Esteri
"Svolta autoritaria in Italia. Prepariamoci alla dittatura"
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Che cosa accadrà ora in Europa e in Grecia dopo l'accordo tra Atene e l'Unione europea? Affaritaliani.it lo ha chiesto all'economista Alberto Bagnai, docente di politica economica all'Università Gabriele D'Annunzio di Pescara. "Molto di quanto avevo anticipato nei miei scritti".
"Senz'altro la cosa più importante è che si è evidenziato chiaramente il problema dell'assenza di democraticità del sistema europeo. Il sottotitolo del Tramonto dell'euro recitava: 'Come la fine della moneta unica riporterebbe la democrazia in Europa'. È ormai evidente a tutti che la permanenza nella moneta unica permetta alla Bce di ricattare interi corpi elettorali negando loro la liquidità. Proprio quello che sta continuando a fare Draghi con la Grecia, nonostante sia stato raggiunto un accordo. E naturalmente il ricatto ha lo scopo di condizionare il voto del Parlamento sull'accordo, previsto per mercoledì".
"L'altro punto che avevo anticipato nel 'Tramonto dell'euro' - spiega Bagnai - è che il sogno europeo costruito attraverso la moneta unica manca di realismo politico, e in particolare porta alla disgregazione delle forze politiche europee. Basti pensare che uno dei punti salienti di questa crisi è stato l'attacco di Schulz al suo collega Tsipras, teoricamente socialista come lui. Non solo. Pensiamo anche al forte dibattito in Germania dove i socialdemocratici sono stati più falchi dei conservatori, cosa che avevo previsto nel mio libro e che era del tutto ovvia. Se per 30 anni menti a tutta la popolazione tedesca dicendo che la colpa di qualsiasi problema è dei cialtroni del Sud, quando c'è bisogno di una soluzione cooperativa non puoi proporla agli elettori del Nord che sono convinti, in buona fede, di avere il dovere morale di educare e anche castigare gli elettori pigri del Sud. Mentendo in questo modo la leadership tedesca si è messa sul binario dell'esplosione politica del sistema".
Bagnai prosegue: "Il terzo punto l'avevo anticipato nel mio blog a febbraio nel post "La vittoria di Tsipras". Tsipras è il niente politico, è il vuoto torricelliano della politica europea. È andato alla trattativa con una potenza più forte di lui, la Germania, del tutto impreparato, sia sotto il profilo tecnico sia sotto il profilo culturale. E la seconda cosa è più grave ed è anche causa della prima. Per l'impossibilità culturale di liberarsi dal nazionalismo ellenico (l'orgoglio di avere la moneta forte come i tedeschi), e dal sogno progressista dell'euro "di sinistra" da difendere a tutti i costi, Tsipras ha commesso l'errore tecnico di andare al negoziato senza un piano B. E le dichiarazioni di Varoufakis al Guardian fanno intendere che quest'ultimo non ha alcuna nozione di come si dissolva un'unione monetaria: praticamente riduce tutto a quello che le esperienze storiche dimostrano essere l'ultimo dei problemi, cioè la stampa di nuove banconote (in un mondo nel quale oltre il 90% della moneta usata nelle transazioni è elettronica). Un ministro progressista che ne sa di economia quanto il dottor Giannino assisteva un leader presentato come il Simon Bolivar europeo, che ha perso con ignominia perché schiavo della stessa ideologia delle persone che voleva combattere. In quese condizioni doveva per forza perdere, ed è andata proprio così".
"La stessa cosa - spiega Bagnai - succederà a Podemos, che è esattamente sulla stessa traiettoria di Tsipras: rifiuta di riconoscere qual è il vero problema, che è l'euro. Chi non lo evidenzia agli elettori è nei fatti un utile idiota della Germania, che lo sfrutta e poi lo distrugge".
"Io vorrei riconoscermi in uno schieramento progressista, ma in Italia la sinistra si appresta a compiere un enorme errore, l'ennesimo. L'esperienza di Syriza è perdente, in termini oggettivi: ha condotto la Grecia ad accettare un piano di austerità più severo e sotto condizioni umilianti, come la messa sotto tutela da parte del Fondo Monetario Internazionale. Purtroppo la sinistra italiana non lo capisce, come non capisce il motivo della sconfitta del premier greco. Tsipras ha mentito al suo elettorato dicendo che l'euro è un valore quando invece è la causa del problema. È questo che gli ha impedito di affrontare la causa del problema: il fatto di essersi fatto eleggere indicandola come soluzione, come valore. Avviare come folcloristicamente fa Vendola un nuovo progetto politico rivendicando un'esperienza oggettivamente perdente come quella di Syriza significa condannarsi alla sconfitta, anche perché Renzi, che se vogliamo è ancora di più il nulla, è però abilissimo nel dare di sé un'immagine vincente sempre e comunque. Per combattere il leader del Pd si può essere anche un nulla politico, non voglio chiedere troppo ai nostri rappresentanti, ma non ci si può assolutamente associare a un'immagine perdente come quella di Tsipras. Questi signori avrebbero dovuto imparare qualcosa di comunicazione da Berlusconi. Il problema è che da trent'anni la sinistra italiana fa da utile idiota al capitale finanziario. Questo è un problema non solo per i lavoratori dipendenti, ma anche per tantissimi imprenditori, artigiani, commercianti, professionisti, che in teoria si riconoscono in un atteggiamento progressista, ma che a causa di questo vendolismo onirico si sentono privi di rappresentanza politica. E tutto ciò mette l'Italia su un percorso pericolosissimo. Renzi - conclude Bagnai - comprime la democrazia con l'Italicum (una piccola minoranza controlla il Parlamento), ma gli elettori, che non si sentono rappresentati, se ne disinteressano perché tanto non vanno votare. Ma più la democrazia è compressa, e meno gli elettori si sentono rappresentati, e quindi tanto più facile diventa comprimerla. In questo modo si viaggia verso esiti di carattere sempre più apertamente autoritario, che mi preoccupano. Stiamo andando in modo evidente ma inesorabile verso la richiesta di un "uomo forte" al comando. E questo è la conseguenza netta degli errori politici fatti dal Pd: quelli che si lamentano oggi di Renzi nel suo partito, sono gli stessi che gli hanno spianato la strada appoggiando Monti e commettendo una seria di altri errori politici, in sostanza riconducibili alla totale subalternità al progetto eurista".