Esteri

Italia-Corea, Ambasciatore Failla: "Perché puntare sul partenariato con Seoul"

di Lorenzo Lamperti

La Corea del Sud è il Paese asiatico con le più alte importazioni pro capite di prodotti italiani. Perché insistere sui rapporti bilaterali. Intervista

L'Asia orientale, o in esteso l'Indo-Pacifico, è un'area del mondo sempre più decisiva a livello geopolitico ed economico. Tra gli attori che operano in questa vasta regione c'è anche la Repubblica di Corea, la parte meridionale di una penisola che resta ancora divisa in due. Corea del Sud e Italia possono sembrare due Paesi agli antipodi, ma in realtà hanno anche molte similitudini: dimensioni geografiche, popolazione, pil. E hanno anche le stesse preoccupazioni: la pandemia e le sue conseguenze economiche, le frizioni diplomatiche globali e lo spettro di un decoupling. Turbolenze alle quali potenze medie come Roma e Seoul sono più esposte. Allo stesso tempo, la Corea ha un ruolo importante nelle dinamiche regionali e, grazie a una sua ricca produzione culturale e dall'efficace gestione epidemica, continua a segnare punti importanti a livello di soft power a livello globale. Di questo, e altro, Affaritaliani ha parlato in un'intervista con Federico Failla, Ambasciatore italiano a Seoul. Un'Ambasciata, quella guidata da Failla, che sta lavorando molto per sviluppare le relazioni bilaterali e che anche di fronte al Covid non ha interrotto la propria missione, anzi l'ha intensificata con una serie di iniziative anche online.

Ambasciatore Failla, Italia e Corea sono lontane a livello geografico ma hanno anche diverse similitudini. Qual è la situazione dei rapporti attuali e quali potenzialità ci sono per approfondirli ancora di più?

Il nuovo contesto caratterizzato dall’emergenza di Covid-19 presenta non soltanto sfide ma anche e soprattutto opportunità che l’Ambasciata intende sfruttare in questa situazione di “nuova normalità”. Grazie a una serie di incontri e discussioni on-line sull'intero spettro delle relazioni tra Italia e Corea, dai rapporti politici alle relazioni commerciali, dal settore scientifico a quello culturale, si è potuto definire una serie di settori promettenti e attività innovative da realizzare nei mesi a venire.

Quanto alla cooperazione politica, l’Ambasciata intende declinare in forme di cooperazione concrete il “partenariato strategico” tra Italia e Corea, lanciato in occasione della visita del Presidente Moon Jae-in in Italia nell’ottobre 2018, tenendo consultazioni a livello politico in VTC e coordinando la propria azione sulle sfide globali, come le pandemie globali e il cambiamento climatico. Nel settore economico, si intendono realizzare una serie di iniziative a sostegno dell’ingresso in Corea delle piccole e medie imprese italiane e, in particolare, delle start-up, nonché missioni virtuali di imprenditori italiani qualora i viaggi fossero ancora poco praticabili. Quanto al settore S&T e della cooperazione culturale, l'Ambasciata ritiene che sia di fondamentale importanza favorire momenti di incontro e collaborazione tra le eccellenze italiane nel mondo tecnologico e scientifico e la realtà locale. Anche l’anniversario dei 500 anni dalla scomparsa di Raffaello Sanzio, che ricorre quest’anno, è stato celebrato dall’Ambasciata sotto il profilo scientifico e tecnologico, attraverso la divulgazione di un video sottotitolato in coreano sul restauro del dipinto “La Muta”, al fine di sottolineare ulteriormente l’eccellenza italiana nella conservazione e restauro dei Beni Culturali e rafforzare le attuali collaborazioni bilaterali in questo settore. L’Ambasciata e l’IIC di Seoul hanno infine avviato una serie di iniziative per promuovere la formazione superiore italiana in Corea, tra cui seminari e fiere virtuali, e accordi di collaborazione tra realtà musicali e teatrali italiane e coreane.

