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COP21, La Via: "Obiettivo ambizioso, positiva la revisione quinquennale"
Il presidente della Commissione Ambiente dell'Unione Europea commenta con Affari l'ultima bozza del testo di accordo sul cambiamento climatico in discussione a COP21
Giovanni La Via, presidente della Commissione Ambiente dell'Unione Europea, a che punto siamo alla Conferenza delle Parti (COP21), dopo il rinvio dell'annuncio sull'accordo globale sul cambiamento climatico?
"Sicuramente il negoziato va avanti. Nell'ultima versione che ci è stata sottoposta, e su cui si è discusso tutta la notte, abbiamo registrato una serie di elementi positivi ed alcuni che ci piacciono un po' meno. Ma un accordo si può sottoscrivere solamente quando tutti i partecipanti al tavolo della trattativa hanno lo stesso amaro in bocca, non ci può essere chi è scontento e chi è soddisfatto perché pensa di avere vinto. Noi riteniamo che l'intesa sull'obiettivo di lungo termine "well below 2 °C - molto al di sotto dei 2 °C" è senza dubbio un obiettivo ambizioso, anche se poi molte delle misure declinate dall'accordo non sembrerebbero, allo stato attuale, portarci verso quel target. Il fatto che si sia accettato di rivedere l'accordo con una certa periodicità, ed ogni cinque anni ritornare sull'argomento, è un fatto positivo che dà la possibilità di rivedere gli impegni e riportarli nella giusta traiettoria per raggiungere gli obiettivi di lungo termine. E' importante che tutti condividano il percorso, poi quelle misure bisognerà settarle meglio durante il percorso stesso".
L'Unione europea, come parte delle negoziazioni, è soddisfatta?
"Siamo contenti dal punto di vista del fondo dei 100 miliardi di finanziamento ai Paesi in via di sviluppo che viene ripreso nell'accordo, anche se sembrerebbe che appunto i Paesi in via di sviluppo vogliano, ed è ancora tra parentesi, che sia inserito che alla contribuzione debbano contribuire i Paesi Sviluppati, che è un elemento selettivo. Non siamo contenti del fatto che navigazione ed aviazione siano stati esclusi dal testo. Innanzi tutto perché il 40% delle emissioni nel 2050 deriverà da queste fonti, in secondo luogo perché non possiamo pensare che quando tutti faranno uno sforzo il settore della navigazione e quello dell'aviazione non siano presi in considerazione. Non siamo neppure tanto contenti che non ci sia un accordo giuridicamente vincolante, che non sia scritto l'impegno che i Paesi sottoscrivono, si poteva fare di più. Per com'è quest'ultima versione del testo, si segna un percorso affinché si possano controllare gli impegni presi dai Paesi, vale a dire si individua un percorso positivo perché si possa arrivare ad un accordo che nel tempo sia giuridicamente vincolante, anche se attraverso una revisione degli impegni attualmente presi. Ci piace meno che si comincerà nel 2021. Tuttavia, in un processo è importante segnare la tappa d'avvio, poi nel tempo che sarà necessario per realizzare l'obiettivo a fine secolo non saranno gli anni che mancano da qui al 2021 ad impedirci di raggiungere il risultato, bensì saranno le azioni che metteremo in campo nel tempo che ci consentiranno di rendere questo pianeta vivibile e dare un futuro ai nostri figli".
L'Europa quanto è responsabile dell'inquinamento da CO2, di cui l'atmosfera si sta saturando?
"Le emissioni corrispondono al 10% mondiale, ma qui alla COP gli impegni presi dall'Unione Europea riguardano Paesi che nel complesso assommano a più del 90% di emissioni di CO2. Come fondo contribuiamo sopra i 21 miliardi di euro per anno, dunque più del doppio della nostra emissione".
Perché?
"Per la forte volontà di guidare questo percorso e far in modo che ci siano impegni forti. In ogni caso, sono i Paesi più sviluppati che devono contribuire in misura maggiore poiché sono quelli che hanno maggiormente determinato l'alterazione del clima che rende oggi necessario assumere l'intervento a breve e forte. La Comunità europea già a Kyoto e Copenhagen era sul percorso giusto, gli altri grandi inquinatori si stanno aggiungendo alla carovana pro-ambiente solamente adesso".
Che cosa accadrà dopo Parigi?
"Il processo continua e non si ferma. Di sicuro bisognerà continuare a lavorare perché i primi passi fatti in questo accordo a Parigi dovranno essere seguiti da altri, altrimenti gli obiettivi di fine secolo non potranno essere conseguiti".
Qual è la posizione dell'Italia?
"Ora declineremo gli impegni europei tra i 28 Stati membri. L'Italia deve fare di più. Su molti aspetti abbiamo già fatto perché siamo tra i donatori del 'fondo verde' per i Paesi in via di sviluppo. L'Italia eroga, un paio di miliardi la Germania il doppio, il Regno Unito contribuisce un po' più dell'Italia... ".
E' un Paese che risentirà del cambiamento del sistema energetico a basso carbone?
"Sicuramente avendo rinunziato al nucleare e non avendo nel tempo previsto misure di produzione dell'energia alternativa abbiamo rincorso gli altri, ma abbiamo convertito dal carbone buona parte. Abbiamo ancora qualche vecchia centrale che sarebbe il caso di dismettere".
Come diventano operative le misure dell'accordo della Conferenza delle Parti?
"Un accordo è approvato dal Parlamento europeo per tutti i 28 Stati membri, dopodichè sarà la Commissione a dare indicazioni operative a tutti gli Stati per applicare le misure previste. Anche sul mercato europeo faremo una serie di norme sull'utilizzazione di carburanti a basso impatto ambientale, sui biocarburanti. Sulle emissioni di CO2 abbiamo in atto la revisione di European Trading System (ETS) che fa variare sul mercato il prezzo di CO2 emessa. Mi spiego meglio: ogni industria che inquina, secondo il principio 'inquinatore-pagatore', deve pagare un tot per ogni tonnellata di CO2 prodotta. Per ora il valore è 10 euro per tonnellata di CO2, con la revisione dei meccanismi nel nuovo sistema ETS questo valore tenderà a crescere, ci aspettiamo intorno a 30 euro per tonnellata".
A COP21 si ascolta parlare spesso del prezzo del carbone, che molte parti vogliono sia globale ed alto, di modo da disincentivare gli investimenti... Lei che cosa si aspetta?
"Ora è basso, come basso è il prezzo di altri carburanti fossili. Non possiamo basare il nostro sistema sul prezzo basso dei carburanti fossili, serve un sistema integrato per interconnessione in cui le rinnovabili arrivino ad un valore ben superiore a 30-40% del contributo complessivo nei prossimi quindici anni".