Esteri

Libia, Macron riceve di nuovo Haftar. Armi e propaganda:verso l'attacco finale

Macron riceve di nuovo Haftar due settimane dopo l'ultima volta. E dalle armi alla propaganda sull'Isis, tutto sembra preparare l'azione finale del generale

Si sta preparando l'azione finale di Haftar su Tripoli. E' questa la sensazione se si mettono insieme i diversi pezzi del puzzle. Dopo il primo accerchiamento di qualche settimana fa e lo stallo seguente il vento sembra soffiare alle spalle dell'uomo forte della Cirenaica, che proprio oggi incontra di nuovo il presidente francese Emmanuel Macron. Ma gli incontri ufficiali e non ufficiali tra uomini di Haftar e la Francia sono proseguiti e intensificati negli ultimi giorni. Il tutto mentre diverse fonti segnalano l'arrivo di nuove armi provenienti dal Golfo verso le forze del generale. E soprattuto sembra anche che l'offensiva venga preparata a livello mediatico, con le insistenti voci di terroristi dell'Isis asserragliati a Tripoli con le forze del generale che provano ancora una volta a presentarsi come una forza antiterrorismo.

Secondo l'Eliseo, l'incontro tra Macron e Haftar ha "l'obiettivo di questo incontro è riavviare il processo politico mentre proseguono i combattimenti nella zona a Sud di Tripoli tra le truppe di Haftar e le forze fedeli a Fayez el-Sarraj", premier del governo di accordo nazionale di Tripoli. Macron ha già ricevuto all'Eliseo Sarraj, l'8 maggio scorso, e al termine dell'incontro ha proposto un cessate il fuoco senza condizioni, che preveda però "di delimitare la linea del cessate il fuoco, sotto supervisione internazionale". Sarraj ha sempre chiesto invece che la tregua preveda il ritorno delle forze di Haftar nell'Est del Paese. E in occasione della sua visita a Parigi aveva dichiarato che, dopo aver lanciato l'attacco su Tripoli il 4 aprile scorso, il generale "non rappresenta più l'Est" del Paese. 

Ieri, inoltre, il ministro dell'Interno del Gna, Fathi Bashaga (da molti considerato come l'uomo forte dell'esecutivo tripolino) ha incontrato a Tunisi l'ambasciatore della Francia in Libia, Brigitte Curmi. Si e' trattato del primo incontro dopo che il 18 aprile scorso lo stesso dicastero di Tripoli aveva annunciato l'interruzione degli accordi di sicurezza con la Francia, a causa del presunto sostegno di Parigi al comandante dell'Esercito nazionale libico (Lna), generale Khalifa Haftar. Diversi media libici vicini al governo di Tripoli hanno ventilato l'ipotesi - mai confermata - di operazioni clandestine francesi per appoggiare il generale Haftar. In particolare, era stata diffusa la notizia di un presunto centro di comando delle forze di Haftar nella localita' di Gharyan, 40 chilometri a sud di Tripoli, importante snodo viario per garantire i rifornimenti alle milizie impegnate al fronte. Inoltre, lo scorso 14 aprile un convoglio composto da sei veicoli fuoristrada con a bordo 13 funzionari francesi muniti di passaporto diplomatico era stato fermato dalla dogana tunisina alla frontiera con la Libia. 

Nel frattempo parte la campagna mediatica sul jihadismo. "L'Isis sta approfittando della guerra per tornare in Libia. Finora ci sono stati quattro attacchi al sud, ma io credo che abbia cellule dormienti anche a Tripoli e altrove" ed e' una minaccia "prima per la Libia, ma anche per l'Europa". E' l'allarme di Ghassan Salame', rappresentante speciale Onu, intervistato da La Stampa, dopo il suo intervento al Consiglio di Sicurezza. "Abbiamo bisogno del cessate il fuoco - raccomanda -, per tornare al negoziato politico, ma non possiamo averlo senza che i Paesi piu' coinvolti lo chiedano. Siamo allo stallo militare, dobbiamo tornare al processo politico". Quanto alla possibilita' che ci siano 100mila migranti in partenza, replica: "Non so come siano arrivati a questa stima". E' possibile che aumentino le partenze? "Finora non l'abbiamo visto, ma potrebbe avvenire". "Io sono risentito con gli europei - aggiunge -, perche' pensano solo a due questioni: migrazioni e terrorismo. In Libia - spiega - ci sono 800.000 stranieri che non hanno mai cercato di attraversare il mare. Poche migliaia ci hanno provato, e sono nei centri di detenzione. Ma cosa facciamo con gli 800.000 che non hanno mai cercato di imbarcarsi? Non e' vero che ogni non libico in Libia sogni Napoli. Non e' vero. La soluzione migliore per il futuro e' avere un'autorita' unica e legittima in Libia. Tutti gli altri metodi non funzionano. Gli europei dovrebbero concentrarsi su questo, invece di fare altro".