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Niger, due italiani bloccati in albergo. Tajani: "Lavoriamo a una soluzione"

di Redazione Esteri

Dopo Mali e Burkina Faso, il Niger, finora alleato con l'Europa, diventa il terzo Paese del Sahel a subire un golpe in tre anni

Golpe in Niger, due italiani bloccati in albergo

Due italiani sono bloccati in Niger dopo l'avvenuto colpo di Stato. Si tratta di un pilota e manutentore di un'azienda di Anagni arrivati nella nazione africana per effettuare la manutenzione sugli aerei di una compagnia petrolifera. I due sono bloccati in albergo a Niamey come disposto dall'ambasciata italiana per evitare coinvolgimenti nelle continue sparatorie che si stanno susseguendo da quattro giorni. La Farnesina, secondo quanto si apprende, sta seguendo il caso.

Niger: Tajani, "Lavoriamo a una soluzione diplomatica crisi"

L'Italia "e' in prima linea per affrontare la crisi in Niger". Lo ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un tweet. "Ho avuto colloqui telefonici con l'Alto Rappresentante Ue, Josep Borrell, e con il ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna. Lavoriamo ad una soluzione diplomatica a tutela della democrazia". "Seguiamo - ha aggiunto il ministro - costantemente gli italiani in Niger". 

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Altissima tensione in Niger dove i manifestanti filo-golpisti hanno tentato di entrare ierinell'ambasciata francese a Niamey: non ci sono riusciti ma hanno tuttavia strappato la targa installata sulla porta della legazione, l'hanno calpestata e sostituita con bandiere russe e nigerine, al grido di "Viva Putin" e "Viva la Russia", "Abbasso la Francia". I facinorosi, circa un centinaio di persone, provenivano dalla manifestazione golpista organizzata nella piazza dinanzi all'Assemblea nazionale, dove sventolavano bandiere russe e sono stati scanditi slogan contro la Francia e la forza militare Barkhane dispiegata da Parigi nel Paese africano.          

Intorno a mezzogiorno qualcuno ha cominciato a esortare le persone a recarsi all'ambasciata francese e in centinaia si sono spostati vicino la sede diplomatica, situata nel centro storico di Niamey e di fronte all'ambasciata degli Stati Uniti. I manifestanti hanno cercato di entrare nella struttura, ma il cordone di polizia allestito lo ha impedito. Alcuni di loro, però, sono riusciti a superare le barriere e hanno divelto la targa installata sulla porta. A quel punto gli agenti sono riusciti disperdere con i lacrimogeni i manifestanti, che si sono allontanati in piccoli gruppi nelle vie del quartiere (il quartiere delle ambasciate proprio per l'elevata presenza di sedi diplomatiche).

Subito dopo, da Parigi, il governo francese ha avvertito che in caso di attacchi contro cittadini, soldati, diplomatici o compagnie francesi in Niger, Parigi "non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi" e risponderà "immediatamente e senza esitazioni". E anche la Spagna ha reagito annunciando che sospenderà la cooperazione bilaterale allo sviluppo fino a quando l'ordine non verrà ristabilito.

Intanto gli Stati membri della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas) hanno deciso di bloccare tutte le transazioni commerciali e finanziarie con il Niger: è quanto deciso dal vertice d'emergenza dell'associazione regionale, convocato in relazione all'attuale situazione. I leader dei 15 Paesi africani hanno dato alla giunta militare in Niger una settimana di tempo per cedere il potere o rischiare il possibile uso della forza, e hanno emanato una serie di sanzioni finanziarie sui golpisti. Il blocco ha infatti assicurato che prenderà "tutte le misure" per ripristinare l'ordine costituzionale, compreso "l'uso della forza".   

Non è chiaro come l'Ecowas possa usare la forza: l'anno scorso, l'organizzazione ha accettato di creare una forza di sicurezza regionale per intervenire contro i jihadisti e prevenire colpi di Stato militari, ma i dettagli sul tipo di forze e sul loro finanziamento non erano chiari. L'organizzazione ha anche annunciato "la cessazione di tutta l'assistenza finanziaria al Niger e il congelamento dei  beni" dei golpisti.   Si spera ora nel successo di un'iniziativa di mediazione ciadiana. Il presidente di transizione Mahamat Idriss Deby Itno e' arrivato a Niamey per "vedere cosa puo' portare alla soluzione della crisi".   Il Niger è una delle nazioni più povere del mondo, spesso all'ultimo posto nell'indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite. Dopo Mali e Burkina Faso, il Niger, finora alleato con i Paesi occidentali, diventa il terzo Paese del Sahel, un'area minata dagli attacchi terroristici dei gruppi legati allo Stato Islamico e ad Al-Qaeda, a vivere un golpe in appena tre anni. E il caos presenta un'opportunità per Mosca in un Paese che è dei maggiori produttori mondiali di uranio.