Esteri

"L'Occidente ha usato l'Ucraina. Risultato: Putin ha scatenato la guerra"

Di Monica Camozzi

Guerra in Ucraina: intervista a Mirko Giordani, esperto di intellligence

"Il conflitto nel Donbass è latente da ben 8 anni, cioè dal 2014"


Perché l’Occidente si “sveglia” ora dopo otto anni di conflitto e di uccisione di civili in Ucraina? La motivazione è legata a interessi economici (gas) o geo-politici? La responsabilità è tutta di Putin o -come sempre accade nella lettura postuma dei conflitti- le ragioni sono un po’ più complesse del banale capro espiatorio?

Lo abbiamo chiesto a Mirko Giordani, che di mestiere analizza il “political risk” dei territori. Una sorta di due diligence degli apparati politico istituzionali di interi paesi o aree geografiche affinché i denari di chi investe non siano ingoiati da burocrazia, corruzione, infiltrazioni mafiose, instabilità di governo. Un mondo che, come dice lui, somiglia più “ai romanzi di John Le Carré che a un film di James Bond”. Mondo al quale Mirko è arrivato dopo studi alla Luiss di Roma e un MA in National Security Studiaes al King’s College di Londra “sede dell’unico dipartimento mondiale dedicato alla guerra” : ora, dopo aver lavorato per una società di intelligence inglese e come lobbista per una multinazionale dell’energia in Italia e dopo essersi costruito fonti affidabili  sul fronte internazionale, il giovane italiano ha aperto la sua società, Prelia, definita come Strategic Advisory Group. E, come dice ad Affaritaliani, l’Ucraina era sotto la sua lente di osservazione “da un paio d’anni”.

Perché dopo un anno di conflitto latente adesso le ostilità esplodono?

La realtà è che il conflitto nel Donbass è latente da ben 8 anni, cioè dal 2014. La dinamica ricorda un po’ quella di un terremoto. L’energia si accumula per “sfregamento” delle faglie, ci sono piccoli eventi sismici qua e là che vanno captati e analizzati per provare a capire se e quando ci potrà essere una deflagrazione. Il Donbass è stato teatro di questo sfregamento continuo, con 14000 morti tra la popolazione russofona a causa dell’intervento ucraino. La dinamica è molto simile a quella del Kosovo con la Serbia. La Russia, nonostante sia un nano economico, è ancora la seconda potenza militare del mondo, ed ogni potenza militare ambisce ad un’area di influenza ben precisa, in cui l’Ucraina rientra. Putin vorrebbe un suo puppet a Kiev? Probabilmente si. Lo otterrà? Non lo so. Ma l’obiettivo della guerra è in primis di spingere l’Ucraina fuori dall’asse della NATO, e lo sta facendo con la forza. Un outcome “razionale” dopo i combattimenti potrebbe essere lo smembramento dell’Ucraina in Est filo russo e Ovest magari nell’UE ma non nella NATO. Ma del doman non c’è certezza.


Qual è la reale posizione dell’Ucraina nei confronti della Russia? 

L’Ucraina sembra più essere il terzo incomodo in un gioco tra grandi potenze. La sua geografia fisica come ponte tra Occidente e Oriente russo la mette in una condizione da perfetto campo di battaglia. L’unica cosa certa è che l’Ucraina si sta difendendo con onore contro la seconda macchina da guerra del mondo. Per l’esercito russo non è assolutamente una passeggiata “coloniale” come lo è stata per gli americani in Iraq, ad esempio.


La questione del gas conta qualcosa nell’economia del conflitto?

Conta, ma come minaccia latente. La chiusura dei rubinetti del gas sarebbe l’ultima arma per Putin, che potrebbe usare solo in uno scenario “muoia Sansone e tutti i Filistei”. Per ora le forniture di gas non sono in pericolo, ma i mercati prezzano l’incertezza geopolitica e per questo i costi schizzano verso l’alto. Detto questo, dopo la guerra molto probabilmente l’Europa dovrà sviluppare nuovi mercati per l’import del gas e la Russia, come consigliato da Deripaska, guarderà sempre più a Est.


Si addossa a Putin la responsabilità di tutto: ma è davvero lui ad avere scatenato le ostilità?

Chiaramente l’attacco lo ha portato avanti la Russia, su questo non ci sono dubbi. La responsabilità militare è tutta su Mosca. Guardare con lo specchietto retrovisore non è mai bello, ora è tassativo lavorare per la pace. Detto questo, l’Occidente non ha saputo capire il pensiero strategico russo. Avrebbero dovuto ascoltare Kissinger e Mearsheimer, e capire che spingere la NATO troppo in là avrebbe prima o poi creato frizioni e conflitti. Gli USA, quindi la NATO, non sparerebbero mai ad un soldato russo, e hanno “usato” l’Ucraina per vedere fin dove potevano arrivare con l’espansione a Est. Risultato: Putin ha devastato l’Ucraina senza che gli occidentali sparassero un colpo.

L’Ucraina vuole realmente entrare nell’orbita NATO? Per quale ragione e con quale senso storico? 

Non c’è un senso storico, la NATO rischia di espandersi troppo e perdere il suo significato originale. Diciamo che questo conflitto ha contribuito a rinsaldare i ranghi nella NATO, dando nuova linfa vitale. L’Ucraina vorrebbe entrare nella NATO non per motivi politici o culturali di vicinanza all’Occidente, ma semplicemente per paura.

In cosa la Russia dà fastidio in termini di equilibri geo politici?

La Russia è una grande potenza militare, e come ho detto prima ogni grande potenza ha bisogno di un “giardino di casa”. La dottrina di Monroe in America, che dava agli Stati Uniti la leadership geopolitica sul continente americano, è l’esempio migliore per capire questa dinamica. Dopo la fine della Guerra Fredda ci aspettavamo un mondo multipolare, ma in realtà si è andati sempre di più verso un mondo unipolare con l’America come poliziotto del mondo, che ha portato all’espansione della NATO. Trump sembrava voler puntare ad un mondo multipolare, con la Russia nella sua sfera d’influenza e focus sulla Cina ed il suo strapotere commerciale e ricattatorio. Quella visione multipolare è tramontata ed eccoci qui con la guerra in Europa.

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