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Esteri
Guantanámo, l'Onu alza il velo sulle vergogne americane
Joe Biden Guantanamo

Parla chiaro il resoconto di Fionnuala Ní Aoláina, giurista e primo investigatore delle Nazioni Unite alla quale sia stato concesso nella storia di visitare Guantánamo, prigione USA. In una recente intervista al Guardian l'osservatrice ha affermato che gli Stati Uniti hanno la responsabilità di riparare i danni inflitti alle vittime. "Questi uomini sono tutti sopravvissuti alla tortura, un crimine unico ai sensi del diritto internazionale, e hanno urgente bisogno di cure", ha spiegato la giurista. Ma il quadro degli interventi brutali USA sulle persone è anche più ampio. Le cure mediche esistenti, sia nel campo di prigionia che per i detenuti rilasciati in altri Paesi, erano inadeguate per affrontare molteplici problemi.

Il programma di tortura della CIA è stato creato nel 2002 da due psicologi, James Mitchell e Bruce Jessen, basando il piano in parte su esperimenti su cani che, sottoposti a scosse elettriche, sviluppavano "impotenza appresa".

E’ noto che tra i metodi utilizzati vi fossero percosse, legamenti in posizioni di stress, incappucciamenti, soggezione a rumori assordanti, privazione del sonno fino al punto di avere allucinazioni, privazione del cibo o delle bevande e negazione di cure mediche per ferite, così come annegamento simulato, umiliazioni sessuali, minacce di maltrattamenti e violenze ai parenti, esposizioni violente al caldo o al freddo estremi e reclusione in piccole scatole simili a delle bare.

Oggi a Guantanamo sono detenuti ancora 30 individui. Nel rapporto si rilevano la mancata fornitura di cure specialistiche, incentrate sulla riparazione dell'impatto a lungo termine e cumulativa che equivaleva a "trattamento crudele, inumano e degradante" in violazione degli obblighi del governo degli Stati Uniti ai sensi delle convenzioni internazionali.

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