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Estate 2023, Osservatorio ANBI: il quadro della situazione idrica

Se nel Veneto la situazione di tutti i principali fiumi è in linea con gli anni ante 2022, in Emilia Romagna i principali corsi d’acqua sono sotto media, ad eccezione dell’Enza, mentre i bacini piacentini trattengono solo 4,57 milioni di metri cubi d’acqua (capacità complessiva mln mc. 21.5) con l’invaso di Molato praticamente “a secco”. Si mantiene buono lo stato di tutti i corpi idrici delle Marche: il fiume Sentino è al record positivo del recente quinquennio, così come i bacini artificiali, che contengono 54,87 milioni di metri cubi (possibile volume massimo: mln. mc. 65,32).

In Umbria, le piogge beneficano l’invaso del Maroggia tornato ai livelli del 2021, ma non il lago Trasimeno, che permane sotto la soglia critica dei -cm. 120; il fiume Chiascio rimane sopra media, cui si avvicina anche la Nera. Nel Lazio, calano i livelli dei laghi di Bracciano e Nemi; i fiumi Aniene, Fiora e Liri registrano buone portate, mentre insufficienti sono quelle di Tevere e Sacco. In Campania è buona la condizione di tutti i fiumi con il Sele, che registra il livello record dal 2019: cm. 173. Dettata dalle esigenze irrigue, continua la discesa delle riserve idriche di Basilicata e Puglia, pur rimanendo, in entrambe le regioni, ben distanti dalla soglia di attenzione: in Lucania, il calo è di circa 16 milioni di metri cubi, ma rimane quasi 100 sopra i livelli dell’anno scorso, già positivo; nel Tavoliere la disponibilità d’acqua scende di oltre 19 milioni di metri cubi, ma ne restano invasati circa 233, cioè una sessantina più che nel 2022.

"Questi dati", conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, "confermano l’indispensabile funzione degli invasi a riempimento pluriennale, capaci di rispondere alle esigenze dell’agricoltura, nonostante una stagione caratterizzata da caldo torrido. Nel rispetto delle caratteristiche territoriali è pertanto necessario realizzare infrastrutture per trattenere l’acqua anche in altre zone d’Italia, dove la siccità era sconosciuta fino a pochi anni fa. Non è l’allarme rosso dell’anno scorso nel Nord Italia, ma quest’anno segnali di difficoltà si stanno registrando in Centro Italia: sottovalutarli e non intervenire preventivamente significa continuare ad esporre il Paese a rischi già visti, favoriti dall’estremizzazione degli eventi meteo". 

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