Federico Failla nasce a Noto (Siracusa) nel 1961. Dopo aver conseguito la laurea in Scienze politiche alla LUISS « Guido Carli » di Roma nel 1984, entra in carriera diplomatica nel 1985, avviando il suo percorso professionale alla Direzione generale per l’Emigrazione e gli affari sociali. Come primo incarico all’estero, nel 1988, è Console a Hong Kong; dal 1992 al 1995 presta servizio, come Primo Segretario e in seguito come Consigliere per il settore commerciale, all’Ambasciata a Nuova Delhi. Dopo un periodo alla Farnesina, presso la Direzione generale per gli Affari economici, dal 1998 è Console Generale a Canton, in Cina. Dal 2002 al 2005 ricopre il ruolo di Primo Consigliere alla Rappresentanza italiana presso l’Unione europea, a Bruxelles. Nel 2005 rientra al Ministero come Capo Ufficio Asia orientale alla Direzione generale per l’Asia, l’Oceania e il Pacifico. In seguito svolge le funzioni di Coordinatore per la parte italiana del Comitato governativo Italia-Cina. Successivamente passa alla Direzione generale per la Promozione e la cooperazione culturale, dove segue i progetti di internazionalizzazione delle Università italiane e coordina le attività relative alla Collezione Farnesina Design. Dal 2011 al 2015 è Ambasciatore d’Italia in Indonesia, accreditato anche in Timor Est, nonché Rappresentante permanente italiano presso l’Asean (Associazione delle nazioni del sud est asiatico). Al termine di questo incarico, rientra a Roma come Coordinatore delle tematiche energetiche. Dal 1° marzo 2019 è Ambasciatore a Seul. Nel 2004 è stato insignito del titolo di Cavaliere ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Soprattutto nei primi mesi di pandemia si è spesso parlato di due modelli di contenimento o prevenzione: quello cinese e quello coreano. Quali sono le peculiarità del secondo e che cosa lo rende applicabile (o inapplicabile) anche altrove, Italia compresa?

Il modello coreano consiste soprattutto nelle c.d. tre "t": tracing, testing, treating, ovvero misure di monitoraggio delle persone in quarantena e di tracciamento dei contatti dei contagiati attraverso applicazioni per cellulari, carte di credito e videocamere di sorveglianza, test alle persone appartenenti alle c.d. categorie a rischio e trattamento mirato dei pazienti affetti dal Covid-19.

Il tracciamento dei contagi e l'introduzione tempestiva delle misure di contenimento dei focolai (grazie anche all'esperienza accumulata nella gestione della MERS nel 2015) possono essere considerati come i tratti che hanno determinato il successo del modello coreano. Tuttavia, tale modello potrebbe essere difficilmente replicabile in Occidente, ove è presente un differente quadro normativo sulla privacy, soprattutto in materia di tracciamento e sorveglianza degli accessi nei locali aperti al pubblico.

L’Ambasciata ha inoltre realizzato con la Corea, nel settore della salute pubblica, diverse iniziative bilaterali, grazie anche alla partnership esistente tra l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Korean National Institute of Health (KNIH). Tale rapporto ha permesso anche una collaborazione sulla gestione del Covid-19, concretizzatasi la scorsa estate in incontri online tra il Ministero della Salute, l'ISS, l'Istituto Spallanzani, da parte italiana, e KNIH, Asan Medical Center, Myongji Hospital, Celltrion e Korean Centers for Disease Control and Prevention (KCDC), da parte coreana.

Quali effetti sta avendo il Covid-19 sulle dinamiche geopolitiche regionali?

La pandemia globale sembra aver accelerato alcuni trend internazionali. Tuttavia, come anche discusso nel corso del webinar organizzato da questa Ambasciata sul tema “The Republic of Korea and post-COVID19 Geopolitical Challenges” (ne abbiamo scritto qui, ndr), le tensioni tra USA e Cina non fanno parte di un trend geopolitico irreversibile, avendo profili tuttora incerti; la situazione, pertanto, potrebbe evolversi in modalità difformi da quelle sin qui pronosticate.

A fronte di un miglioramento nei rapporti con Pechino, negli scorsi anni la Corea è stata protagonista di un peggioramento nelle relazioni con Tokyo. Crede che l'arrivo di un nuovo primo ministro giapponese possa mutare la situazione?

