Esteri

Usa 2020, addio Twitter diplomacy di Trump. Con Biden si torna al classico

di Elisa Scrofani

Le recenti vicende sembrano mettere in discussione il perdurare dei rapporti tra il Tycoon e il social network

Si sta parlando tanto dei tweet di Trump durante il conteggio delle schede, ma l’utilizzo di questo mezzo di comunicazione da parte del presidente uscente americano si è radicato nel tempo, sin da prima che diventasse l’inquilino della Casa Bianca. Con Joe Biden ci si aspetta invece uno stile di comunicazione molto più classico.

I rapporti Trump-Twitter tracollano

E’ del secondo giorno di scrutinio delle presidenziali Usa 2020 l’ennesimo tweet di Donald Trump: "Tutti gli stati recentemente assegnati a Biden saranno sfidati legalmente per frode elettorale. Siamo pieni di prove. Vinceremo! America First!". Poi rincara con un altro cinguettio: “Stop al conteggio”.

In una manciata di minuti i post del presidente che insinuano brogli nel voto postale e nel conteggio delle schede elettorali che vedono Joe Biden vincitore vengono bollati come “fuorvianti” da Twitter. Interviene anche Facebook, osservando che "i risultati finali potrebbero essere diversi dai conteggi dei voti iniziali poiché il conteggio dei voti continua per giorni o settimane".

Ma all’indomani Trump torna all’attacco contro Twitter: "E’ fuori controllo”. “Colpa della Sezione 230": la clausola introdotta nel 1996, che garantisce ai siti web di non dover subire le conseguenze legali dei materiali postati sulle piattaforme dagli utenti, finisce ancora una volta nel mirino di un tweet trumpiano.

“Più provocatore che diplomatico, il presidente degli Stati Uniti sembra preferire Twitter alla tribuna dell’ONU” sottolineava Rolling Stone Italia solo un anno fa. Ma la ‘diplomazia’ social del Tycoon non sembra arrestarsi o smorzarsi durante le presidenziali.

Trump: "I dem insediano il Senato, presidenza determinante"

Durante le scorse notti americane di voto Trump oltre a scrivere su Twitter per invocare l'intervento della Corte suprema contro i "voti illegittimi", e a far sapere che "qualsiasi voto arrivato dopo l’Election Day non sarà conteggiato", twitta per esaltare l’importanza determinante della sua presidenza considerato che ”i Democratici lavorano per ottenere” la maggioranza al Senato, cosa che “metterebbe fine all'azione di filibustering, ma anche all'agenda pro-Life, a favore del Secondo emendamento (garante del diritto alle armi)”. “La Presidenza diventa ancora più importante. Vinceremo!” conclude nel post.

Trump e i tweet sul recupero di Biden in Michigan e Wisconsin

Sempre sulla piattaforma ha ‘scandagliato’ il recupero dell’avversario democratico in Michigan e nel Wisconsin: “La scorsa notte ero avanti, anche saldamente, in molti stati chiave, in quasi tutti quelli governati dai Dem. Poi uno ad uno i vantaggi sono magicamente scomparsi, nel momento in cui sono state contate discariche di schede a sorpresa. Molto strano”. Poi si scaglia contro i sondaggisti: “Ancora una volta hanno completamente sbagliato!”.

Non tarda ad arrivare la replica di Joe Biden: “Non ci riposeremo finché non saranno contati i voti di tutti”. Se dovesse andare avanti con le sue contestazioni, dice il suo staff, “siamo pienamente preparati a combattere una battaglia legale in qualunque tribunale americano”. “I tribunali – aggiunge - probabilmente fermerebbero qualunque possibile tentativo di annullare schede inviate legalmente”.

“Filadelfia ha una sporca storia sull’integrità del voto”

“Filadelfia ha una sporca storia sull'integrità delle elezioni”. E’ la reazione di Trump via Twitter dopo che lo sfidante democratico è balzato in testa nel Keystone State.

L’era della ‘Twitter Diplomacy’

“The Twitter president”, fonti interne alla Casa Bianca l’hanno confermato, gestisce personalmente il proprio account, scrivendo ogni singolo tweet. Il Tycoon ha affiancato, se non sostituito del tutto, al tradizionale protocollo diplomatico uno stile diretto e immediato, nonché più improvvisato. La ‘Twitter Diplomacy’ sarebbe dotata anche di quella certa dose di imprevedibilità che, arma a doppio taglio, come ha fatto notare spesso la stampa, è però in grado di scongiurare il rischio che le parole (e il messaggio) vengano fraintesi dall’interlocutore di turno. Per altri, come lo scrittore messicano Jorge Volpi, l'uso di Twitter come mezzo privilegiato “la dice lunga”: Twitter preferisce la velocità all'analisi, l'arguzia alla profondità e l'aggressività alla riflessione, e questi – ha fatto notare Volpi - sono “tratti caratteriali molto trumpiani”.

“Trump perfetto autocrate, vuole sovvertire la democrazia”

Ma la ‘diplomazia’ trumpiana continua a suscitare polemica anche fuori da Twitter. Qualche giorno fa Pamela Harris, costituzionalista e docente di Diritto alla John Cabot University ha dato a Trump del “perfetto autocrate” che conduce una campagna elettorale non sulla base di valori democratici, ma contro i valori democratici. “Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump – ha dichiarato all’Adnkronos - è il più grande pericolo che la democrazia americana abbia mai affrontato". E se chiede il riconteggio dei voti in alcuni Stati lo fa per "seminare dubbi sulla legittimità" di quei voti, per "invalidarli", non per proteggere "l'integrità del procedimento elettorale", come avvenne nel 2000 in Florida. Ma il "vero significato" di queste elezioni – spiega - è che "una parte significativa" del popolo americano lo sostiene, malgrado la gestione della pandemia, malgrado i "disastri" che ha combinato. “Il suo comportamento è molto coerente con quello di chi vuole sovvertire e seminare dubbi sulla democrazia. Ha recitato questa parte molto bene" prosegue Harris. La possibilità di chiedere il riconteggio dei voti "è prevista dalle leggi Usa. Rievoca quello che successe nel 2000 in Florida, quando il voto tra Al Gore e George W. Bush era molto conteso: il conteggio venne fatto proprio per proteggere l'integrità del voto". Ma "Trump tenterà di seminare dubbi sull'integrità del voto per contestare la legittimità di alcuni voti, per invalidarli".

Eppure il Tycoon negli anni ha mantenuto il sostegno della sua stretta cerchia di elettori, così come la loro fiducia incondizionata nella sua versione dei fatti e nei suoi tweet a raffica. Un “apprendista stregone della diplomazia”? Rimane il fatto che per diffondere dubbi abbia scelto anche questa volta il social network, per poi abbandonarlo nel momento di maggiore difficoltà. Resterà da vedere in futuro se rimarrà un “disoccupato su Twitter” come qualcuno dice in America, o se invece anche Twitter lo abbandonerà.