Esteri

Guerra Israele-Palestina, storia di prevaricazione e cinismo: le conseguenze

di Giacomo Costa

L’attacco-invasione di Hamas alla popolazione israeliana e la mobilitazione militare che ne è seguita ha allertato l'intero mondo: facciamo il punto

Guerra Israele-Palestina, ecco il piccolo atlante di attualità medio-orientale

Gli eventi terribili degli ultimi giorni, cioè l’attacco-invasione di Hamas alla popolazione israeliana e la mobilitazione militare e le rappresaglie che ne sono seguite e che stanno venendo progettate, mi hanno indotto, nel mio spontaneo desiderio di capire ciò che accade davanti ai miei occhi atterriti e confusi, a fare un minimo tentativo per organizzare e soprattutto allargare ciò che so –colpevolmente poco!- dei problemi della Palestina e dello Stato di Israele. Si può costruire un atlante storico-geografico in due pagine? Ci provo. Esso è dedicato ai lettori di Affaritaliani.it che condividono, almeno in parte, il mio senso di colpa.

1.Stato. Una forma di organizzazione politica di una comunità. I suoi elementi costituitivi sono una popolazione, un territorio, e un ordinamento giuridico. La popolazione può appartenere a un unico o a più gruppi nazionali. Il tipico status del soggetto di uno stato, il titolo di appartenenza, è la cittadinanza. Ma uno Stato può avere anche dei sudditi (tipicamente coloniali) privi di cittadinanza. Il territorio si intende geograficamente definito. L’ordinamento può essere conforme ai principi della liberal-democrazia (uguaglianza, parità di diritti sociali e politici) o no.

2. Nazione. Un gruppo umano dotato di una certa omogeneità culturale dovuta a certi tratti comuni, tipicamente derivanti da una storia comune. Forse anche una lingua, forse una religione. Quasi tutti gli stati europei sono stati nazionali. Non lo erano, ad esempio, l’Impero asburgico e quello zarista.

3. Lo Stato di Israele si è recentemente dato un ordinamento che non trova riscontro nei libri di diritto costituzionale. Infatti, esso “non è lo Stato di tutti i suoi cittadini ma del popolo ebraico esclusivamente”. Ai cittadini tout court sono riconosciuti i “diritti umani”, agli ebrei anche i “diritti nazionali”. Il possesso dei secondi garantisce un accesso preferenziale alle risorse materiali dello Stato come anche ai servizi sociali e di welfare, ai permessi di edificare, all’accesso all’abitazione, alla terra, all’acqua. Questa che può sembrare un’aberrazione è stata vantata da Yariv Levin (allora ministro Likud) come “l’emblema stesso del sionismo”. Questo Stato si è ormai esteso dal Mediterraneo al Giordano, ed esercita il suo potere sui palestinesi a titolo di Potenza Occupante. Occupante tutto il territorio della Palestina. Anche le enclaves abitate dai palestinesi: la Cisgiordania, Gerusalemme Est, Gaza, sono oggetto di occupazione, e dunque soggette al potere israeliano. Un’occupazione fortemente discriminante: se i cittadini israeliani non ebrei se la passano bene, i palestinesi non cittadini sono una casta inferiore.

4. Gli Accordi di Oslo tra la principale organizzazione politica palestinese, l’OLP, e lo Stato di Israele stabilivano un limitato autogoverno per parti della Cisgiordania e di Gaza sotto un’entità di nuova creazione chiamata “Autorità palestinese” (AP). Hamas, il movimento palestinese rivale dell’OLP, condannò gli accordi e il riconoscimento reciproco dell’OLP e di Israele.

5. OLP. L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina è un'organizzazione politica palestinese, considerata dalla Lega araba a partire dal 1974 la legittima "rappresentante del popolo palestinese". Il suo obiettivo iniziale era la "liberazione della Palestina" attraverso la lotta armata. L'originale Statuto dell'OLP  dichiarava che "la Palestina all'interno dei confini che esistevano al momento del mandato britannico è una singola unità regionale" e ha cercato di "vietare ... l'esistenza e l'attività" del Sionismo. Lo Statuto fa anche riferimento al diritto al ritorno e all'auto-determinazione per i palestinesi. Uno Stato palestinese non è citato, anche se nel 1974 l'OLP ha chiesto uno Stato indipendente nel territorio del Mandato di Palestina. Nel 1988, l'OLP ha adottato ufficialmente una soluzione a due Stati, con Israele e la Palestina che vivono fianco a fianco e con Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina.

