Esteri

Russia, Yulia Navalnaya: "Aleksei disse: morirò in cella. Putin cadrà come l'Urss"

di Redazione

"Lui mi disse: penso ci sia un'alta probabilità che da qui non uscirò mai, accettiamolo. Io risposi solo: lo so"

"Avremmo potuto avere una bella vita. Ma basta non glielo avrei detto mai. Proprio perché eravamo in un Paese che avvelena gli oppositori"


"Da anni sapevo quanto fossero pericolosi i nemici di mio marito ed era così ovvio che tra noi non ne avevamo mai parlato in modo serio. Lui iniziò questa conversazione diretta, in cui disse: penso ci sia un'alta probabilità che da qui non uscirò mai, accettiamolo. Io risposi solo: lo so". Lo ha detto Yulia Navalnaya, ricordando in un'intervista al Corriere della Sera un colloquio in carcere col marito Aleksei Navalny, il dissidente russo morto in carcere il 16 febbraio. 

Sulle ragioni del ritorno in Russia di Navalny dopo l'avvelenamento e la convalescenza in Germania, che gli è costato l'arresto, Navalnaya replica: "Guardi, non funziona così. Non è che avremmo mai deciso di non tornare. Mio marito è stato un politico russo. Voleva stare nel suo Paese e dare un esempio. E io non parlavo solo con mio marito, ma col capo dell'opposizione. Un capo dell'opposizione che amavo molto, ma che doveva fare quel che doveva fare". Poi sottolinea: "So che molti, e di certo il potere, si aspettavano che a un certo punto avrei detto: basta, hai una famiglia, lascia perdere, qui avvelenano gli oppositori. Avremmo potuto avere una bella vita. Ma basta non glielo avrei detto mai. Proprio perché eravamo in un Paese che avvelena gli oppositori". Sulla morte di Navalny non si sanno "molte cose. Stiamo conducendo un'inchiesta, e spero che avremo risposte come è stato per l'avvelenamento. 

Ma è più complicato perché Aleksei è morto in carcere. Era da solo, circondato da polizia politica, e tutto è avvenuto sottocoperta. Inoltre sanno che indaghiamo, quindi insabbiano tutto". Sulla possibilità che i tiranni stiano vincendo Navalnaya risponde: "Spero di no. Sono solo bravi a spaventare la gente, e questo dà loro un vantaggio nel breve termine. Ma quando i regimi cadono, in quei Paesi torna la felicità. Più siamo a protestare, prima cadrà il regime. Sarà come con l'Urss". 




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