Food

Sannio, è l'olio extravergine di oliva la grande ricchezza del territorio

Eduardo Cagnazzi

Gli olivicoltori d'accordo: servono investimenti perchè il territorio possa continuare a crescere tra gli oliveti. Tra tradizione e innovazione le nuove leve

Nel Sannio la raccolta delle olive è un vero e proprio rito propiziatorio. Oltre che una missione. Forza e coraggio di chi ha assicurato ad alberi giornalmente protezione e cura. E che adesso vuole fare battaglia contro l’appiattimento della qualità degli evo, a difesa del patrimonio paesaggistico e della sua identità e, non per ultimo, per l’adozione di un piano olivicolo che preveda sia la rottamazione dei frantoi obsoleti, sia l’efficientamento di quelli esistenti. L’olivicoltura è la grande ricchezza del territorio, leader per qualità e biodiversità, che però senza investimenti adeguati e norme appropriate, rischia di segnare il passo, come hanno sostenuto gli imprenditori durante la Camminata tra gli ulivi promossa dall’Associazione Città dell’Olio. Il Sannio è un lembo di terra dove la pratica della coltivazione dell’olivo risale ai greci e ai fenici, che ne diffusero l’uso in tutti i territori colonizzati, come alimento e come ingrediente di unguenti e profumi. I romani, poi, ne favorirono la coltivazione soprattutto in provincia di Benevento, poiché Iuvat olea magnum vestire Taburnum cioè “conviene rivestire di oliveti il grande Taburno”, come sosteneva Virgilio nelle Georgiche. Cosicché l’olivo, già presente nel Sannio dal VI sec a.C., si diffuse rapidamente, come documentano i numerosi reperti conservati nei vari musei provinciali. Oggi, il territorio delle Colline Beneventane, che comprende 52 comuni ubicati dalle Colline alte del Tammaro e del Fortore, attraverso la Piana del Calore, fino ai primi contrafforti del Taburno e del Partenio, non vuole essere ricordato solo come terra della Falanghina ma anche di produzione di un olio pregiatissimo: l’extravergine di oliva, un olio giallo, con sfumature verdi che all’olfatto rivela piacevoli note erbacee e netti sentori di pomodoro maturo, percepibili distintamente anche al gusto, che è armonico ma presenta gradevoli e intense sensazioni di amaro e piccante. “Il pregio di tale olio è in gran parte da attribuirsi alla perfetta armonia, consolidatasi nei secoli, tra l’ambiente e le varietà locali, prime tra tutte l’ortice, soprattutto nelle aree interne”, afferma Patrizia Iannella dell’Aprol Campania e titolare di un piccolo frantoio a Molinara. "Il punto di svolta è rappresentato dalla collaborazione e dalle sinergie possibili tra i vari attori del comparto olivicolo del territorio regionale; tante strategie da poter mettere in campo se non si teme la competizione ma si viaggia con sana collaborazione verso un obiettivo comune. Su questo aspetto, una grande opportunità sta dando al territorio Aprol Campania". A migliorare la qualità dell’olio, a parte gli investimenti in macchinari, commentano gli imprenditori, sono state soprattutto le favorevoli condizioni pedoclimatiche e la scarsa presenza della mosca, sottolinea Giuseppe Borzaro, dell’Oleificio Sannita di Cerreto Sannita, la città di fede e arte che sorge dagli uliveti e dove nacque il concetto di prevenzione sismica dopo sere stata distrutta dal terremoto e ricostruita. “Quest’anno la qualità è migliore, la resa è superiore di 3-4 punti percentuali rispetto al  passato, e sono maggiormente percepite al gusto le note di erba tagliata, di mela matura e di pomodoro”, dice Borzaro. Sull’olio evo di qualità puntano i fratelli Iannotti, imprenditori di seconda generazione di San Lorenzo Maggiore che, dopo aver lavorato conto terzi, puntano adesso al mercato con un proprio marchio, dopo un investimento di risorse che nei mesi scorsi ha comportato l’acquisizione di un impianto di ultima generazione per l’avvio di una nuova linea in grado di consentire una resa più elevata associata alla migliore qualità dell’olio. La conferma che tecnologia e investimenti sono imprescindibili per sviluppare un territorio che vuole continuare a vivere tra gli uliveti.