Esteri
Cina,dai vaccini soldi e geopolitica.Come funziona il piano nel mirino del G20
Mentre l'Occidente bloccava le esportazioni, Pechino ha inviato oltre 450 milioni di dosi in circa 100 paesi in tutto il mondo
La pandemia da coronavirus doveva essere il cigno nero per la Cina di Xi Jinping. Almeno così in molti pensavano all'inizio, quando l'epidemia pareva illusoriamente circoscritta al territorio della Repubblica Popolare. Poi, come sappiamo non solo non è stato così ma il cigno nero ha semmai iniziato a nuotare nello stagno della Casa Bianca, da dove Donald Trump è dovuto uscire soprattutto a causa della fallimentare gestione pandemica.
Cina, 450 milioni di vaccini in oltre 100 paesi
Nel frattempo, Pechino ne ha approfittato per rilanciare le sue esportazioni rimodulando in chiave sanitaria la Via della Seta. Prima con le mascherine e i respiratori, poi con i vaccini. Mentre l'occidente, in presa all'emergenza e alla mancanza di sieri, bloccava le esportazioni, la Cina raggiungeva oltre 100 paesi in tutto il mondo con 450 milioni di dosi. Cifre spaventose, che non contribuiscono solo alle casse di Pechino ma anche all'immagine e al peso geopolitico del governo cinese, che utilizza il vaccino per presentarsi come potenza responsabile e unica in grado di aiutare i paesio in via di sviluppo.
G20, la Germania attacca la diplomazia del vaccino cinese
Una strategia messa nel mirino durante il G20 di Matera, a cui non ha preso parte il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, per evitare l'incontro con l'omologo statunitense Antony Blinken, presente invece da giorni in Italia e reduce da fruttuosi incontri in Vaticano e alla Farnesina. L'attacco a Pechino è stato sferrato dal ministro degli Esteri della Germania, Heiko Maas. Il G20, ha detto Maas, rappresenta un'opportunità per una cooperazione contro le crisi globali e la partecipazione di Mosca e Pechino è di grande importanza. Ma secondo il ministro, né Mosca né Pechino remano nella stessa direzione. Per Maas la cosiddetta "diplomazia dei vaccini" sinorussa ha un obiettivo ben preciso: "Ottenere vantaggi geostrategici di breve termine", piuttosto che puntare alla salvaguardia della salute globale.
La replica di Wang Yi non si è fatta attendere. Il diplomatico cinese ha ricordato come Pechino "ha fornito più di 450 milioni di dosi di vaccini contro il Covid-19 a 100 paesi", sottolineando la differenza di atteggiamento rispetto a quello dei paesi occidentali, che hanno introdotto restrizioni all'esportazione dei vaccini. Misure che secondo la visione cinese comporterebbero un divario di immunizzazione in grado di rendere vani gli sforzi delle campagne vaccinali in tutto il mondo.