Esteri

Golpe Myanmar, India tra proteste e Quad, geopolitica tech. Pillole asiatiche

di Lorenzo Lamperti

La settimana della (geo)politica asiatica

Il futuro del Myanmar è tornato a essere una grande incognita. Il golpe militare, di cui abbiamo parlato la scorsa settimana, ha fatto precipitare di nuovo il paese nell'incertezza. Lunedì 8 febbraio il capo del Tatmadaw (l'esercito birmano), il generale Min Aung Hlaing, ha parlato per la prima volta alla nazione dagli arresti di Aung San Suu Kyi e degli altri esponenti della Lega nazionale per la democrazia, che aveva stravinto le elezioni dello scorso novembre. Hlaing ha contestato i risultati del voto e ha definito l'azione militare "nel rispetto della legge". 

Ma i cittadini birmani non sembrano intenzionati ad accettare passivamente le decisioni militari. Negli scorsi giorni la disobbedienza civile è stata accompagnata da proteste pacifiche di massa, alle quali hanno preso parte anche famiglie e bambini. Non solo nelle città principali, ma a diverse latitudini del paese. A testimonianza di un sentimento diffuso in una popolazione che non vuole tornare indietro alla dittatura degli scorsi decenni. 

Nel frattempo è stata imposta la legge marziale nelle principali città del paese, sono stati vietati gli assembramenti con più di cinque persone e l'esercito minaccia di utilizzare la forza per interrompere le proteste. Dopo l'utilizzo ripetuto degli idranti, martedì 9 febbraio sono stati anche sparati proiettili di gomma, con diversi manifestanti feriti.

Aung San Suu Kyi è in stato di detenzione preventiva per un periodo di 14 giorni, dal primo al 15 febbraio, con l'accusa di aver violato una legge sull'import-export. E' stato arrestato anche l'australiano Sean Turnell, consigliere economico di Suu Kyi. Internet è stato bloccato a più riprese, mentre i voli internazionali sono stati sospesi fino a giugno.

Il Tatmadaw ha provato a rassicurare su due fronti. Su quello interno ha garantito che non si tornerà al passato e che la sua intenzione è quella di controllare lo stato d'emergenza che porterà a "libere elezioni" e alla creazione di una "democrazia multipartitica". Su quello esterno ha invece garantito che terrà aperte le porte agli investimenti internazionali e che tutelerà gli interessi stranieri presenti nel paese.

Messaggio anche (o soprattutto) alla Cina, che in Myanmar ha numerosi interessi, in primis lo sviluppo di un corridoio che dovrebbe garantirle l'accesso al golfo del Bengala aggirando lo stretto di Malacca. Pechino è stata accusata (probabilmente a sproposito, come raccontato anche qui) di aver avuto un ruolo attivo nel golpe. In realtà al Dragone, che aveva sviluppato ottimi rapporti con Suu Kyi a fronte di qualche scintilla con il Tatmadaw sul tema delle milizie armate di etnia cinese, interessa soprattutto la stabilità.

Il Giappone ritiene però che il golpe possa accrescere l'influenza di Pechino nell'area. Gli Stati Uniti, che hanno minacciato nuove sanzioni, hanno fatto sapere che la richiesta di parlare con Suu Kyi è stata respinta. Washington ha ribadito il proprio sostegno ai manifestanti.

Nella partita è coinvolta anche l'India, che ha consegnato lo scorso anno un sottomarino ai militari birmani e ha vinto la corsa per la distribuzione del vaccino nel paese.

Indonesia e Malaysia chiedono una riunione Asean sul tema Myanmar.

E intanto aumenta la minaccia, scrive Emanuele Giordana, dello scontro etnico. 

Per approfondire, qui un intervento di Sara Perria.

