Esteri

Non c'è più il Macron di una volta

Giuseppe Vatinno

Il presidente francese fra nazionalismo ed opportunismo

Emmanuel Macron aveva alimentato le solite speranze provinciali di alcuni intellettuali e politici nostrani che avevano visto in lui, bello, bravo e buono, un nuovo messia d’oltralpe, pronto ad indicare la via ad una Europa confusa e smarrita.

Ed invece, in soli pochi mesi, Macron ha ribaltato la sua immagine: si è mostrato un nazionalista convinto e in ispecie per molto aggressivo nei confronti dell’Italia intervenendo a gamba tesa sulle vicende libiche -in cui il nostro Paese ha interessi storici ed economici- e, da ultimo, sulla questione dei cantieri nazionalizzati ai nostri danni.

Parimenti, Macron si è proposto come sponda naturale a Trump che pur sempre l’uomo più potente del mondo, alla faccia della idea di una UE unita e coesa nei valori fondamentali.

Però anche in Francia ha cominciato ad essere criticato. Il “caso Brigitte”, e cioè il tentativo di fare avere uno status ufficiale riconosciuto a sua moglie sul “modello Trump”, lo ha costretto ad una rapida retromarcia.

Al ritorno dalle vacanze dovrà poi gestire il rognoso problema della riforma del codice del lavoro e le opposizioni non gli faranno certo sconti.