Da parte nostra, assieme a gran parte della comunità internazionale auspichiamo una nuova fase di cooperazione asiatica e un maggior livello di cooperazione tra Giappone e Corea, entrambi partner di prim’ordine nell’area per l’Italia. Come noto, le tensioni legate all’epoca della colonizzazione giapponese sono ancora vive nell’area e ogni segnale che porta ad un superamento delle controversie storiche tra le parti in causa è positivo per la stabilità regionale.

Paesi come Giappone e India, con metodi e per motivi diversi, sembrano voler ridurre sempre di più la propria dipendenza dalla Cina. Anche la Corea, come alcuni movimenti di alcune sue aziende, farà lo stesso?

La Corea è ben consapevole delle vulnerabilità dovute ad un’eccessiva dipendenza dall’economia cinese e sta da tempo operando per estendere il proprio raggio d’azione, con ad esempio la "New Southern Policy" finalizzata ad approfondire i legami commerciali ed economici con i paesi Asean. Allo stesso modo, Seoul intende rafforzare i legami con l'Unione europea. A causa della pandemia, tale azione esterna ha subito un rallentamento ma potrebbe riprendere le azioni in tal senso in precedenza sia a livello economico sia a livello diplomatico puntando molto sul suo ‘soft power’. Verrebbe quindi confermata la possibilità di una rinnovata collaborazione tra l’Europa e la Corea anche in campo politico, oltre che in campo commerciale, per promuovere il multilateralismo come strumento idoneo a fronteggiare le sfide globali.

Nel 2019 sembrava che il riavvicinamento tra Seul e Pyongyang potesse essere imminente. Poi qualcosa è cambiato. Crede che si possa riavviare il dialogo?  E che ruolo possono giocare Italia ed Europa in questo contesto?

I rapporti tra Seoul e Pyongyang hanno natura ciclica e in questo momento siamo in un momento di stallo della cooperazione intercoreana e del dialogo tra la comunita' internazionale e la DPRK. L’Italia, per parte sua, continua a sostenere con convinzione la politica dell’UE sulla Corea del Nord definita con il termine “critical engagement”, ovvero l’applicazione rigorosa delle sanzioni per raggiungere la CVID (denuclearizzazione piena, verificabile e irreversibile). Al contempo, sosteniamo i negoziati tra gli USA e la DPRK, il dialogo tra Seoul e Pyongyang e l’impegno umanitario della comunità internazionale a favore della popolazione nordcoreana.

LP 8660519Moon Jae-in con Guuseppe Conte durante la visita a Roma del 2018

Negli ultimi anni l'Italia ha mostrato una maggiore attenzione verso l'Asia, in primis la Cina con l'adesione alla Belt and Road. La Corea ha lo spazio che merita in questo tentativo di guardare a Oriente oppure è stata un po' offuscata e ne meriterebbe di più?

Nel 2018, nel corso della visita del Presidente Moon, Italia e Corea avevano sottoscritto un partenariato strategico. Sono molti i settori, dalla politica all’economia, dalla cultura agli scambi people to people in cui Roma e Seoul hanno interessi comuni e collaborazioni in essere. La Corea del Sud è il Paese asiatico con le più alte importazioni pro capite di prodotti italiani. Puntiamo molto anche sulla cooperazione in scienza e tecnologia, settore dove l’Italia ha sempre guardato con attenzione alla Corea del Sud come partner di primaria importanza, se non altro per il livello di investimenti in ricerca e sviluppo che assommano a circa il 4.6% del PIL (leader mondiali assieme ad Israele). Numerose sono le aree di collaborazione tra istituzioni di ricerca italiane e coreane, in primo luogo ICT, nanoscienze, robotica, biomedicina, fisica delle particelle, astrofisica, matematica, energia, ingegneria chimica, e tecnologie per i Beni Culturali. Maggiore attenzione andrebbe senz’altro dedicata al finanziamento di progetti bilaterali specifici e di media-lunga durata, nonché ad iniziative coordinate per attrarre studenti e ricercatori coreani in Italia.