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Navi cinesi e non occidentali nel Mar Rosso: Pechino guadagna dalla crisi

di Redazione Esteri

Alcune compagnie di navigazione cinesi hanno redistribuito le loro navi per servire il Mar Rosso e il Canale di Suez, sfruttando l'immunità agli attacchi Houthi

Crisi nel Mar Rosso, la Cina corre in soccorso all'Occidente e ci "guadagna". Ecco come 

La crisi nel Mar Rosso terremota gli equilibri economici occidentali. Diverse compagnie di navigazione cinesi hanno redistribuito le loro navi per servire il Mar Rosso e il Canale di Suez, in quello che gli analisti hanno definito come un tentativo di sfruttare la percepita immunità della Cina dagli attacchi Houthi che, cacciando la gran parte degli altri operatori dall'area per i legami con Israele, hanno dichiarato di agire a sostegno dei palestinesi di Gaza durante la guerra Israele-Hamas. 

Queste linee cinesi più piccole, scrive il Financial Times, "servono porti come Doraleh a Gibuti, Hodeidah nello Yemen e Jeddah in Arabia Saudita, che hanno tutti dovuto affrontare grandi cali di traffico".  Lo scopo è di sfruttare gli spazi lasciati vacanti "dalle linee di trasporto marittimo internazionale di container", dirottate altrove "per evitare potenziali attacchi da parte dei ribelli Houthi".

Tra le compagnie di navigazione impegnate in tal senso, aggiunge il quotidiano della City, c'è Transfar Shipping, con sede a Qingdao, che sul suo sito web si descrive come "attore emergente nel mercato transpacifico", offrendo servizi tra Cina e Usa.  Due delle tre navi di Transfar Shipping, la Zhong Gu Ji Lin e la Zhong Gu Shan Dong, operano attualmente in Medio Oriente.  I leader Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno assicurato che non attaccheranno le navi associate a Cina o Russia, entrambe alleate di Teheran, finché non avranno legami con Israele. Gli Usa hanno chiesto alla Cina di sollecitare l'Iran a tenere a freno gli Houthi, senza apparente successo.

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I dati di MarineTraffic, un servizio di localizzazione e analisi delle navi, hanno mostrato che sette cargo impiegati dai nuovi operatori cinesi erano attivi in altri mercati nell'ottobre 2022. Il sito web della Sea Legend, compagnia sconosciuta in precedenza con sede a Qingdao, ha sottolineato che le sue navi battono bandiera cinese e navigano attraverso la zona di pericolo del Mar Rosso scortate dalla marina dell'Esercito popolare di liberazione. 

La società ha lanciato a gennaio un servizio per collegare i porti turchi, tra cui Istanbul, con la Cina attraverso il Mar Rosso, oltre a servire i porti di Aden nello Yemen, Doraleh a Gibuti, Jeddah in Arabia Saudita, Aqaba in Giordania e Sokhna in Egitto. Citando in forma anonima un manager della Sea Legend, il Global Times, il tabloid nazionalista del Quotidiano del Popolo, ha riferito che l'azienda è "l'unica" ad offrire un servizio di linea settimanale nella regione del Mar Rosso dall'Asia all'Europa "sulla scia dell'aggravarsi della crisi marittima", forte della protezione offerta dalla Marina cinese.

Crisi nel Mar Rosso,  la Cina chiede aiuto all'Ira per frenare gli attacchi Houthi 

Nel frattempo, funzionari cinesi hanno chiesto alle loro controparti iraniane di aiutare a frenare gli attacchi alle navi nel Mar Rosso da parte degli Houthi sostenuti dall'Iran, per non danneggiare le relazioni commerciali con Pechino. Lo hanno riferito fonti iraniane e un diplomatico, scrive Reuters sul suo sito. I colloqui tra Cina e Iran hanno avuto luogo in diversi incontri a Pechino e Teheran. "Fondamentalmente, la Cina dice: 'Se i nostri interessi vengono danneggiati, ciò avrà un impatto sui nostri affari con Teheran. Quindi dite agli Houthi di mostrare moderazione", ha detto un funzionario iraniano informato sui colloqui.

I funzionari cinesi, tuttavia, non hanno fatto commenti o minacce specifiche su come le relazioni commerciali di Pechino con l'Iran potrebbero essere compromesse se i suoi interessi fossero danneggiati dagli attacchi degli Houthi, hanno detto le quattro fonti iraniane. Sebbene la Cina sia stata il principale partner commerciale dell'Iran nell'ultimo decennio, le loro relazioni commerciali sono sbilanciate. Le raffinerie cinesi, ad esempio, hanno acquistato oltre il 90% delle esportazioni di greggio iraniano lo scorso anno, secondo i dati di monitoraggio delle petroliere della società di analisi commerciale Kpler, poiché le sanzioni statunitensi hanno tenuto lontani molti altri clienti e le aziende cinesi hanno beneficiato di forti sconti.

Il petrolio iraniano, tuttavia, rappresenta solo il 10% delle importazioni di greggio della Cina e Pechino ha una serie di fornitori che potrebbero colmare le carenze provenienti da altri paesi. Alla richiesta di Reuters di un commento sugli incontri con l'Iran per discutere degli attacchi nel Mar Rosso, il ministero degli Affari Esteri cinese ha dichiarato: "La Cina è un amico sincero dei Paesi del Medio Oriente ed è impegnata a promuovere la sicurezza e la stabilità regionale e a ricercare lo sviluppo e la prosperità comuni". "Sosteniamo fermamente i Paesi del Medio Oriente nel rafforzare la loro indipendenza strategica e nell'unirsi e collaborare per risolvere le questioni di sicurezza regionale", ha dichiarato. Il ministero degli Esteri iraniano invece non ha commentato.