 

INDIA TRA PROTESTE DEI CONTADINI E QUAD

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In India vanno avanti da mesi le proteste di massa dei contadini che contestano la riforma agraria del governo. Le manifestazioni vanno avanti da tempo, ma la loro vastità e intensità sono aumentate di recente, dopo che è fallito il tentativo di mediazione della Corte suprema. Narendra Modi continua a ripetere che l'India "è la madre della democrazia", ma nello stesso tempo cerca di spegnere i riflettori internazionali che si stanno piano piano accendendo sulla vicenda, per esempio bloccando internet. In realtà, il primo ministro porta avanti da tempo una politica nazionalista e autoritaria. Cosa che rischia di creare qualche frizione con Joe Biden. Il Dipartimento di Stato Usa ha definito la tutela delle proteste pacifiche e l'accesso incondizionato al web (sospeso dal governo indiano in più aree, con la richiesta a Twitter di bloccare centinaia di account che hanno utilizzato l'hashtag #farmersgenocide) come prerequisiti "fondamentali per la libertà di espressione e segno distintivo di ogni democrazia". Il governo di Nuova Delhi ha risposto paragonando l'assalto al Forte Rosso del 26 gennaio all'assedio di Capitol Hill.

Ma non è un mistero, allo stesso tempo, che gli Stati Uniti puntino sull'India per contenere l'ascesa cinese nell'Indo-Pacifico, come conferma la strategia sull'Indo Pacifico desecretata da Mike Pompeo prima di lasciare il suo posto e dalla telefonata tra il neo presidente americano e il primo ministro indiano di lunedì 8 febbraio. Il neo presidente americano ha avuto un colloquio telefonico con Modi durante il quale si è parlato di rafforzare l'architettura regionale "attraverso il Quad", la piattaforma di dialogo e cooperazione militare che coinvolge, oltre a Washington e Nuova Delhi, anche Giappone e Australia.

Chi si aspettava un Biden più timido sul Quad probabilmente si sbagliava, visto che il comunicato della telefonata con Modi lo cita apertamente e sembra che si vada verso il primo meeting congiunto tra i quattro leader.

L'India nel frattempo continua la sua competizione nella diplomazia del vaccino con la Cina. Rivalità che si estende a diversi settori, come noto. 

TikTok molla l'India, paese dove aveva una grande fetta di utenti, dopo i ban degli scorsi mesi. 

La Cina intanto espande la sua presenza nell'oceano Indiano, in questo caso alle Mauritius.

 

Cina

Definite le nuove regole antitrust contro la creazione di monopoli. Il governo cinese vuole controllare in modo molto più diretto l'ecosistema tecnologico autoctono. Jack Ma non appare nell'elenco degli imprenditori leader pubblicato dai media di Stato. Qui una scheda di Caixin sulle norme in merito alla raccolta dei dati.

Venerdì 12 febbraio sarà il Capodanno cinese. Le restrizioni agli spostamenti rischiano di avere conseguenze sull'economia del primo trimestre, oltre che conseguenze sociali. 

I dati sulle nascite segnalano anche un problema di invecchiamento della società cinese.

Xi Jinping ha nominato dei nuovi ambasciatori, mentre il ritorno di Xie Zhenhua al ruolo di inviato speciale sul clima potrebbe segnalare la volontà di dialogo sull'argomento con gli Stati Uniti.

 

Giappone e Regno Unito

Sempre più profondi i rapporti tra Tokyo e Londra dopo la Brexit. Giappone e Regno Unito condurranno esercitazioni navali congiunte, a seguito dello schieramento del gruppo da battaglia della portaerei britannica HMS Queen Elizabeth in acque asiatiche. Obiettivo: contenere l'attivismo cinese nei mari orientali. La presenza di unità navali di paesi europei nell'Indo Pacifico è in aumento. Oltre al Regno Unito, anche Francia e Paesi Bassi sono attive in tal senso. 

Londra è tra l'altro in rotta di collisione con Pechino su diversi fronti. Il nuovo report della Bbc sulla repressione degli uiguri non è piaciuta al governo cinese, così come l'espulsione di tre giornalisti cinesi accusati di essere delle spie. E, ovviamente, il ritiro della licenza alla CGTN.

