Esteri

Presidenziali Usa, Trump favorito su Harris. Ecco perché. L'analisi controcorrente

di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista

Situazione simile al 2016 quando Hillary Clinton perse

Presidenziali Usa, la proiezione: 287 delegati per Trump contro i 251 di Harris

 

La data del 5 novembre si avvicina, e il mondo si interroga su chi vincerà le imminenti elezioni presidenziali americane, fondamentali per determinare gli assetti e gli equilibri del mondo nei  prossimi anni. Che cosa ci dicono le ricerche demoscopiche?

Se consideriamo sondaggi su generici campioni nazionali (ossia che non stimano le intenzioni di voto stato per stato, bensì sul totale della popolazione considerata nel suo complesso), da diverse settimane il quadro delle rilevazioni appare assestato. I due candidati, Kamala Harris e Donald Trump, sono molto vicini, ma c’è un leggero vantaggio per Harris (in media, 49 a 47). Si tenga conto che il margine statistico di errore, in questi sondaggi, è di circa tre punti percentuali (superiore quindi ai due punti percentuali di distacco medio). Questo significa che Harris potrebbe fare in realtà, come risultato, 52 ma anche 46, e Trump 44 ma anche 50. In altre parole, il peggior risultato probabilistico per Harris (46) sarebbe significativamente inferiore al miglior risultato per Trump (50). La verità è che, se consideriamo sondaggi “generalisti”, il livello di incertezza è molto alto e non è possibile dire quale dei due candidati, oggi, ha in tasca la vittoria probabile.

Ma il vero punto è che i dati dei sondaggi generali sono da prendere con particolare cautela, perché secondo il complicato sistema elettorale americano (che è a due livelli) il voto dei delegati (chiamati anche “grandi elettori”) a livello statale è decisivo (e l’attribuzione di questi delegati all’uno o all’altro candidato dipende da come va il voto specifico in ciascuno stato, con il relativo peso elettorale di quello stato ). Per esempio, nel 2016 Hillary Clinton vinse il voto popolare, ma non quello dei grandi elettori. Pertanto, Trump divenne presidente nella sorpresa generale dei commentatori.

Se allora andiamo a vedere come risultano assegnati gli stati oggi, ai due candidati, in accordo con le intenzioni di voto locali (ossia stato per stato), facciamo due scoperte interessanti. La prima è che la distribuzione degli stati oggi è molto simile proprio a quella del 2016, quando Trump come detto vinse a sorpresa su Hillary Clinton. La seconda è che, contando i grandi elettori che, sulla base del quadro appena riportato, verrebbero assegnati a Harris e a Trump (fonte: Lab24 del “Sole 24 Ore”), si constata che di nuovo potrebbe vincere Donald Trump (per la precisione, con 287 delegati contro i 251 di Harris, e con una soglia per la vittoria fissata a 270 delegati).

La conclusione che suggerisco è di considerare ancora molto aperte le presidenziali USA del 2024, e di non escludere affatto una nuova vittoria “contro pronostico” di Donald Trump (che quindi potrebbe ripetere lo schema di partita del 2016 contro Clinton). A voler tenere conto di tutti i dati disponibili, si può addirittura affermare che la probabilità è leggermente a favore di Trump. Ancora pochi giorni, e sapremo la verità.




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