decide di non decidere optando per il rinvio (il terzo dal 2016). Come ha dichiarato il consigliere comunale di Terra e Acqua Marco Gasparinetti, "il lavoro dei tecnici viene messo sotto al tappeto come si fa con la polvere, perché la diplomazia ha le sue regole, che non escludono scambi più o meno inconfessabili. In questo caso, il rapporto degli esperti viene annacquato grazie a un emendamento presentato dell'ambasciatore giapponese. 5 Paesi hanno già preso la parola, tutti favorevoli al rinvio. Siamo alle #comiche ma questo potrà sorprendere o deludere soltanto chi non ha seguito le puntate precedenti a partire dal 2016".

Non c’entra sicuramente nulla con la posizione sostenuta dall'ambasciatore del Sol Levante, ma val la pena sapere che il sindaco Luigi Brugnaro, oltre a tutto il resto, a Chiusi, in provincia di Siena, possiede la Società Agricola San Giobbe (fondata nel 2014), un importante allevamento di Chianina e Limousine, celebri razze bovine dalla carne pregiatissima, il cui maggiore acquirente è il Giappone. E sempre alla giapponesissima Toyota, nel 2018, il Comune di Venezia ha affidato la gestione del car sharing di tutta l’area metropolitana. Pure coincidenze, casualità, congetture; tuttavia come diceva il Gobbo, a pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina. Nel frattempo, a Venezia la rovina può attendere e l’estinzione procedere.