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Le alghe dei Sargassi si mangiano l’Oceano e massacrano il turismo

Daniele Rosa

Il fenomeno alimentato dallo scarico in acqua dei residui di fertilizzanti naturali e chimici

I pericoli del Mar dei Sargassi erano conosciuti persino dai marinai di Cristoforo Colombo. Tra la costa est degli Stati Uniti e il nord est di Cuba già all’epoca del grande navigatore italiano galleggiavano in acqua grandi banchi di alghe che creavano problemi persino alle imbarcazioni.

 

Adesso da meno di dieci anni nell’Atlantico sta emergendo un altro enorme mar dei Sargassi , pieno di alghe che proliferano nutrendosi, secondo molti scienziati, dei residui di fertilizzanti chimici e naturali.

 

Le alghe dei Sargassi, assassine dell'Oceano

Il ‘sargasso’, l’alga protagonista di tanto scempio, è un genere di alga marrone che cresce nelle acque tropicali. La maggioranza di queste alghe rimangono sul fondo del mare ma alcune specie galleggiano in superficie e sviluppano bolle di gas.

 

In questo modo si forma una selva marina dove si squilibra l’ecosistema.Tutto questo provoca la morte di molte specie marine e pure problemi di navigazione per piccole e medie imbarcazioni.

 

Da qualche anno nel periodo estivo i turisti delle coste della Florida del Sud, fino al nord all’isola Margarita in Venezuela, e senza dimenticare le famose spiagge messicane, non riescono a fare il bagno perché si trovano di fronte a vere e proprie montagne di alghe maleodoranti.

Le alghe dei Sargassi, assassine dell'Oceano

Le rilevazioni satellitari indicano che ogni anno  emergono milioni e milioni di alghe nell’Oceano Atlantico centrale, in posti lontani dal mare originale dei Sargassi.

Fortunatamente per tutti, ultimo e non ultimo il turismo, il ciclo biologico di queste alghe inizia in estate e termina all’inizio dell’inverno.

La rivista Science ha rilevato che questo nuovo allarmante fenomeno è iniziato nel 2011, arrivando a toccare nell’anno passato quasi 9000 chilometri di costa. Una massa impressionante di 20 milioni di biomassa vegetale.

 

L’innalzamento delle temperature, inizialmente preso come responsabile della crescita smisurata, sembra però non essere la chiave. Mentre quello che sembra essere la causa principale è il nutrimento con cui prosperano le alghe. Esse necessitano particolarmente di nitrogeno e fosforo. E una grande quantità di sedimenti vengono scaricati nell’Atlantico dal Rio delle Amazzoni.

L’ Amazzonia scarica 200000 metri cubi di acqua al secondo nell’Atlantico. Insieme all’acqua si riversano tonnellate di rifiuti che cambiano persino il colore del mare.

 

E il cambiamento degli elementi scaricati sembra essere la chiave. Ad esempio l’aumento di quasi il 70% dei fertilizzanti in Brasile tra il 2010 e il 2018 con fosforo e nitrogeno.

I responsabili di molti studi sul fenomeno sostengono che fra le cause del proliferare delle alghe ci sia la grande quantità di prodotti naturali e non usati in agricoltura che hanno portato nelle acque oceaniche maggiori nutrienti utili per far crescere le alghe.

L’Istituto delle Scienze Oceaniche del Canadà è stato il primo a lavorare su questa emergenza con uno studio approfondito. Ed anche in questo studio viene rilevato, per il momento solo come ipotesi da confermare, che la vera causa della proliferazione delle alghe sia dovuta all’aumento della produzione e quindi dello scarico in acqua dei fertilizzanti artificiali’.

 

Vero? Falso? Tutto da vedere. Quello che però non si può vedere è un mare marrone e spiagge coperte da alghe in putrefazione.

 

 

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