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Esteri
Il medico di Trump: "Sta molto bene". Il presidente curato con il remdesivir
(fonte Lapresse)
Trump: Pence negativo a secondo test, fatto in mattinata - Il vicepresidente americano Mike Pence e la moglie, Karen Pence, sono risultati negativi al secondo test al coronavirus, quello effettuato stamane. Pence, secondo nella linea di comando in caso Donald Trump risultasse inabilitato, ha in programma di recarsi a Salt Lake dopodomani come previsto. L'ufficio del vicepresidente ha anche reso noto che Pence e Donald Trump continueranno ad essere in contatto lungo la giornata, come in qualsiasi altro giorno.

"Sono estremamente soddisfatto dei progressi. Tosse e affaticamento si stanno risolvendo": lo ha detto Sean Conley, il medico di Donald Trump, parlando ai giornalisti all'ingresso del Walter Reed Medical Center sulle condizioni del presidente statunitense. Conley ha aggiunto che "stamane il presidente sta molto bene".

Donald Trump non ha bisogno di ossigeno, respira e cammina regolarmente, i suoi organi sono a posto ed e' di eccezionale buon umore: lo ha detto in un briefing uno dei 10 medici dell'ospedale militare Walter reed, dove il presidente e' ricoverato per il Covid-19.

Medici, Melania Trump sta bene, convalescenza a casa - La first lady Melania Trump "sta bene" e "sta facendo la convalescena a casa": Lo hanno riferito i medici del Walter Reed, l'ospedale militare dove il presidente e' ricoverato per il covid-19.

Usa, Trump trattato con il remdesivir. Antivirale sviluppato anni fa per l'Ebola

Il remdesivir, potente antivirale sviluppato anni fa per Ebola e usato in questi mesi con alterni risultati contro il Covid. E poi aspirina, vitamine e integratori. Ma nella terapia medica approntata per Donald Trump spicca soprattutto una novita' quasi assoluta: l'utilizzo del "cocktail" di anticorpi REGN-COV2, messo a punto dalla bioteck newyorkese Regeneron e ancora in fase di studio. Una dose massiccia, 8 grammi, il massimo previsto, per abbassare rapidamente la carica virale e ridurre i sintomi. Appena 4 giorni fa l'azienda aveva annunciato i primi risultati di uno studio (ancora in attesa di pubblicazione) che, sui primi 275 pazienti non ospedalizzati arruolati, ha dimostrato una chiara riduzione della carica virale (e dei sintomi) nel giro di una settimana, anche nei soggetti con una scarsa risposta immunitaria autonoma. Il che dimostrerebbe l'efficacia del ruolo di "supplenza" degli anticorpi monoclonali quando l'organismo non riesce a reagire da solo. Siamo pero' ancora in una fase molto precoce, e si attendono i risultati dello studio di fase 2-3 su 1.300 pazienti non ospedalizzati, cui si affiancano uno studio sempre di fase 2-3 condotto sugli ospedalizzati, uno di fase 3 in Gran Bretagna e un altro di fase 3 per la prevenzione del contagio intrafamiliare. La loro efficacia, insomma, dal punto di vista scientifico e' ancora da certificare (senza contare la questione della sostenibilita', visto che si tratta di prodotti iper sofisticati che costerebbero migliaia di dollari a dose), ma evidentemente i primi risultati hanno convinto i medici della Casa Bianca dell'opportunita' di tentare di rinforzare cosi' le difese immunitarie del presidente, proprio con questi cloni di anticorpi di convalescenti, coltivati in vitro, purificati e poi infusi.

Una strada tra le piu' incoraggianti nella lotta al Covid, ha sempre sostenuto il virologo Guido Silvestri, che vive e lavora ad Atlanta: "Se hanno scelto il cocktail Regeneron - ha commentato - vuol dire che, almeno secondo i risultati iniziali, questo e' piu' potente di quello della Lilly, che e' comunque piu' potente del singolo anticorpo LY-CoV-555 che, da solo, riduce del 72% il rischio di ospedalizzazione se somministrato all'esordio dei sintomi. In altre parole, e come da me previsto da mesi, tutto fa presagire che questi anticorpi faranno una grande differenza positiva nel gestire la pandemia". D'accordo anche Roberto Burioni, al centro nei mesi scorsi di polemiche per le accuse di presunto conflitto d'interesse proprio legato alla sua insistenza sulla utilita' di questi prodotti, a scapito del plasma dei convalescenti: "Il Presidente Trump (al quale auguro pronta guarigione) ha sempre glorificato il plasma iperimmune come cura miracolosa contro COVID-19, con annunci trionfali alla convention repubblicana. Pero' ora che si e' ammalato non si fa curare con il plasma iperimmune, ma con un cocktail di anticorpi monoclonali. Facile fare i populisti con il virus degli altri", ha attaccato l'esperto. Sicuramente, tra tutti i farmaci somministrati a Trump, il cocktail di anticorpi e' la novita' piu' significativa, commenta anche il farmacologo Silvio Garattini: "Tutte le sperimentazioni comportano dei pericoli, e' insito. Trump poi ha anche dei fattori di rischio legati ai problemi di salute e all'eta'. Non sappiamo quanto sia grave ma di sicuro non e' un asintomatico. Di certo i medici hanno giudicato che vale la pena correre il rischio di un farmaco non ancora testato rispetto agli attesi benefici".

Regeneron, la biotech newyorchese che cura Trump - Regeneron e' la societa' Biotech americana con sede a Tarrytown, a una quarantina di chilometri da New York City, che sta fornendo per la cura del presidente Donald Trump la terapia sperimentale "cocktail" a base di due diversi anticorpi policlonali. La societa' e' quotata al Nasdaq e da oltre 30 anni sperimenta e produce farmaci innovativi. Nel 2019 ha fatturato 7,89 miliardi di dollari con 8.100 dipendenti. Sette trattamenti Regeneron sono stati finora approvati dalla Food and Drug Administration e diversi sono i prodotti candidati in fase di sviluppo o sperimentazione. Le malattie curate dai farmaci realizzati dalla societa' sono oculistiche, allergiche, infiammatorie, oncologiche, cardiovascolari e metaboliche ma anche malattie infettive e rare.

All'inizio della sua attivita', avviata nel 1988, Regeneron studiava soprattutto i fattori neurotrofici e le loro capacita' rigenerative: da questo ha derivato il suo nome. Successivamente, le ricerche si sono ampliate allo studio dei recettori delle citochine e della tirosin-chinasi. Dal mese scorso, la societa' sta sperimentando il "cocktail" di anticorpi REGN-COV2, con l'obiettivo duplice di curare le persone affette dal Covid-19 e di prevenire l'infezione da coronavirus. Appena 4 giorni fa l'azienda ha annunciato i primi risultati di uno studio (ancora in attesa di pubblicazione) che, sui primi 275 pazienti non ospedalizzati arruolati, ha dimostrato una chiara riduzione della carica virale (e dei sintomi) nel giro di una settimana, anche nei soggetti con una scarsa risposta immunitaria autonoma, utilizzando la dose massima prevista, proprio quegli 8 grammi somministrati anche a Trump. Il che dimostrerebbe l'efficacia del ruolo di "supplenza" degli anticorpi policlonali quando l'organismo non riesce a reagire da solo. Siamo pero' ancora in una fase molto precoce, e si attendono i risultati dello studio di fase 2-3 su 1.300 pazienti non ospedalizzati, cui si affiancano uno studio sempre di fase 2-3 condotto sugli ospedalizzati, uno di fase 3 in Gran Bretagna e un altro di fase 3 per la prevenzione del contagio intrafamiliare.

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