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Migranti irregolari e rimpatri, l'Europa si ispira al modello Albania: accordi con Paesi extra Ue
La Commissione Europea vara il nuovo regolamento per chi non ha ottenuto l'asilo. Via libera a Centri di rimpatrio con “garanzie”. I punti chiave

Rimpatri migranti irregolari, l'Europa si ispira al modello Albania: sì accordi con Paesi extra Ue
La Commissione europea ha proposto un nuovo Regolamento per un sistema comune europeo di rimpatri, con l'obiettivo di superare l'attuale frammentazione tra i 27 sistemi nazionali.
I punti chiave della proposta
- Sistema veramente europeo: introduzione di procedure comuni per le decisioni di rimpatrio e di un Ordine di rimpatrio europeo, valido in tutta l'Ue, per ridurre la frammentazione normativa.
- Riconoscimento reciproco obbligatorio: entro luglio 2027, la Commissione valuterà se i Paesi Ue sono pronti a riconoscere automaticamente i provvedimenti di rimpatrio emessi da altri Stati membri. Se sì, il riconoscimento diventerà obbligatorio.
- Rimpatrio forzato quando necessario, incentivo al rimpatrio volontario: il rimpatrio forzato sarà applicato nei casi di mancata cooperazione, fuga in altri Stati membri, mancato rispetto dei termini o rischio per la sicurezza. Questo renderà più conveniente scegliere il rimpatrio volontario.
- Obblighi chiari per i rimpatriandi: le persone soggette a rimpatrio avranno l'obbligo di cooperare con le autorità, con sanzioni in caso contrario (ad esempio la perdita di benefici o sussidi). Sono previsti anche incentivi alla collaborazione, come supporto al rimpatrio volontario.
Tutele rafforzate: tutto il processo dovrà rispettare i diritti fondamentali e internazionali, con garanzie procedurali, diritto al ricorso, protezione per minori e soggetti vulnerabili, e rispetto del principio di non-refoulement.
Contro le fughe e gli abusi: i nuovi strumenti includono obbligo di residenza in luoghi designati, garanzie finanziarie od obbligo di firma. La detenzione potrà durare fino a 24 mesi (rispetto agli attuali 18), ma sarà soggetta a condizioni precise.
- Norme specifiche per soggetti a rischio sicurezza: chi rappresenta una minaccia dovrà essere identificato precocemente e sarà soggetto a regole più severe: rimpatrio obbligatorio, divieti d'ingresso prolungati e detenzione prolungabile oltre i 24 mesi con decisione giudiziaria.
- Riammissione come parte del processo: ogni decisione di rimpatrio sarà seguita da una richiesta di riammissione al Paese terzo, con la possibilità di trasferire dati alle autorità dei Paesi di destinazione.
- Hub di rimpatrio: il regolamento introduce la possibilità di rimpatriare persone verso Paesi terzi sicuri, sulla base di accordi Ue o bilaterali, ma escludendo minori non accompagnati e famiglie con bambini. L'applicazione sarà soggetta a monitoraggio e rispetto dei diritti umani.
Brunner: “Progetto per migranti con ordine di espulsione”
Come ha precisato in conferenza stampa a Strasburgo il commissario all'Immigrazione e Affari interni, Magnus Brunner, si tratta di una "nuova possibilità" che è "completamente diversa" sia dal "modello Ruanda", che il governo britannico non è mai riuscito ad applicare per deportare i migranti irregolari nel paese africano, sia dal "modello Albania" che l'Italia ha tentato finora di applicare con poco successo e che "era destinato solo a richiedenti asilo", mentre questa 'soluzione innovativa' proposta dalla Commissione "si applica ai migranti a cui è stato rifiutato l'asilo o che hanno già avuto un ordine di espulsione", ha puntualizzato Brunner.
“Gli Stati Membri potranno negoziare accordo extra Ue se accetteranno protocollo”
Comunque, ha aggiunto il commissario, "gli Stati membri ora potranno esplorare se è possibile o no negoziare accordi con certi paesi terzi" per stabilire eventuali "centri di rimpatrio" sul loro territorio, implicando che questo potrà farlo anche l'Italia con l'Albania, se adatta il Protocollo tra i due paesi. La nuova proposta sui rimpatri era stata annunciata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, negli orientamenti politici e per il suo secondo mandato, ed era stata richiesta esplicitamente dal Consiglio europeo nell'ottobre 2024.
La “Verde” Tineke Strik: “La Commissione getta al vento i diritti umani”
Tineke Strik, membro del Parlamento europeo, relatrice dei Verdi/ALE sulla precedente direttiva sui rimpatri riformulata e membro della commissione LIBE, commenta: "Invece di lavorare per un sistema di rimpatrio sicuro, equo ed efficiente, la Commissione è disposta a gettare al vento i diritti umani e l'elaborazione di politiche basate su prove a favore dell'assecondare i populisti. Facendo eco al fallito accordo tra Regno Unito e Ruanda, gli Stati membri potranno deportare le persone nei paesi in cui hanno un accordo, indipendentemente dal fatto che le persone coinvolte abbiano legami con quel paese o che alla fine saranno in grado di tornare nel loro paese d'origine. Ciò aprirà le porte a 'centri di rimpatrio' in paesi terzi, il che porterà inevitabilmente a una detenzione prolungata e porrà rischi pratici e legali molto concreti quando si tratta di sostenere i diritti fondamentali nei sistemi giudiziari di altri paesi”. I
Alessandro Zan, Pd: “Continueremo ad opporci”
“Il piano rimpatri di Von der Leyen e l'esternalizzazione attraverso accordi con paesi terzi non può essere la soluzione per una gestione umana, giusta e legale dell'immigrazione. L'Unione è fondata su valori imprescindibili, tra cui il rispetto dei diritti fondamentali, umani e il principio di non respingimento. Continueremo a opporci a centri di deportazione in paesi terzi che negano diritti basilari, e a progetti fallimentari come il modello Albania, un piano illegale, contro il diritto di asilo e uno sperpero di denaro pubblico, quasi un miliardo di euro per scorciatoie inumane e propagandistiche.