Esteri
Vertice Ue-Celac, accordo a metà. Bruxelles perde appeal, la Cina avanza
In Sudamerica, così come in altri scenari internazionali l’Europa ha perso molto del suo appeal, a causa anche del progressivo arretramento degli Usa
Vertice Ue-Celac, accordo solo a metà: Bruxelles perde appeal, la Cina avanza
Si è concluso ieri il vertice Ue-Celac, che riunisce i paesi sudamericani e quelli caraibici. Al di là delle dichiarazioni di circostanza da parte dei protagonisti, il vertice ha raggiunto un accordo a metà, che non è solo dettato dalle diversità di vedute sulla Guerra in Ucraina, come parte della stampa sembra voler ribadire. La verità è che in Sudamerica, così come in altri scenari internazionali l’Europa ha perso molto del suo appeal, a causa anche del progressivo arretramento degli Usa, pure in quello che fino a qualche anno veniva definito il giardino di casa, tutto a vantaggio del colosso cinese, che lì invece sembra aver stabilito contatti e legami ben soldi. Oggi la Cina è il primo socio commerciale (il 60% delle importazioni latinoamericane viene da Pechino) e fonte d’investimenti in diversi paesi. Dal 2005, la China Development Bank e la China-Export Import Bank hanno erogato oltre 136 miliardi di prestiti, erogati in dollari statunitensi, ai paesi e imprese statali dei paesi ALC 6.
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L’America Latina fornisce le materie prime necessarie all’economia cinese e importa tecnologia dal paese asiatico. Ma col tempo, i legami si sono sofisticati: 21 dei 33 paesi della regione hanno aderito alla Belt and Road Initiative (BRI), HUAWEI è una delle imprese più forti nel mercato degli smart-phone, il trasporto pubblico in molte capitali latinoamericane si muove su mezzi e infrastrutture Made in China, accordi di cooperazione scientifica hanno permesso a Bolivia, Ecuador e Venezuela il lancio di satelliti spaziali. L’ALC ha accresciuto la propria autonomia rispetto agli Stati Uniti, soprattutto in termini di adozione di politiche economiche o di politica estera proposte da Washington.
A titolo di esempio, si ricordi che a marzo 2023 il governo dell’Honduras – uno dei pochi paesi che riconosceva Taiwan - ha deciso di stabilire relazioni diplomatiche con la Cina, seguendo i passi di altri paesi centroamericani, come El Salvador, Nicaragua, Panama e Costa Rica. Un duro colpo per l'amministrazione statunitense Biden, secondo gli analisti. Ed è chiaro che l’elezione di Lula a presidente del Brasile non può che rafforzare questa tendenza ad allontanarsi dagli Stati Uniti. Lula ha già dichiarato di guardare con grande interesse al progetto di Cina e Russia di voler costruire un sistema di moneta internazionale alternativo al dollaro americano. Ed è in contesto di questo tipo che l’Europa potrebbe giocare un ruolo molto importante in un continente abitato da oltre 600 milioni di persone, che cuba oltre il 5% del Pil mondiale e che soprattutto è ricchissimo di materie prime, come il litio e il rame, di cui l’Europa avrebbe un grandissimo bisogno. In attesa del trattato con il Mercosur, dal 2013 il commercio totale tra UE e CELAC è aumentato del 39% raggiungendo 369 miliardi di euro. Inoltre, quasi 700 miliardi di euro di investimenti fanno dell’Unione uno dei primi investitori tra il Golfo del Messico e la Patagonia. Una cooperazione economica di assoluta importanza per Bruxelles, che però, assieme agli USA, negli ultimi anni ha perso terreno in favore della Cina.