Esteri

Russia, torna l'era sovietica. Si scrive Putin, si legge Stalin



Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


Si avvicina il 98esimo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre che nel 1917 portò i bolscevichi di Vladimir Il'ic Ul'janov, detto Lenin, alla guida della Russia e alla costituzione dell'Unione Sovietica. E proprio mentre sale la tensione Wasghington - Mosca sul caso Siria e sulla lotta all'Isis, in Russia si assiste prepotentemente a un ritorno dell'era comunista che si pensava fosse archiviata con Gorbaciov e Eltsin.

Il partito comunista russo, seconda forza del paese in ascesa nei sondaggi (oltre il 10%), ha recentemente sconfitto il candidato di Russia Unita, il partito di Putin, in una regione della Siberia. La notizia è di quelle clamorose anche perché dal 2005 in poi la formazione del presidente aveva vinto in tutte le regioni della federazione russa.

I comunisti vengono "tollerati" dal Cremlino come opposizione "morbida" (infatti il loro leader, Ziuganov, è sempre sulle televisioni russe) ma Putin sa che stanno diventando una concreta minaccia. La grave crisi economica in cui versa la Russia sta facendo riemerge la nostalgia per l'economia pianificata e per il socialismo reale in una buona fetta della popolazione. Finora il Cremlino ha sempre pensato di poter accontentare i comunisti ma ora la situazione sta cambiando. E infatti anche altri movimenti marxisti-leninisti, ancora più radicali del Kpr, stanno crescendo nei sondaggi e vengono puntalmente repressi da Mosca, come accade con l'opposizione liberali, in quanto non organici al sistema.

Se la situazione economica non migliorasse nei prossimi mesi - e il calo del prezzo del petrolio non fa ben sperare - si potrebbe arrivare alla formazione di un fronte comunista che si opporrebbe nettamente a Russia Unita. Per questo motivo Putin, che ha lavorato per anni a Dresda, nella DDR, sta tornando sia in campo economico, sia in quello militare e politico a riscoprire molti aspetti dell'Urss e del socialismo reale, proprio per tentare di impedire che i comunisti possano divenire una seria minaccia alla sua leadership.

IL CASO DELLE STATUE DI STALIN - Se in Ucraina vengono abbattute da più di un anno le statue di Lenin e Stalin, sullo sfondo del conflitto Kiev-Mosca, in Russia continuano a sorgere monumenti in omaggio al "Padre dei popoli". Il partito comunista russo ha inaugurato in pochi giorni altri due monumenti in memoria di Iosif Stalin.
 
La popolarità del leader sovietico continua a crescere e lo dimostrano anche i sondaggi del Levada Center, il quale ha registrato lo scorso dicembre che più della metà dei cittadini vede in modo positivo la figura di Stalin. La spiegazione di questo 'ritorno di fiamma' sta nella nostalgia di una parte del popolo russo per la grandezza e la potenza dell'era sovietica, soprattutto in tempi di sanzioni e di crisi economica.
 
A Penza, 700 km a sud est di Mosca, il partito comunista locale ha spostato un busto dell'uomo che Lenin definì "il meraviglioso georgiano" dalla sede del partito al centro della città, nonostante le proteste di alcune centinaia di residenti. Ma l'amministrazione locale ha tirato dritto, negando violazioni e sostenendo che la nuova sistemazione si trova in un'area privata.
 
Nel villaggio di Shelanger, nella Repubblica del Mariel, lungo il fiume Volga, è stata invece inaugurata una statua davanti all'entrata di una fabbrica di carne: c'è chi ha ironizzato sulla scelta del luogo, ritenendolo adeguato per un "macellaio", così come viene definito il dittatore dai suoi detrattori. La statua è alta 2,7 metri e potrebbe essere la più grande eretta dopo la fine dell'Unione Sovietica, ha spiegato il partito definendo il monumento "un tributo a un grande uomo" il cui nome "è stato ingiustificatamente dimenticato per 60 anni".
 
Altre statue di Stalin sono state erette nei mesi scorsi nell'Ossezia del nord, nella Repubblica di Sakha, nella città di Lipetsk e in varie località. Nel villaggio di Koroshevo, vicino alla città di Tver, 230 km a ovest di Mosca, ad esempio sono stati inaugurati a luglio un busto e un museo dedicati a Stalin, su iniziativa della Società storico militare russa: l'edificio scelto per l'esposizione è quello dove il capo comunista dormì solo una notte nel 1943.
 
Di fronte all'aumento di statue e raffigurazioni del leader sovietico, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, il "ministro degli esteri" della Chiesa russo-ortodossa, ha invitato lo scorso aprile i fan del dittatore a visitare le tombe dei dissidenti politici uccisi durante il regime staliniano. Un regime con cui la Russia non ha ancora fatto completamente i conti tendendo a salvare il ruolo positivo di Stalin come modernizzatore del Paese e vincitore della "Grande Guerra Patriottica", e rimuovendo gli orrori delle repressioni e dei gulag.