 

Coree

Yoo Myung-hee, la candidata sudcoreana a guidare l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), ha annunciato ritiro della sua candidatura, aprendo di fatto la porta alla nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala.

Corea del sud e Stati Uniti cercando di accelerare gli sforzi per arrivare a un accordo sulle spese militari dopo i continui rinvii e le tensioni tra Seul e Washington durante l'amministrazione Trump.

In una telefonata con il presidente coreano Moon Jae-in, Joe Biden ha sollecitato la risoluzione dello scontro diplomatico con il Giappone. Sull'argomento, di grande importanza per gli interessi di Washington, non si era mai espresso Trump.

Interessanti movimenti sullo scacchiere tech. Samsung sposterà delle fonderie di semiconduttori in Cina per far fronte alla crescente domanda in arrivo dal Dragone, costretto a fare a meno della taiwanese TSMC dopo i ban di Trump.

 

Taiwan

A proposito di scacchiere tech e TSMC, il produttore leader mondiale di semiconduttori apre invece un centro di ricerca e sviluppo in Giappone. Altro segnale della geopolitica tecnologica sull'asse Washington-Taipei-Tokyo.

Sintomatica vicenda in Guyana. Il piccolo e povero paese sudamericano (ma ricchissimo, come si è scoperto recentemente, di petrolio) aveva deciso di far aprire un ufficio di rappresentanza di Taiwan. Decisione poi ritirata dopo le rimostranze di Pechino. Sulla Guyana, reduce da elezioni ricche di tensioni anche etniche, si concentrano gli interessi di numerosi attori internazionali per la sua ricchezza di risorse energetiche.

Dal punto di vista strategico, cresce la pressione di Pechino con esercitazioni militari nello Stretto che si sono tenute su base pressoché quotidiana a gennaio. Reuters ha realizzato un report speciale su quanto sta avvenendo al largo delle isole Matsu, sintomo della strategia dell'Esercito popolare di liberazione che mira alla creazione di aree grigie.

L'amministrazione Biden, che ribadisce di seguire la linea della one China policy, sembra intenzionata a confermare il suo ruolo di sostegno difensivo nei confronti di Taiwan.

Durante il 2020 circa undicimila cittadini di Hong Kong si sono trasferiti a Taiwan.

I politici filo indipendentisti vorrebbero eliminare il riferimento all'unità cinese dalla costituzione.

 

Asia centrale, Asia meridionale, Sud-est, Pacifico

La Cina è diventata un argomento sempre più polarizzante anche in Asia centrale, dove cresce il sentimento anti Pechino. Qui un report Carnegie.

Secondo i media indiani, non esattamente neutrali, militari pachistani ammettono il ruolo della Cina nella stretta sul Belucistan.

Il Partito comunista del Vietnam, come già scritto settimana scorsa, ha confermato Trong per un terzo mandato da segretario generale. Qui un'analisi.

Usa e Filippine si incontreranno per decidere la sorte dell'accordo difensivo messo in bilico dalla latitanza di Trump e dall'approccio mutevole di Rodrigo Duterte in politica estera.

Henry Puna, il primo ministro delle Cook Islands recentemente in avvicinamento a Pechino, è stato nominato segretario generale del forum delle isole del Pacifico.

 

Cina-Europa-Africa

Pechino segna punti importanti sulla corsa al vaccino nei paesi balcanici, mentre aumenta il volume di commercio della Cina con l'Europa orientale.

Qui un ampio e fondamentale dossier ISPI sulle relazioni tra Cina ed Europa nel 2021.

Ngozi Okonjo-Iweala, ex ministra delle finanze della Nigeria, diventerà la prima persona africana alla guida dell'Omc. Biden ha tolto il veto avanzato da Trump su di lei, perché ritenuta filo cinese.

I diplomatici cinesi in Africa sono molto vocali sullo Xinjiang. Il motivo? Contrastare le pressioni europee e statunitensi nel continente. 

La presenza di propaganda cinese sulle tv africane è in aumento.