Nel 1993, il presidente dell'OLP Yasser Arafat ha riconosciuto lo Stato di Israele in una lettera ufficiale al suo primo ministro Yitzhak Rabin, come conseguenza degli accordi di Oslo, che portarono alla nascita dell'Autorità Nazionale Palestinese. In risposta alla lettera di Arafat, Israele ha riconosciuto l'OLP come il rappresentante del popolo palestinese. Arafat è stato il presidente del Comitato esecutivo dell'OLP dal 1969 fino alla sua morte nel 2004. È stato sostituito da Mahmūd Abbās (noto anche come Abu Mazen). Ma sembra che questa legittimazione dell’Olp e la sua guida dell’Autorità Nazionale Palestinese ne abbia segnato la decadenza politica. L’autorità e credibilità dell’OLP furono gradualmente minate dai governi israeliani, che non osservarono gli impegni di arrestare la “colonizzazione” assunti in quegli Accordi, e inoltre fecero assassinare gli esponenti più capaci e combattivi dell’OLP. L’Autorità Nazionale Palestinese insediata in Cisgiordania è oggi universalmente vista come succube dello Stato di Israele.

6. Hamas è un’associazione nazionale islamica, un movimento sociale, e uno dei due principali partiti politici dei territori palestinesi. Ha vinto nel 2006 le elezioni e governa più di due milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza, non si sa come. Il gruppo è noto soprattutto per la sua lotta armata contro Israele. Decine di Paesi – tra cui Israele, Stati Uniti, Unione Europea e Regno Unito – lo considerano come organizzazione terroristica, il che è corretto, ma alquanto riduttivo. Non a caso alcuni Paesi applicano questa etichetta solo alla sua ala militare. Hamas è escluso dall’assistenza ufficiale che gli Stati Uniti e l’Unione Europea forniscono all’OLP in Cisgiordania. In Israele, l’ala militare di Hamas dopo il 7 Ottobre è vista come un pericolo esiziale da cancellare dalla faccia della terra, e le opinioni di dividono solo su come distruggerlo. Non è certo che il diritto internazionale consenta di impostare una difesa del proprio paese così: con incessanti bombardamenti su Gaza, come ha annunciato Bibi; o con un’immediata repentina incursione di terra “perché non possiamo bombardare due milioni di persone” secondo alcuni militari, come quasi sempre più responsabili dei politici, ma di troppo poco.

7. La Linea Verde, nota anche come confine (pre)-1967 o confine dell’accordo di armistizio del 1949 è la linea di demarcazione stabilita negli accordi d'armistizio arabo-israeliani del 1949 fra Israele e alcuni fra i Paesi arabi confinanti (Siria, Giordania ed Egitto) alla fine della guerra arabo-israeliana del 1948-1949. Ha servito come un confine de facto dello Stato di Israele dal 1949 fino alla Guerra dei sei giorni del 1967. Quando questa linea fu oltrepassata dalle forze israeliane nella Guerra dei sei giorni del 1967 cominciò ad essere conosciuta come "confine pre-1967" o "confine del 1967" per far riferimento allo status quo anteriore a tale guerra. Perfino il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella famosa Risoluzione 2334 utilizza la denominazione "confini del 1967". «Esprimendo grave preoccupazione per il fatto che le continue attività di colonizzazione israeliane stanno mettendo in serio pericolo la possibilità di una soluzione dei due Stati in base ai confini del 1967.» Grave preoccupazione di eventi che si sono realizzati in pieno.

