Home

Le risorse intangibili e loro classificazione

Prosegue il ciclo di interventi di Andrea Gasperini, responsabile del gruppo di lavoro “Mission Intangibles®” dell’Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari (AIAF).
 

Come abbiamo visto nell’articolo pubblicato ieri, il tema degli asset intangibili e il loro contributo alla creazione del valore si sta imponendo con decisione sempre maggiore.

 

Chiediamo ad Andrea Gasperini (AIAF) di spiegarci quali sono le tipologie degli asset intangibili.
 

“In accordo con le più autorevoli fonti internazionali tra le quali merita essere citato l’International Integrated Reporting Counicil (the IIRC) le risorse intangibili possono essere classificate nelle seguenti dimensioni:

  • Capitale umano: le competenze e le esperienze delle persone, la loro motivazione ad innovare incluso il loro impegno e supporto al contesto della governance dell’organizzazione e ai suoi valori etici, la loro abilità a comprendere ed implementare le strategie dell’organizzazione e la loro fedeltà e motivazione a migliorare i processi, i beni e prestazioni di servizi, inclusa la loro abilità di leadership e di collaborazione. È un fatto riconosciuto che queste risorse sono in grado di generare una ampia quota del valore ancorché non possono essere possedute direttamente da parte di una organizzazione e rappresentano “quella parte del capitale intellettuale che lascia l’azienda al termine dell’orario di lavoro”;
  • Capitale Strutturale: al contrario del capitale umano resta in azienda al termine dell’orario di lavoro. È rappresentato da tutte quelle risorse che supportano gli individui nell’espletamento del loro lavoro come ad esempio i beni aziendali tradizionali quali la liquidità, gli immobili, l’hardware, i computer e da molti assets intangibili quali i processi aziendali codificati, il sistema informativo e i database che consentono a una impresa di soddisfare le richieste dei clienti;
  • Capitale Sociale e Relazionale: include le relazioni in essere all’interno e tra ogni comunità, gruppo di stakeholder ed altri network che comportano un miglioramento del benessere individuale e collettivo. Il Capitale Sociale comprende valori comuni e comportamenti, relazioni chiave e la fiducia e fedeltà dei clienti propri che ogni organizzazione si sforza di proteggere. Può essere quindi interpretato come una licenza sociale che l’organizzazione ha ad operare;
  • Capitale Naturale: include l’acqua, la terra i minerali, le foreste, la biodiversità e la salute dell’ecosistema. Il Capitale Naturale è un fattore di input per la produzione di beni e la fornitura di servizi e le attività di una organizzazione possono avere un impatto sia positivo, sia negativo su questa dimensione di capitale”.

 

Siamo certi che ogni azienda italiana possa vantare di possedere questo tipo di assets?

 

“Ogni organizzazione possiede o ha accesso a risorse intangibili che rientrano in tutte queste dimensioni ancorché spesso, a seconda del modello di business adottato e/o del proprio settore di attività in cui opera, una può rivestire maggiore importanza rispetto alle altre e solo l’armonica integrazione che si viene ad instaurare rappresenta un importante driver per la creazione del valore in modo sostenibile, un elemento distintivo rispetto ai concorrenti e ricopre un ruolo strategico fondamentale.

I capitali sono quindi stock di valore che viene incrementato, ridotto o trasformato attraverso le attività di una organizzazione. Ad esempio, il capitale finanziario aumenta quando l’organizzazione genera un profitto così come la qualità del capitale umano migliora con la specializzazione dei dipendenti”.

 

Non si tratta allora di un fenomeno statico, ma in continua evoluzione?

 

“Certo, lo stock complessivo dei capitali non è fisso nel tempo, ma esiste un flusso costante fra i capitali e all’interno della medesima categoria, a mano a mano che vengono incrementati, ridotti o trasformati. Se, ad esempio, un’organizzazione migliora il proprio capitale umano attraverso la formazione dei dipendenti, i relativi costi di formazione ne riducono il capitale finanziario. Il risultato è che il capitale finanziario viene trasformato in capitale umano”.

 

Paolo Brambilla