Esteri

Usa, hacker di Iran, Cina e Russia sul voto. L'Intelligence prepara la difesa

di Daniele Rosa

L’Intelligence americana al lavoro per sventare eventuali attacchi

Gli occhi di Cina, Russia e Iran sono puntati sull’andamento della campagna americana per l’elezione del presidente. E i servizi di Intelligence americana stanno controllando i movimenti e valutando quanto queste interferenze possano davvero influenzare il voto americano.

Le fonti di Intelligence e di Sicurezza Nazionale confermano che al momento la Cina scommette sulla sconfitta di Donald Trump. Xi Jinping considera il tycoon imprevedibile, mentre Vladimir Putin starebbe lavorando per far inciampare il democratico Joe Biden.  

William Evanina, il numero uno del Centro di Intelligence americano è sicuro che "in vista delle elezioni di novembre alcuni Stati stranieri  stiano continuando ad utilizzare misure più o meno palesi per influenzare le preferenze degli elettori, per aumentare i conflitti interni al Paese e mettere dubbi sulla bontà del processo democratico in atto per le elezioni". L’Intelligence americana sottolinea che questi paesi potrebbero cercare di disturbare le campagne elettorali nel tentativo di influenzare i risultati o far passare il concetto che i risultati possano  essere stati alterati. Al momento però nulla di questo tipo è stato rilevato.

Adesso la Cina sembra muoversi in maniera più aggressiva criticando la gestione americana della pandemia da Coronavirus ma sembra valutare con attenzione i ‘rischi e benefici’ di un intervento più mirato. Dal canto suo la Russia sembra essersi più concentrata su un’attività diretta ai social e alla televisione pubblica nel tentativo di indebolire la leadership di Joe Biden.

L’Iran invece, sempre secondo i dati dell’Intelligence, sembra stia cercando di screditare sul web le istituzioni e il Presidente e dividere gli elettori. Il capo dell’Intelligence però non fa riferimento a nessun cyberattacco concreto da parte delle tre potenze simile a quanto rilevato nelle elezioni del 2016.

Quello che lo stesso Evanina ha escluso è la possibilità di ‘maneggiare’ il voto americano in maniera diretta data la complessità del sistema americano di votazioni. Dal canto suo Chris Krebs, capo del Dipartimento Nazionale sui cyberattacchi ha detto che "al momento non è stato rilevato nulla di insolito e si detto convinto che queste elezioni saranno le più protette della storia americana".

Google invece ha confermato che hackers cinesi e iraniani hanno tentato di entrare nel profili sia di Trump che di Biden ma senza successo. Al momento non sembrano esserci segnali di tentativi giunti a buon fine ma questo ha confermato agli informatici di Google che i tentativi del 2016 non erano fatti isolati e insoliti. E soprattutto che l’arresto di una ricercatrice cinese e la ricerca di due giovani hacker cinesi da parte dell’FBI accusati di spionaggio industriale non erano soltanto casi isolati.

A proposito di queste influenze il portavoce della campagna di Trump, Tim Murtaugh, ha detto che ‘non abbiamo bisogno né vogliamo interferenze esterne. Donald Trump batterà Joe Biden in maniera corretta’.

Analoga risposta da parte di Joe Biden tramite il suo assistente Tony Blinken. Ma il panorama delle minacce, secondo gli esperti, è molto vasto : dallo screditare l’avversario che potrebbe essere accusato di manipolare il conteggio dei voti, alla diffusione di notizie errate sul voto o dei dati di una campagna, per finire con i numeri dei sondaggi alterati. Un intero panorama che potrebbe non solo disorientare completamente l’elettore ma indurlo anche a non votare.