Esteri
Usa 2020, verso il Super Tuesday: "L'insidia per Trump? Può essere Buttigieg"
Intervista a Carlotta Ventura, direttore del Centro Studi Americani
Il Super Tuesday si avvicina. Giovedì 27 febbraio al Centro Studi Americani di Roma si è svolta una serata dedicata al principale evento della prima parte delle primarie democratiche in vista delle elezioni presidenziali del 2020, alla presenza di giornalisti ed esperti. Si è parlato di Presidenziali USA con analisi, commenti e dati alla mano per approfondire le previsioni dei risultati delle primarie negli USA e gli sviluppi della campagna elettorale verso l’elezione del Presidente il prossimo autunno. Di questo e altro abbiamo parlato con il direttore del CSA Carlotta Ventura.
A questo punto della competizione si può davvero sostenere che Bernie Sanders sia il favorito a ottenere la nomination?
Ad oggi, stando ai fatti, si direbbe che Sanders possa essere il favorito sebbene la competizione sia ancora lunga e potrebbe diventare più dura nei mesi a venire. Molto, ovviamente, dipenderà dai risultati del Super Tuesday, evento estremamente significativo per fornire un indicatore di successo delle campagne elettorali portate avanti dai vari candidati. Il 3 marzo voteranno importanti Stati come Texas, Colorado e Alabama. L’elemento di novità è che questo anno voterà anche la California, che anticipando il voto, e alla luce dell’elevato numero di votanti, può fare la differenza.
Il direttore del CSA Carlotta Ventura
C'è chi ritiene che Sanders sarebbe un avversario facile per Trump e che potrebbe fare la fine di Corbyn nel Regno Unito. Condivide?
Sembrerebbe che, a differenza di altri candidati, Sanders possa presentare delle fragilità che corrispondono in qualche modo a quelle di Corbyn. Entrambi i politici sembrano, tra l’altro, rivolgersi ad un target analogo di elettori.
Qualche mese fa sembrava che il voto radical dovesse convergere sulla Warren. Poi che cosa è successo?
C'è una concentrazione troppo forte sul fronte radicale all'interno del partito e nel confronto con Sanders, dunque Warren sembra essere la candidata più debole. La radicalizzazione dei toni e della campagna potrebbe finire per essere un ostacolo come sembra stia già avvenendo per Warren che, a differenza di Sanders, non ha un passato così definito nell'ala radical e parzialmente antisistema, quantomeno a parole.
Come si spiega il flop (almeno finora) di Biden? Potrebbe riprendersi?
Non parlerei di flop. Più che altro sembra essere più debole come concorrente di Trump, poco chiaro nel programma, un centrista che per accontentare tutti finisce inevitabilmente per indebolirsi.
Carlotta Ventura, Francesco Clementi
Buttigieg ha chance di ottenere la nomination?
Credo proprio di sì, che sia ancora in corsa e abbia buone possibilità se sarà capace di trasformare un'apparente debolezza in una forza. Ciò che lo rende più fragile è la sua poca esperienza nella politica nazionale, tuttavia il suo punto di forza potrebbe essere l'aver servito nell'esercito e peraltro con un impegno diretto in Afghanistan.
Quale sarà il ruolo di Bloomberg nella contesa? Può essere un serio contendente?
Sul futuro di Bloomberg non mi sbilancerei. Quello che posso dire è che un multimilionario che sceglie di combattere “la buona battaglia ” per una democrazia liberale è la riprova che negli Stati Uniti se nasci self made man muori self made man. In ogni caso tra i due candidati newyorkesi è proprio Bloomberg quello più attaccato da Trump.
Quale potrebbe essere l'avversario più pericoloso per Trump?
A mio avviso ci sono due personaggi che potrebbero emergere alla distanza: Pete Buttigieg, che come ho detto si presenta come una vera possibile e seria alternativa a Sanders, e Amy Klobuchar, che potrebbe portare i voti moderati del Midwest, zona chiave per la vittoria finale vista la sua tradizione democratica abbandonata nel 2016 principalmente per sfiducia verso Hillary Clinton. Klobuchar è una moderata con una discreta esperienza al senato (14 anni) e la volontà di sfidare i repubblicani sul loro terreno mantenendo aperto un dialogo bipartisan che ha sempre promosso. Dalla sua ha anche l'essere del Minnesota con un buon seguito al di fuori del solo midwest.
Quale ruolo giocherà la politica estera, in particolare la Cina, nella prossima campagna elettorale (Sanders ha detto che interverrebbe in caso di invasione di Taiwan)?
Come si sa la politica estera conta poco nelle sfide elettorali americane, ma quest'anno sicuramente la questione della sfida con la Cina conterà un po' di più. A molti elettori sembra piacere lo stile sfrontato di Trump nei confronti del rivale asiatico, e sono convinti che tutto sommato la politica del presidente porti dei risultati. Per il resto c'è anche aperta la sfida con l'Iran e questo è un altro fattore. Tutto sommato a molti piace l'idea di un presidente non dialogante che cerca, o almeno fa finta di cercare, una posizione ferma e decisa, rasentando a volte la scorrettezza diplomatica.
Quale dei candidati dem potrebbe dare una svolta alla politica estera Usa?
Di nuovo a mio avviso la vera differenza la può fare Buttigieg, cosmopolita, aperto alle istanze di altri paesi così come di altri americani. Giovane, liberal ma con la tipica fedeltà dell'ufficiale che può vantare un'esperienza che nessun altro candidato ha mai lontanamente avuto.
Il direttore del CSA Carlotta Ventura