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Laghi e fiumi stremati, si aspetta il ciclone Thor

Secondo ANBI solo importanti perturbazioni possono salvare l’inverno

E’ un “generale inverno” degradato e la cui vittima eccellente sono i grandi corpi idrici del Nord Italia: in attesa del ciclone Thor, è con questa immagine che l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche rappresenta la contingenza meteorologica, dove le piogge continuano solo a lambire le zone settentrionali in deficit idrico,  concentrandosi, invece, sull’Italia centromeridionale, flagellata anche da “bombe d’acqua”: i grandi laghi permangono tutti sotto media con percentuali di riempimento dal 20% (Sebino) al 22,4% (Lario) e l’eccezione del Benaco (37,1%), unico a non scendere anche sotto i livelli dell’anno scorso. La quota del  lago Maggiore che, nel 2022, è rimasto per ben 167 giorni sotto lo zero idrometrico, oggi è quasi un metro sotto media.

Appare senza fine, il calo delle portate piemontesi del fiume Po, che a Torino ha toccato –78%; le recenti piogge si sono concentrate lungo i confini regionali, lasciando a secco i bacini centrali e meridionali.  A risentirne è anche il canale Cavour, fondamentale asta irrigua, la cui portata è oggi meno della metà della media del periodo. Sempre in Piemonte, le portate di quasi tutti i corsi d’acqua hanno tendenza negativa, inferiore, in alcuni  casi, anche al 2022 (fonte: ARPA Piemonte).

Piogge ai minimi anche sulla Valle d’Aosta, dove, però, soprattutto a NordOvest è tornata la neve, la cui tenuta è tuttavia condizionata dalle temperature; cala la portata della Dora Baltea, ma cresce quella del torrente Lys.

In Lombardia, calano ulteriormente i flussi dei fiumi Adda e Brembo, la cui portata (8,67 metri cubi al secondo) è inferiore a quella di Gennaio 2022 (mc/sec 9,16). Le recenti precipitazioni sono state scarse  (mm. 5 ca.), con la punta nelle province di Mantova e Cremona, dove sono  caduti una dozzina di millimetri di pioggia. Permanendo queste condizioni meteo, è impossibile riequilibrare l’enorme deficit nelle riserve idriche, attualmente pari al 42,5% sulla media storica ed ulteriormente inferiore al 2022 (-0,42%).

In Veneto calano i livelli dei fiumi Piave ed Adige, che ormai sfiora il record negativo del decennio scorso; il livello della Livenza scende di quasi 1 metro in una settimana, mentre resta praticamente invariato il Bacchiglione. Con temperature tuttora miti, il manto nevoso è scarso: raramente supera i 70 centimetri e bisogna salire fino ai 2000 metri per avere oltre 1 metro di coltre bianca.

In Emilia Romagna migliorano le condizioni dei fiumi appenninici , che esaltano l’ormai loro carattere torrentizio, passando repentinamente da una condizione di estrema criticità idrica a picchi di piena (è il caso dell’Enza, ma anche del Taro e della Secchia). Restano sotto media gli altri fiumi della regione e soprattutto gli invasi piacentini, praticamente vuoti e addirittura lontani dai livelli del siccitoso 2017; nel capoluogo di provincia, l’ex Grande Fiume sfiora il minimo storico!

“Di fronte ad una situazione che, seppur frastagliata, conferma la crisi dei principali  corpi idrici del Paese, è necessario attivare già ora tavoli di concertazione per programmare un futuro, che si preannuncia idricamente complesso” chiede Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI). 

Maggiore è l’impatto del maltempo, registrato in Centro Italia.

In Toscana, le piogge di Gennaio, che si erano dapprima copiosamente concentrate nella fascia settentrionale (a Stazzema: mm. 338,4), hanno ora toccato anche le province meridionali (Abbadia S. Salvatore mm. 84,8). Tra i fiumi crescono Serchio ed Ombrone, cala l’Arno, ma tutti sono abbondantemente sopra la media (fonte: Centro Funzionale Regione Toscana).

Nelle Marche tutti i fiumi hanno portate in crescita, in linea con gli anni migliori (fonte: Protezione Civile Marche); al minimo del recente quinquennio, invece, la riserva d’acqua trattenuta nei principali invasi (quasi 36 milioni di metri cubi).

In Umbria, dove le piogge cumulate (Vallo di Nera, mm. 65) hanno provocato esondazioni dei fiumi Topino e Tevere, resta critica la condizione idrica del lago Trasimeno, mentre il livello del bacino della diga di Corbara cresce in poche ore di m. 4,36!

Nel Lazio, piogge abbondanti si registrano soprattutto nel NordEst della regione (Leonessa, mm.81,5); nonostante le precipitazioni, risultano decrescenti i livelli dei fiumi Tevere ed Aniene, mentre crescono quelli di Liri e Sacco.

Anche in Abruzzo si segnalano precipitazioni importanti (Castelfiume, mm. 76; Canistro, mm.70,5).

In Campania, “bombe d’acqua” si sono abbattute su alcune località principalmente di Irpinia e Beneventano, ma anche del Napoletano (in 24 ore a Montemarano sono caduti 126 millimetri di pioggia); ne consegue la netta crescita tutti i fiumi.

In Basilicata i serbatoi aumentano la disponibilità idrica di oltre 12 milioni di metri cubi d’acqua.

In Puglia, le piogge hanno beneficato soprattutto il Foggiano, dove sono caduti mediamente circa 22 millimetri; l’acqua trattenuta negli invasi è così cresciuta di +4 milioni e mezzo di metri cubi in 7 giorni.

In Calabria, a Mormanno nel Cosentino, in 48 ore si sono abbattuti ben 212 millimetri di pioggia, sommatisi ai mm. 75,8 della scorsa settimana.

“L’Italia, divisa dalla linea della pioggia, conferma l’immagine di un Paese, dove paradossalmente convivono minaccia idrogeologica e rischio siccità, facce di una stessa medaglia. Agli organi decisori evidenziamo la necessità di infrastrutture idrauliche per calmierare differenze sempre più marcate e capaci di incidere pesantemente sull’economia e la vita delle comunità” commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

In Sicilia, infine, nonostante un autunno piovoso, le riserve idriche hanno visto una crescita contenuta (circa 4 milioni e mezzo di metri cubi in un mese), rimanendo inferiori alla media dei recenti 12 anni.