Esteri

Israele, "scontro Occidente-autocrazie, tra Usa e Russia-Cina". Intervista

Di Alberto Maggi

"La guerra in Israele sarà lunga e può estendersi..."

Guerra Israele-Hamas, parla Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici e presidente di ASCE, Scuola di guerra economica e competizione internazionale di Venezia

 

Quanto durerà il conflitto tra Israele e Hamas? C'è il rischio di un ampliamento della guerra ad altri Paesi? Che cosa può fare l'Unione europea? Cina e Russia che ruolo giocano? Quali saranno le conseguenze economiche e le ripercussioni sul conflitto tra Ucraina e Russia? Affaritaliani.it ha rivolto queste domande fondamentali ad Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici e presidente di ASCE, Scuola di guerra economica e competizione internazionale di Venezia.

Il conflitto Israele-Hamas rischia di essere lungo e di estendersi ad altri Paesi?
"Per quanto possibile decifrare gli eventi che stanno accadendo con la maggiore adesione alla realtà possibile, potremmo dire che il protrarsi della guerra in Ucraina ha visto questo "allargamento del conflitto" nell'area Sud Europea, nel Mediterraneo e nel punto più critico del Medio Oriente, ovvero la Striscia di Gaza. Quindi un conflitto Israele-Hamas che dobbiamo inserire in uno scontro sempre più evidente tra Occidente e autocrazie, tra Usa e Russia-Cina, che colpisce l'unica democrazia nostra alleata aprendo un altro enorme fronte ai confini dell'Europa come del resto il Nord Africa, il Caucaso e gli instabili Balcani. Non credo che le esplosioni in queste aree in poche settimane siano solo frutto del caso".

Ritiene corretta la posizione del presidente Usa Joe Biden?
"Con la sua visita lampo in Israele, Biden ha apertamente dichiarato a tutto il mondo il suo appoggio incondizionato ad Israele. Seguendo il vecchio adagio strategico "sentire una volta con le proprie orecchie è molto meglio che sentirselo raccontare mille volte". Ha parlato a lungo e direttamente con Netanyahu al quale ha sicuramente svelato alcuni risvolti riservati sul conflitto, ha chiesto spiegazioni e raccomandato linee operative anche di cautela. Certamente il messaggio all'Iran è stato chiaro e altrettanto alla Cina. Gli Usa non sono usciti né dal Mediterraneo ne dal Medio Oriente. Realisticamente verrebbe da dire che il presidente Usa ha anche aperto la sua campagna elettorale. Biden sa che il conflitto sarà lungo e il rischio che a catena si estenda alle aree contigue. Il segnale che voleva mandare è il suo impegno diretto (ora che ha capito che l'ampliamento del conflitto può divenire una drammatica realtà)".

L'Unione europea, come sempre divisa, che cosa può fare?
"La UE è già sostanzialmente impegnata nel conflitto in Ucraina e nelle sanzioni alla Russia e nel tentare che al proprio interno non accadano con la Nato strappi filo Putin. In Medio Oriente può fare due cose: dare il consueto sostegno agli Usa, agire attraverso il seggio francese nel Consiglio di Sicurezza ONU e comunque nelle sedi internazionali per evitare la catastrofe umanitaria e alzare la guardia sui pericoli di vampate terroristiche. L'Europa può inoltre sostenere Biden nella proposta di attuare prima possibile la soluzione dei due stati".

Che ruolo giocano Russia e Cina in questo conflitto?
"La Cina non ha abbandonato la Federazione Russa durante la guerra in Ucraina, ha ricevuto Putin con tutti gli onori al recente vertice del decennale della Via della Seta, ha acconsentito all'incontro con il dittatore Nord-Coreano Kim con Putin, ha ottimi rapporti con l'Iran, attrae il Sud del mondo ex Brics. Nella Organizzazione di Shanghai (SCO) Cina e Russia hanno svolto mastodontiche esercitazioni militari insieme prima dell'attacco all'Ucraina. Nulla per il momento ci fa ritenere che tutto ciò cambi. La Federazione Russa ha il compito fondamentale di coprire la demarcazione militare con l'Europa e la Nato, la Cina vuole essere la più grande potenza economica del futuro, può darsi che questo non accada mai, ma intanto cervello economico, forza militare e, se occorre, terrorismo viaggiano insieme. Inoltre, ieri è terminato l'embargo per i missili iraniani. Questo rafforza ulteriormente la cooperazione militare Russia-Iran e l'asse con la Corea del Nord e naturalmente la Cina".

Quali conseguenze economiche potrebbero esserci con questo nuovo conflitto?
"Pandemia, conflitti, valutazioni più strategiche sui chip e altri materiali strategici, le catene logistiche e del valore, la sicurezza nazionale stanno provocando una mutazione nella globalizzazione che ci fa ritenere che essa abbia toccato il punto di massima negli scorsi anni. Nel corso di una nuova riedizione della Guerra Fredda non andrà per blocchi coesi come in passato ma per friendshoring, commerci fra alleati, configurazioni per scambi tra aree regionali come sancito per la prima volta al Forum Internazionale a Udine lo scorso anno. La revisione dell'ordine economico internazionale a guida occidentale è già in atto. Africa, Paesi musulmani, le decisioni dell'India sono importanti. Certo l'attacco di Hamas ha dato una mazzata ai possibili accordi Saudi-Israele che stavano appunto per cambiare la prospettiva".

Vede un disimpegno degli Usa rispetto all'Ucraina?
"Per il momento non si vede un deciso disimpegno Usa dal sostegno all'Ucraina e a Zelensky. Tuttavia, l'apertura di un secondo fronte tra Mediterraneo e Medio Oriente non può non provocare - unitamente alla prossima campagna elettorale- una forte riflessione e qualche probabile arretramento nell'opinione pubblica americana, soprattutto nei repubblicani. Putin non è crollato, e dall'Africa al Caucaso nuovi focolai sono esplosi e circondano con una cintura di nemici Europa e Nato".