7. La risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stata adottata il 23 dicembre 2016 con 14 voti a favore su 15, con essa si chiede ad Israele di porre fine alla sua politica di insediamenti nei territori palestinesi dal 1967, inclusa Gerusalemme Est, si ribadisce che non riconoscerà alcuna modifica dei confini del 1976 se non quelle concordate dalle parti con i negoziati e insiste sul fatto che la soluzione del conflitto del Medio Oriente passi per una soluzione negoziale per il progresso della soluzione dei due Stati al fine di addivenire ad una pace definitiva e complessiva. La risoluzione è passata con 14 voti a favore perché a sorpresa gli  Stati Uniti guidati dal presidente Barack Obama, ormai prossimo dello scadere del suo mandato, si sono astenuti e non hanno fatto ricorso al loro potere di veto per bloccare il provvedimento.
 

8. Il sionismo è un movimento politico-culturale che ha come obiettivo alla costituzione di un'entità statale ebraica specificamente in Palestina. Il movimento sionista non vedeva originariamente come un problema la presenza della popolazione araba in Palestina, sostenendo 1) che essa si sarebbe giovata dall'immigrazione di europei in vasta scala, che avrebbe rivitalizzato la regione, e credendo che 2) comunque la popolazione araba non costituisse in nessun modo un popolo con una propria identità nazionale, in quanto si sarebbe integrata, sempre secondo sionisti, nel nascituro stato (non ancora denominato “Stato di Israele”). Quando queste opinioni si rivelarono infondate, alla fine degli anni ’40 del XX secolo, i leader sionisti del nuovo stato reagirono con una sorta di gigantesco pogrom rovesciato, la terrificante e tuttavia premonotrice Nakba.

9. Quanti Stati per i palestinesi: 2, 1, o 0? La domanda è stata posta in un recente articolo (Aprile 2023) non sul Manifesto, o sul Fatto, o sullo statunitense Jacobin, ma sul semi-ufficiale periodico statunitense Foreign Affairs. In Palestina, coprente tutto il territorio della Palestina, uno Stato, un UNICO Stato, c’è già, ed è quello israeliano. Come mai nessuno se n’è accorto? Siamo tutti caduti vittima di un’illusione collettiva? Basta prendersi in giro! Si potrebbe osservare che lo Stato israeliano ha risucchiato tutto il territorio su cui dovevano insistere due Stati senza dirlo e senza vantarsene, tranne che per la proclamazione di annessione di Gerusalemme Est. Ma soprattutto serviva a tutti continuare ad agitare la prospettiva dei due stati per tenere buoni, e soprattutto calmi, i palestinesi. Anche la famosa risoluzione 2334 manifestava preoccupazione per il rischio del vanificarsi della prospettiva dei due stati, ma non prendeva atto che ormai è caduta. Allora, un solo Stato per tutti? In fondo i capi sionisti del secolo scorso pensavano che l’integrazione dei palestinesi nel nuovo stato sarebbe venuta da sé…Ma ormai questa opzione si è anch’essa dissolta, per la natura fortemente discriminatoria che i nuovi sionisti hanno voluto dare allo Stato di Israele. La conclusione è inevitabile: zero Stati per i palestinesi.

Da questo breve schizzo geografico-politico si riconosce una storia. E’ una storia di incredibili prevaricazioni, di allucinante cinismo, di spaventosi delitti. Shakespiriana. Alla cui luce si conclude che la domanda da farsi non sia perché la proditoria invasione con massacri sia avvenuta il 7 Ottobre 2023, ma perché non si avvenuta PRIMA. Quali sono i possibili sviluppi, che seguiranno al tentativo annunciato di distruggere Hamas voluto da Israele e dagli Usa? Ne elenco brevemente tre, in ordine di probabilità.

  1. Feroci attentati terroristici irregolarmente distribuiti nel tempo, ma con una certa ciclicità

( ad esempio, Gaza è stata bombardata nel 2008-9, 2012, 2014, 20022 oltre che naturalmente 2 giorni fa.)

  1. Guerra, con aperte battaglie tra Hamas e I’esercito israeliano. Questa potrebbe presto diventare una guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran.

  2. Prendendo come riferimento la famosa “linea verde”, i palestinesi creano un loro stato assolutamente non islamico, senza cacciare e discriminare gli ebrei insediati. Finalmente uno Stato democratico in Palestina.