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Esteri
Guerra Ucraina, Biden circonda Putin. Pronta la militarizzazione dell'Artico

L'importanza delle materie prime e la Via della Seta polare

Pensieri già presenti da prima, visto che lo scioglimento dei ghiacci stra creando nuove rotte marittime artiche sulle quali sta transitando non solo la Russia ma anche, sempre col placet di Mosca, la Cina, il grande rivale economico e geostrategico degli Stati Uniti. La Groenlandia è molto ricca di risorse naturali come gas e petrolio e minerarie come uranio, zinco, oro, titanio. Non solo. L'isola ospita il dieci per cento del patrimonio di, rullo di tamburi, terre rare. Già, proprio quegli elementi chimici di cui è ricca anche la Cina e che Pechino ha più volte sbandierato come possibile arma di ritorsione contro gli Stati Uniti nella trade war, paventando un possibile blocco dell'export che colpirebbe il settore dello sviluppo tecnologico, vale a dire il capitolo centrale della sfida commerciale (e geopolitica) tra i due colossi globali.

Da anni la Cina si sta muovendo con interesse sulla Groenlandia con progetti collegati anche a infrastrutture sensibili come base navali e aeroporti. Progetti e offerte che per essere stoppati sono stati dovuti essere rimessi in piedi dalla Danimarca, che ogni anno versa 591 milioni di dollari di sussidi nelle casse della sua isola sulla quale, nel frattempo, continua a soffiare qualche vento di indipendenza anche dopo il referendum del 2008 che ha esteso l'autonomia a tutto il territorio trasferendo al governo locale le competenze in ambito legislativo, giudiziario e nella gestione delle risorse naturali. Nel 2019 la compagnia di Stato China Communications Construction Company (CCCC) ha ritirato il progetto di costruzione di due nuovi aeroporti. Ma la presenza di Pechino si registra anche, e soprattutto, nel settore delle risorse naturali, in particolare con attività avviate da tempo nei lavori legati alle riserve di zinco e uranio, tra le altre quella di zinco a Cjtronen, quella di rame a Carlsberg e quella di uranio e terre rare di Kvanefjeld, dove la cinese Shenghe Resources opera insieme a un'altra azienda australiana.

Artico, la sfida nel breve termine è Usa-Russia, ma nel lungo sarà Russia-Cina

La Groenlandia si inserisce all'interno di una strategia ben più ampia da parte della Cina, quella della Via della Seta. Lo scioglimento dei ghiacci sta infatti creando nuove rotte marittime, e nuovi business, che fanno gola al potere ascendente di Pechino. La Belt and Road lanciata dal presidente Xi Jinping prevede infatti, oltre alle altre classiche rotte terrestri e marittime (compresa quella mediterranea che coinvolge l'Italia) anche quella polare. Grazie anche alla benevolenza della Russia di Vladimir Putin, la Cina punta molto sullo sviluppo della sua presenza sull'Artico, anche perché la nuova rotta farebbe risparmiare circa 15 giorni di navigazione per arrivare da Shanghai al cruciale porto olandese di Rotterdam rispetto al passaggio attraverso il Canale di Suez, passando da 48 a 33.

L'importanza dell'Artico per la Cina è propedeutica anche allo sviluppo economico delle sue province nordorientali come l'Heilongjang e lo Shandong. Non a caso la Cina sta investendo molto in rompighiaccio, mentre gli investimenti nell'area si stanno moltiplicando: dal tunnel sul Baltico che unirà l'Estonia alla Finlandia alle onnipresenti riserve minerarie nelle quali le imprese cinesi fanno la parte del leone anche sui ghiacci. Senza contare il settore scientifico, nel quale la Cina è presente per esempio in Islanda con un osservatorio meteorologico-astronomico. 

Gli Stati Uniti avevano da tempo inserito nella loro agenda il contenimento cinese sull'Artico, in una regione che potrebbe diventare presto un nuovo fronte di competizione non solo economica ma anche militare. E ora, dopo quanto accaduto in Ucraina, a maggior ragione l'attenzione degli Usa si alza per il confronto immediato con la Russia e quello futuro con la Cina.

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