Esteri

Guerra Israele, il censurato genocidio di Gaza: un massacro che non osa nemmeno essere nominato

di M Alessandra Filippi

Un genocidio che non osa nemmeno essere nominato, ma grida silenziosamente tra le macerie

Cuore di tenebra, il censurato genocidio di Gaza

Nel cuore più oscuro della natura umana, Joseph Conrad ci racconta di un orrore che si maschera da missione civilizzatrice. Ma Cuore di tenebra non è solo un racconto di un luogo esotico lontano: è qui, ora, fra le città devastate di Gaza, dove l’umanità viene cancellata sotto un assedio che dura da 426 giorni. È la metafora di un crimine che oggi viene occultato. Un genocidio che non osa nemmeno essere nominato, ma che grida silenziosamente tra le macerie, nei volti distrutti dalla disperazione e dalla morte.

Le parole giustificano, mascherano, rimuovono. La retorica occidentale, complice la stampa mainstream, si ostina a chiamare “operazioni mirate” i bombardamenti su scuole e ospedali zeppi di civili inermi e innocenti. Con la scusa ormai consunta che qualunque cosa si erga sulla superficie, fosse anche solo una tenda, sia un covo di terroristi, con psicopatica ostinazione “il morale” esercito israeliano continua a bombardare ciò che ormai è stato bombardato non una ma cento volte.

E lo fa ovunque, con particolare attenzione e precisione laddove si trovano zone contrassegnate come “sicure”. Un assalto metodico e totale che non risparmia nemmeno i bambini. Ieri, mentre i piccoli palestinesi, innocenti e affamati, facevano la fila per il pane con le loro mamme, l’IDF li ha bombardati spappolandoli, strappandoli dalla vita con una violenza di fronte alla quale vien solo da vomitare.

E sempre ieri, un devastante bombardamento aereo israeliano ha colpito famiglie palestinesi sfollate che si rifugiavano in tende a Al-Mawasi, Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo Al Jazeera, sono più di 80 i palestinesi rimasti uccisi, tra cui molte donne e bambini, mentre almeno 60 sono i feriti. Tuttavia, il bilancio è destinato a salire. L'attacco ha causato ingenti danni, creato crateri profondi nel terreno che rendono difficile per i soccorritori accedere all'area. L'attacco è stato descritto come uno degli eccidi più atroci nella regione dall'inizio del conflitto.

Il bombardamento di rifugi civili ha suscitato ampie condanne e in molti ne hanno criticato la brutalità. In quelle tende di disperati non c’erano terroristi, ma decine di famiglie palestinesi che sono state falciate in un secondo. Molte vittime sono bruciate vive nei roghi scatenati dalle bombe. Secondo un rapporto di Save the Children, fra le vittime sono almeno 24 i bambini. Non si trovano più le parole per descrivere l’orrore continuato, 7/24 della macelleria umana su scala industriale portata avanti da Israele dal 7 ottobre 2023.

La parola “genocidio” non è solo rifiutata, è proibita. Come in un gioco di specchi distorti, la realtà viene offuscata dalla retorica che preferisce parlare di "conflitto" piuttosto che affrontare la brutalità dello sterminio in corso a Gaza. Come Marlow nel romanzo di Conrad, il mondo occidentale si aggrappa a una facciata, a un’illusione che si spaccherà non appena si avrà il coraggio di guardare.

Vien da chiedersi con quale animo Liliana Segre, qualche giorno fa, abbia dichiarato sul Corriere della Sera che il termine "genocidio" va usato con cautela. Ma cosa rimane di questa cautela di fronte a un eccidio sistematico e innegabile? È cautela quella che ci impedisce di chiamare con il suo nome una tragedia che avviene sotto i nostri occhi? È questa la civiltà che abbiamo scelto di difendere? Quella che tace di fronte all’annientamento di un popolo?

La senatrice Liliana Segre, con quale coraggio ci viene a parlare di cautela, proprio lei che è sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, proprio lei che più volte ha dichiarato “che non perdonerà mai i suoi carcerieri nazisti”? Proprio lei che ha sempre sottolineato la brutalità e l'orrore delle atrocità subite, che ha lottato per mantenere viva la memoria storica affinché l'orrore non si ripetesse, e messo in guardia le future generazioni sugli orrori del nazismo e del fascismo?

Cosa dobbiamo pensare, che ci siano esseri umani più 'umani' degli altri, con licenza di uccidere senza pagar pegno? Le parole, è bene ricordarlo, nascono libere, come liberi nascono tutti gli esseri umani. E non sono di proprietà di nessuno, né sono in vendita. A meno che non si voglia mettere il copyright anche sul linguaggio e monetizzare anche quello come si è fatto con l’acqua, malgrado la colossale presa in giro dei referendum che abbiamo votato inutilmente per farla restare bene pubblico. 

La brutale verità è che Gaza è il cuore di tenebra della geopolitica mondiale. Ogni giorno il genocidio si nasconde dietro il velo dell'indifferenza e dell’ipocrisia suprematista occidentale, a partire da chi ha il potere di agire, che preferisce non vedere. Il genocidio non ha bisogno di sembrare come quello che si racconta nei libri di storia. È silenzioso, insidioso, invisibile. La violenza non ha bisogno di camuffarsi da altro.

La rimozione della parola che vogliono vietarci di usare non cancella l’orrore, lo acuisce. In Cuore di tenebra, Marlow giunge al fiume Congo per incontrare Kurtz, il “civilizzatore” che ha trasformato la sua missione in un eccidio senza fine. Gaza, oggi, è il Kurtz del nostro tempo: una ferita aperta nella coscienza collettiva, soffocata dal cinismo dei potenti e dall'inazione dei media.

La verità è che non guardiamo, perché la verità è troppo insostenibile. Eppure, il genocidio che ci rifiutiamo di vedere continuerà a bruciare, devastare, straziare. Fino a quando, forse, non saremo costretti a fare i conti con noi stessi. E chi sta censurando la verità, chi sta permettendo che l’orrore continui, alla fine dovrà fare i conti con la memoria, con la storia e con la giustizia.