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Esteri
Russia e Cina protagoniste e l'Europa "non tocca palla". Scenari di guerra

Guerra, mentre Usa e Cina si marcano e la Russia avanza, l'Europa resta ferma a guardare

Da poco meno di ventidue mesi c’è la guerra in Ucraina con l’invasione Russa del 24 febbraio 2022 e da poco più di due mesi, dopo la strage del 7 ottobre da parte di Hamas su mandato dell’Iran, è riesplosa l’infinita guerra israelo-palestinese. Distruzioni, morti e feriti, per lo più di innocenti. Non solo: c’è la spada di Damocle della Cina con le ripetute minacce di invadere Taiwan, entro il 2027. Per finire, si fa per dire, l’Europa e tutto l’Occidente sono sotto l’incubo del terrorismo islamista. Non sono questioni locali. Il mondo, l’Europa in particolare, rischia di subire un’ondata spaventosa incontrollabile che può sfociare addirittura nella terza guerra mondiale.

Al netto dei grovigli storici territoriali, inestricabili, e delle strumentalizzazioni di ogni tipo, la partita vede protagonisti, direttamente o indirettamente, comunque in modo pesante sul piano politico, economico, militare, Russia e Cina, per tenere sotto scacco la Nato e mettere nella tenaglia l’Europa e gli Stati Uniti, peraltro alle prese con lunghe e divisive campagne elettorali in vista delle elezioni del 2024, tra il 6 e il 9 giugno nella Ue e il 5 novembre in Usa. Sul secondo fronte, Russia e Cina attraverso Iran e Hamas, puntano a ingabbiare la Nato nelle sabbie mobili mediorientali. Le parole dell’altro ieri di Joe Biden, pure da inserire nel gioco interno di una campagna elettorale già in atto, pesano come pietre: “Non possiamo lasciare la vittoria (in Ucraina ndr) a Putin. Se prende l’Ucraina non si fermerà lì. E se attacca un Paese della Nato avremo soldati americani che combattono contro soldati russi”.

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Pochi giorni fa, nella solenne assemblea del Concilio Popolare Russo Universale (Vsemirnyj Russkij Narodnyj Sobor), l’organizzazione fondata dall’attuale patriarca Kirill (Gundjaev) negli anni Novanta, quando era ancora metropolita di Smolensk e capo del dipartimento per gli affari esteri del patriarcato di Mosca, per rilanciare il ruolo della Chiesa nella società post-sovietica, Putin è intervenuto via web rilanciando l’apoteosi del “mondo russo”. Di fatto ribadendo le posizioni del patriarca Kirill basate sulla capacità di “istituzione dello Stato” del popolo russo e della stessa Chiesa ortodossa, che non si basa sull’etnia, ma sui “valori tradizionali” morali e spirituali, che trascendono ogni limitazione e frontiera.

Così, nel suo discorso “elevato” al Sobor, Putin ha espresso gratitudine alla Chiesa ortodossa per il suo sostegno “nel Donbass e nella Malorossija” (l’Ucraina), perché – ha detto - “la nostra lotta ha un carattere di liberazione nazionale e internazionale”. Non resta che tirare le somme. La Cina sostiene ovunque, particolarmente sul piano politico, le mire espansionistiche della Russia, intanto nel sostenere le ragioni di Putin nella guerra in Ucraina. Ancora di recente Pechino ha ribadito che l’allargamento della NATO all’Ucraina è una provocazione dell’Occidente che crea solo nuove tensioni, la stessa tesi sostenuta dalla Russia. Mosca da parte sua difende il diritto della Cina nel controllare gli atolli nelle acque del Mar Cinese Meridionale, ma, fatto ancor più rilevante per Pechino, Mosca sostiene il diritto di Pechino nel rivendicare la propria sovranità sull’isola di Taiwan e nell’imporre la propria legislazione ad Hong Kong.

L’Europa arranca, debole politicamente e con il cappio al collo causa la forte dipendenza dalla Russia negli approvvigionamenti energetici e la stessa forte dipendenza dalla Cina nella fornitura di prodotti industriali ad alto valore tecnologico. Fra i due giganti, oggi, il più scoperto è la Russia di Putin, per nulla piegata dalle sanzioni occidentali di questi mesi (a cui non aderiscono Cina e India con i loro 2,8 miliardi cumulativi di abitanti) anche grazie agli introiti derivanti dalle vendite delle sue grandi risorse energetiche al resto del mondo. Resta il fatto che in difficoltà, sempre più pesante su tutti i fronti, è l’Occidente, in particolare l’Europa, dato che gli Usa sono più orientati a tener ferma la Cina che a orientare e a difendere una Europa unita più di facciata che di sostanza e tanto meno disposti a mandare in battaglia i propri soldati per guerre “altrui”. E l’Italia? C’è ancora chi è convinto che il Belpaese è lontano dalle rogne. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

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