Esteri

Imprenditori russi, parenti bannati: arma a doppio taglio delle sanzioni Ue

di Federico Grandesso

L'impegno europeo per la giustizia e i diritti umani è innegabile. Ma l'uso che si sta facendo delle sanzioni nei confronti dei familiari è opinabile

I fondamenti giuridici delle sanzioni nei confronti di parenti sollevano qualche perplessità nella comunità giuridica. Alcuni parenti di miliardari sanzionati sono stati presi di mira perché l'UE sta cercando di allargare la rete per incidere sugli individui che, si ritiene, stanno aiutando il governo russo a portare avanti la guerra in Ucraina. Tra questi, la moglie serbo-croata di Andrey Melnichenko, lei stessa cittadina dell'UE che non hamai vissuto in Russia, nonché figli e altri familiari di importanti imprenditori e funzionari russi. Secondo Niall Moran, che ha conseguito un dottorato di ricerca in diritto economico internazionale presso l'Università Bocconi e ha lavorato per il Servizio giuridico del Consiglio dell'Unione europea, la capacità del Consiglio dell'UE "di includere nella lista “qualsiasi persona”è stata criticatain quanto rende meno percettibile la differenza tra il privato e il pubblico, nonché tra la responsabilità individuale e quella collettiva”.

Sebbene l'UE abbia giustificato il suo approccio con l’affermazione che i familiari sono stati utilizzati per nascondere i patrimoni dei miliardari, le sanzioni possono comunque violare la presunzione di innocenza. Inoltre, creano un precedente equivoco di sorveglianza su regali e su altre relazioni finanziarie all’interno di una famiglia che potrebbero non avere niente a che fare con l'attuale geopolitica. Forse ancora più preoccupante è la possibilità che i parenti diventino pedine in controversie legali internazionali, nelle quali devono affrontare uno sconcertante compito di confutare le accuse dell'UE. Possiamo davvero definire equa tale procedura legale quando vite innocenti diventano un danno collaterale?

La posta in gioco dell’Italia dal punto di vista economico

Per l’Italia la posta in gioco è particolarmente alta. In quanto Stato membro dell'UE, il paese ha il dovere di difendere i principi del blocco. Allo stesso tempo, è leader tra gli Stati europei nell’aumentare la propria impronta economica in Asia centrale, con l'Uzbekistan come punto focale per il commercio e gli investimenti.

Quest'estate, durante la visita del presidente uzbeko in Italia, le due parti hanno portato la cooperazione a un livello senza precedenti di partenariato strategico e hanno concordato progetti comuni per un valore di oltre 9 miliardi di euro. Ma le sanzioni contro Ismailova e lo stesso Usmanov, che è unpromotore costantedell’attrazione del grande business in Uzbekistan, gettano un'ombra sulle prospettive degli investimenti dei due paesi.

Come riportavano i mass media, prima della guerra Usmanov aiutava aziende italiane come Danieli e altre a penetrare il mercato uzbeko, cosa che difficilmente riesce a fare al giorno d’oggi. Anche Roma si è trovata in una situazione imbarazzante, dovendo introdurre sanzioni nei confronti della persona che ha ricevuto dal Presidente Sergio Mattarella l’onorificenza statale più alta, l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, che è stata conferita, a differenza di altri cittadini russi, non per le attività imprenditoriali e lo sviluppo delle relazioni interstatali, ma per la beneficenza. Inoltre, Usmanov è cittadino onorario del Comune di Arzachena. Le ambizioni dell'Italia in Asia centrale devono affrontare una convivenza non facile con la politica sanzionatoria dell'UE, mentre il paese cerca di bilanciare i propri obiettivi economici con l'impegno per la giustizia e i diritti umani.

Un equilibrio di valori

Il mondo è pieno di esempi di individui che, pur essendo in qualche modo legati a personaggi potenti, non svolgono alcun ruolo nel processo decisionale politico o economico. Il caso di Ismailova e di altre persone che hanno legami di parentela con ricchi russi che sono stati colpiti solleva una domanda: la colpevolezza per associazione dovrebbe diventare una pratica comune?

Oppure questo approccio indebolisce i valori di equità e di giusto processo che sono storicamente le fondamenta del sistema giuridico europeo? E poi, esiste il rischio che questo pericoloso precedente possa diventare un terreno scivoloso per ulteriori intrusioni negli affari familiari, che un giorno potrebbero riguardare tutti noi?

L'impegno dell'UE per la giustizia e le procedure legali eque rimane fermo. Tuttavia, gli interessi economici degli Stati membri non possono essere ignorati. Al centro di questo dibattito c'è la sfida di trovare un equilibrio tra i valori dell'UE e la ricerca continua della crescita economica, messa a dura prova dalla guerra e dalle conseguenze delle sanzioni. Per l'Italia, trovare questo equilibrio sta diventando sempre più importante.