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Clima, lavori a porte chiuse alla COP22

Incognita Usa con Trump presidente

Domenica di porte chiuse alla COP22. Dopo la prima settimana di tavoli tecnici per la stesura dei pre-documenti, da lunedì con l'arrivo delle delegazioni ad alto livello, capi di Stato inclusi, si proverà a identificare il punto di equilibrio per consentire all'accordo di Parigi sul clima, entrato in vigore il mese passato, di avanzare in termini di azioni condivise sulla base degli impegni presi dai paesi ratificatori. 

L'incognita da sciogliere resta quella della posizione Usa dopo l'elezione di Donald Trump, e le reazioni alla stessa da parte degli altri grandi attori alla COP, Cina ed Unione Europea in testa. Da questo punto di vista la giornata ha comunque ha vissuto a Marrakesh una fase di passaggio importante con la consueta riunione dell'Unione interparlamentare, promossa dal Parlamento del Marocco presso l'Hotel Palmeraie Palace. 

A guidare la delegazione della Camera dei Deputati il presidente della Commissione ambiente, Ermete Realacci. Faro acceso proprio, come ha ricordato lo stesso Realacci, sulla possibilità di capire attraverso il dibattito "quanto l'elezione di Trump può danneggiare la battaglia contro il climate change", anche se la delegazione americana, davanti alla compattezza generale dimostrata da tutti i partecipanti nell'avanzare con passo spedito e senza ritardo nella road map varata con l'accordo di Parigi, è rimasta sostanzialmente abbotonata. 

"D'accordo con la Presidente Boldrini - ha poi evidenziato Realacci - ho presentato alcuni emendamenti al documento finale per dare particolare attenzione ai paesi in cui i cambiamenti climatici producono impoverimento e flussi migratori". La posizione italiana, illustrata da Realacci anche nel valore dei numeri, vede "la green economy non solo in grado di fornire una risposta ai problemi ambientali ma di favorire un'economia più a misura d'uomo e per questo più in grado di affrontare la crisi".