Esteri
Germania, allarme debito: il piano di Merz per il riarmo tedesco ha i giorni contati. Ecco perchè
Corsa contro il tempo del futuro cancelliere, che deve far approvare la deroga al freno del debito per poter investire in difesa e infrastrutture entro il 25 marzo

Friedrich Merz
Deroga al freno del debito in Germania, con l’insediamento del nuovo Bundestag sarà difficile ottenere la maggioranza dei due terzi necessaria al via libera
Friedrich Merz non è ancora stato nominato cancelliere, ma è già con l’acqua alla gola. Il suo piano speciale di aumento della spesa militare e di quella per le infrastrutture ha una deadline molto ravvicinata: il 25 marzo, quando con l’insediamento del nuovo Bundestag sarà quasi impossibile approvare questo tipo di interventi. Le riforme pensate da Merz, infatti, possono essere attivate soltanto con una maggioranza qualificata dei due terzi: un target raggiungibile all’interno del Parlamento uscente ma difficilmente replicabile in quello venturo, dove Afd e Linke, entrambi contrari all’aumento della spesa militare, dovrebbero essere abbastanza forti da affossare qualsiasi progetto Merz abbia in mente su questo fronte.
L’idea di Merz è quella di escludere i due fondi, quello militare e quello infrastrutturale, dai vincoli di bilancio, derogando così al “freno del debito”, cioè a norma che impone che il deficit strutturale non superi lo 0,35% del pil. Per approvare un’eccezione di questo tipo occorre una maggioranza dei due terzi e per raggiungerla è necessario l’appoggio dei Verdi, che in questo momento sono disponibili al dialogo ma con qualche riserva. Non lo nasconde la loro capogruppo al Bundestag, Katharina Dröge: “Se approveremo l'accordo è una domanda aperta”, il suo commento. In particolare, i Verdi vorrebbero più investimenti legati alle politiche climatiche a una più ampia riforma del freno del debito.
A opporsi sono il partito di estrema destra Afd, vicino alla Russia e quindi contrario a un riarmo europeo, e la Linke, contraria alla crescita delle spese militari ma in generale favorevole all’aumento della spesa pubblica. Di sicuro, Merz e i cristiano-democratici della Cdu possono contare sul totale appoggio dei socialdemocratici (Spd), futuri partner di governo. "Ci saranno ancora dei colloqui, ma la strada è tracciata”, ha detto nei giorni scorsi il ministro della Difesa uscente Boris Pistorius (Spd), che ha definito “storica” la scelta di Merz.
In ogni caso, anche se si dovesse trovare un accordo lampo entro il 25 marzo, la strada rimane comunque in salita. Servirebbe, infatti, anche il via libera del Bundesrat, la Camera alta dove siedono i rappresentanti dei 16 stati federali tedeschi. Intanto, la Linke ha già minacciato una battaglia legale qualora il piano di Merz dovesse andare in porto. Secondo Ines Schwerdtner, presidente del partito, l’approvazione delle due riforme prima dell’insediamento del nuovo Parlamento potrebbe essere reputato incostituzionale.
In generale, l’obiettivo tedesco è quello di essere una sorta di apripista in Europa dopo il disimpegno di Donald Trump dal sostegno all’Ucraina. “È un segnale che vogliamo assumerci la responsabilità di una leadership congiunta nella Nato e in Europa”, ha aggiunto Pistorius. Lo stesso Merz, del resto, ha citato il famoso “whatever it takes” di Mario Draghi: “Di fronte alle minacce alla nostra libertà e alla pace nel nostro continente, il ‘qualunque cosa serva’ deve ora applicarsi anche alla difesa”, ha detto il futuro cancelliere. In questo senso, la Germania sembra intenzionata a spingere per una riforma in sede europea delle regole di bilancio legate alle spese militari.