Libri & Editori
Andrea Cati: "La poesia? In Italia snobbata, all’estero premiata col Nobel"
Il nuovo progetto di Andrea Cati dimostra che la microeditoria può vivere e ha mercato, coltivando però un contatto diretto coi lettori, anche tramite social
Poesia, microeditoria e social network: intervista ad Andrea Cati
Anche quest'anno, i dati sulla lettura e l'editoria pubblicati da Aie (consultabili qui) non sono molto incoraggianti, e si pensa sempre al settore libri come in perenne crisi. Eppure esistono piccole realtà che non si limitano a sopravvivere, ma che portano innovazione, vitalità, raccogliendo consenso e riscontri, non solo di vendite, ma anche di stima da parte dei lettori.
Ne abbiamo parlato con Andrea Cati, laureato in filosofia, poeta, blogger, editore, vincitore di premi e riconoscimenti, come nei concorsi letterari Laudomia Bonanni e Mario Luzi. Per esigenze di studio e lavoro ha vissuto in diverse città italiane ed europee, per poi scegliere di tornare a stabilirsi nella sua terra d'origine, la Puglia, da dove continua a portare avanti con successo il suo progetto editorale, Interno Poesia.
Andrea, raccontaci che cos’è Interno Poesia.
Interno poesia è nato come blog ad aprile 2014 con l’idea di divulgare una poesia al giorno tutti i giorni, accompagnata da una foto, e questo format è tutt’ora attivo, e nonostante sia nata la casa editrice nel frattempo, il blog continua a essere la spina dorsale di tutto il progetto. All’inizio è stato quasi un gioco, un tentativo di dare spazio al mio amore per la poesia, ma poi è diventata una vera e propria officina letteraria, per leggere, conoscersi e fare scouting di nuovi autori, anche grazie a critici e lettori che ci propongono le novità o quello che vorrebbero leggere.
E poi nel 2016 è nata la casa editrice vera e propria…
Sì, Interno poesia, con le sue collane: la prima, Interno Libri, dedicata a poeti italiani contemporanei, poi Interno Book per poeti stranieri tradotti ma sempre contemporanei, viventi, soprattutto di area anglofona. Poi nel 2019 sono nate altre due collane: una è Interno Novecento, per i poeti più importanti dello scorso secolo, e l’altra è Interno Classici, per gli autori che hanno operato prima del Novecento, come Emily Dickinson o Giacomo Leopardi, e ora stiamo lavorando ad altri altri libri, per esempio entro la fine dell’anno usciranno le poesie d’amore di Ludovico Ariosto, o Guido Gozzano, l’anno prossimo Pessoa e altri. Il tentativo è quello di unire i grandi poeti, le grandi voci della poesia conosciute più lette e comprate, con altre voci, di poeti italiani ancora sconosciuti, alla prima pubblicazione ma anche già importanti, per esempio nel nostro catalogo c’è Claudio Damiani che ha vinto tantissimi premi e riconoscimenti.
C’è più domanda di classici o di novità, di contemporanei?
Più di classici, come quantità, perché quello che si vende di Dante, Dickinson, Whitman e altri, ricopre forse il 50 o 60% del mercato, però tra i contemporanei ci sono diversi poeti di grande qualità, come tanti Instapoets, poeti di oggi che magari saranno famosi in futuro, che vendono meno ma sono numericamente maggiori. Pensiamo al caso del premio Nobel che non è un caso: Glück in Italia è stata pubblicata da un editore che è più libraio, che fa poche pubblicazioni, e che eppure aveva nel suo catalogo uno dei libri dell’autrice che ha vinto un premio internazionale così importante. Quindi forse, al di là delle vendite e della domanda, dovremmo chiederci perché la poesia riconosciuta all’estero come grande e importante qui in Italia è rilegata ai margini dell’editoria.
E adesso c’è questo nuovo progetto, Interno Edizioni…
In realtà è Interno Poesia Editore che ha cambiato la ragione sociale: resta il marchio Interno Poesia ma la ragione sociale è diventata Interno Editoria. Abbiamo allargato le maglie del progetto iniziale, non pubblicheremo soltanto libri di poesia ma anche di altri generi, con un altro marchio appena nato, Interno Libri, dedicato inizialmente a pubblicazioni di storia locale e saggistica, poi arriveranno anche pubblicazioni di narrativa e classici della letteratura. Questo è in termini generali il progetto, che poi nel corso del tempo prenderà ulteriori diramazioni, ma la mia idea era di proteggere Interno Poesia lasciandola pura, dedicata ai poeti, però riuscendo, attraverso Interno Libri, ad ampliare e a occuparmi anche di altri generi ma sempre che rispondano ai miei interessi: cerco sempre di fare il lavoro che amo.
Nel pieno della crisi editoriale, e ora anche di questa crisi sanitaria, tu apri una casa editrice piccola e che si occupa di poesia, eppure funziona: come fai?
Be’, il segreto è vendere. Si sta in piedi soltanto vendendo. Però il percorso che porta a vendere è diverso per ogni azienda. Quando ho aperto Interno Poesia ho fatto una scommessa, ho voluto investire, in un momento di crisi economica, su qualcosa che amavo, e questo ha fatto tanto. Perché l’attività è cresciuta molto grazie al blog, che prima della casa editrice aveva creato una community di lettori affezionati, che attraverso Facebook e Instagram mi sono rimasti vicini. L’elemento dei social è determinante. Per noi piccoli, i social permettono di far arrivare i libri a un bacino ampio.
Riesci a tradurre questi follower virtuali in lettori reali?
Lo scorso anno siamo stati al Salone del libro di Torino, a Più libri più liberi, a Bookpride, e sono tutte andate bene ma, soprattutto, lì ho toccato per mano l’affetto, l’importanza del contatto con i tuoi lettori che sono poi i tuoi follower: ed è questo che dà la spinta e fa la differenza, il legame che permettere dialogo e ascolto reciproco, e crea fiducia e continuità. Poi dal 2018 siamo distribuiti da Messaggerie, il distributore più importante d’Italia, che ci porta nei rivenditori di tutto il paese e ci permettere di essere presenti un po’ ovunque. Certo, questo comporta un investimento maggiore rispetto alla media delle case editrici piccole come noi, siamo “costretti” a stampare molte più copie ma per ora sta andando bene, e sono fiducioso. Penso che quando l’emergenza sarà terminata le persone torneranno di più in libreria, come d’altronde hanno fatto questa estate.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Il primo progetto di quest’anno sarà un libro della storia locale del paese in cui sono nato, cresciuto e tornato a vivere dopo 15 anni a Milano: Latiano, in provincia di Brindisi. Io ho 36 anni, sono stato lontano dal mio paese dai tempi dell’università, e quindi sentivo la necessità di riappropriarmi della storia locale, dopo essermi occupato per anni della “storia del mondo” o di quella nazionale, perché penso che le forze creative di chi cerca di fare cultura e torna a vivere al Sud possono fare tanto per rilanciare e valorizzare il territorio. Al momento, poi, il mio desiderio è che termini al più presto questa situazione di allarme, che torniamo a stare bene e fare fiere e presentazioni e tutte quelle cose che sono importanti per un editore, soprattutto piccolo. Se poi nel futuro riusciremo a pubblicare più libri, tanto meglio!