Esteri
Macron filocinese spaventa Usa e Nato. Per Meloni c'è un'autostrada atlantista
Terremoto mondiale sul presidente francese per la sua richiesta di autonomia strategica e fine del "vassallaggio" nei confronti di Washington
Ma anche dall'Europa arrivano distinguo e chiarimenti sul fatto che la posizione di Macron esprime solo la sua o al limite quella francese. A incidere in modo negativo sulle sue affermazioni anche la circostanza in cui sono state fatte. Macron ha infatti fatto le sue dichiarazioni in un'intervista sul suo aereo dopo una visita di Stato di tre giorni in Cina, dove ha ricevuto un tappeto rosso dal presidente cinese Xi Jinping.
E dire che Macron aveva invitato Ursula Von der Leyen con lui in Cina per mostrare unità europea. La realtà ha dimostrato che il suo obiettivo era probabilmente l'opposto. Usare la presidente della Commissione europea per sollevare le questioni più spinose, dall'Ucraina a Taiwan passando per lo Xinjiang, per poi parlare anche e soprattutto di affari a livello bilaterale. Già, perché insieme a lui c'erano oltre 50 imprenditori che hanno firmato diversi accordi commerciali e di investimento con la Cina. E il documento congiunto finale riafferma tutti gli impegni presi precedentemente da Macron con Pechino.
Si crea un'opportunità per Meloni in Europa e sui rapporti con gli Usa
Non un male in sé, sia chiaro, ma il modo in cui Macron si sta muovendo appare a molti ambiguo. E forse mirato anche, o soprattutto, a promuovere la sua figura come nuovo leader di un'Europa più autonoma e decisionista in politica estera. Non è un caso che i media cinesi lo celebrino come "vero interlocutore" della Cina in Europa e una sorta di erede di Angela Merkel.
Tutta questa vicenda potrebbe però creare un'opportunità per Giorgia Meloni e il governo italiano. Tra Macron a capo dell'ipotetica "terza via" europea (di realizzazione più che mai complessa in un momento in cui persiste ancora la guerra in Ucraina) e una Germania timida e confusa con Olaf Scholz, il bastone del comando continentale appare senza padrone.
Non solo, anche la casella di principale interlocutore degli Stati Uniti in Europa sembra raggiungibile dalla premier italiana. In questi mesi, tutti i leader più importanti europei, da Scholz a Macron passando per Pedro Sanchez, sono stati in Cina. Meloni non c'è ancora andata, nonostante abbia accettato l'invito avanzata da Xi Jinping in occasione del bilaterale a margine del summit del G20 di Bali del novembre scorso.
Prima di Pechino, la premier potrebbe visitare Washington, cercando di saldare il rapporto con gli Stati Uniti e posizionarsi come punto di dialogo fondamentale non solo per i repubblicani ma anche per l'attuale amministrazione democratica. Certo, si dovranno anche prendere decisioni come la permanenza o l'uscita dalla Belt and Road Initiative cinese. Ma per Meloni si è creato uno spazio di manovra, anche a livello continentale.