Esteri
Londra, il terrore irrompe nella campagna elettorale. Corbyn: May si dimetta
Londra, la strage piomba sul voto. Corbyn: May si dimetta
Leader forte contro societa' piu' equa: l'anima dei due partiti che si contenderanno Downing Street l'8 giugno emergono e si scontrano appena finito il tempo di piangere i morti di London Bridge. Conservatori contro laburisti: nei sondaggi il distacco e' minimo, nella campagna elettorale non puo' che fare irruzione il problema della sicurezza. La Gran Bretagna si divide, i leader si attaccano senza esclusione di colpi. Theresa May si pone come la soluzione della fermezza contro la minaccia del fondamentalismo, Jeremy Corbyn le rifaccia sei anni da ministro dell'Interno in cui ha tagliato, e poi ancora tagliato, i fondi e i posti di lavoro. Altro che riconferma tra tre giorni, il Labour chiede le dimissioni immediate. Fuori i secondi: le ultime 72 ore di confronto preelettorale non prevedono l'esclusione di colpi. May attacca per prima, cercando di porre se stessa come campione della fermezza. "Abbiamo bisogno di una leadership forte e salda per guidare la Gran Bretagna, oggi piu' che mai. Ed e' quello che offro al Paese" fa sapere in un discorso a Whitehall, la sede degli uffici del governo. Fermezza con i jihadisti, fermezza con Bruxelles: "La leadership e' la capacita' di fare quello che e' difficile e non fingere che le sfide non esistano". La sfida della trattativa con l'Ue e "la piu' difficile ma anche la piu' importante, perche' tutto quello che vogliamo come Paese dipende da questo negoziato". Se May parla in un luogo ufficiale, Corbyn sceglie la televisione e spara a zero, senza alcun riguardo. La colpa dei tre attentati che in poche settimane hanno sconvolto il Paese, aggredisce, e' di chi ha tagliato le risorse destinate alla sicurezza. E questo qualcuno ha un nome e un cognome: Theresa May, gia' responsabile dell'Home Office per sei anni, e poi passata alla premiership.
Londra, il terrore irrompe nella campagna elettorale
Nessuno e' piu' responsabile di lei, tuona Corbyn: "Non avremmo mai dovuto tagliare sul numero degli agenti di polizia". Osservazione che si sposa perfettamente con quanto asserito nel programma elettorale dei Laburisti, che chiedono esattamente un aumento degli effettivi della polizia pari a 10.000 unita', piu' altre migliaia di guardie carcerarie. I dati, per l'esattezza, dicono che con la May investita della sicurezza interna il numero totale dei poliziotti in Inghilterra e Galles e' sceso di 46.700 unita' (il 19,5% in meno). Ed e' diminuito anche il numero dei poliziotti autorizzati a portare un'arma, da 6.909 a 5.639.
Ma Jeremy Corbyn non e' solo nella sua richiesta di dimissioni: anche Tim Farron, il leader del partito liberaldemocratico, fa lo stesso concentrando il fuoco sulla premier e, forse, facendo inconsciamente ai laburisti il piu' gradito dei regali. "May chiede di aver fiducia sulla sicurezza, ma la verita' e' che il ministero dell'Interno ha ridotto il numero dei poliziotto armati e ridotto gli effettivi della polizia", commenta. Non basta: contro il primo ministro "chiaramente incompetente" si scaglia anche Steve Hilton, che aveva lavorato a Downing Street come direttore della strategia di David Cameron. E la faccenda assume il tono della vendetta politica, ad un anno esatto dalla vittoria del Leave al referendum sulla Brexit. (AGI) Mgm