Esteri

Ucraina, bene la pace di Santoro ma non confondere il lupo con l'agnello

Di Massimo Falcioni

La sana iniziativa rischia di diventare la solita minestra riscaldata che fa di tutta un’erba un fascio o peggio

Tuttavia non c’è nel mondo occidentale, neppure in Europa e specificatamente in Italia, un movimento popolare e di opinione pubblica adeguato alle conseguenze sui rischi della guerra. Ciò è grave perché oggi niente si può escludere, neppure la possibilità dell’aggravamento della guerra in Ucraina e di una sua estensione. L’obiettivo resta uno solo: la fine dell’aggressione russa in Ucraina, l’avvio di un negoziato che porti a riconoscere i diritti di indipendenza del popolo ucraino, unica via per la pace.

Poche ore dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’allora premier Mario Draghi affermava: “E’ finita l’illusione che la pace sia scontata. L’aggressione russa premeditata e immotivata ci riporta indietro di ottant’anni, all’annessione dell’Austria, all’occupazione della Cecoslovacchia e all’invasione della Polonia. Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte.

Contro il disegno revanscista di Putin, contro le minacce di far pagare con ‘conseguenze mai sperimentate prima nella storia’ chi osa essere d’intralcio all’invasione dell’Ucraina, e il ricatto estremo alle armi nucleari serve una reazione rapida, ferma, unitaria. A un popolo che si difende da un attacco militare e chiede aiuto alle nostre democrazie, non è possibile rispondere soltanto con incoraggiamenti e atti di deterrenza”. E’, nella sostanza, la stessa posizione tenuta poi, fin qui, dal nuovo governo di centrodestra della premier Meloni. In questo contesto, anche le manifestazioni per la pace possono essere utili.