Libri & Editori
Kundera come la corazzata Kotiomkin di Fantozzi. Quando Roberto D’Agostino lo perculò
Il celebrato testo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è ottimo come analgesico per piccole operazioni dentali
Ora è in effetti un po’ tardi per riservare lo stesso trattamento a Milan Kundera, ma idealmente lo si può sempre immaginare con una certa sadica soddisfazione e dire “L’insostenibile leggerezza dell’essere è una cagata pazzesca!”. L’unico che aveva capito tutto fin dall’inizio, e cioè che “L’insostenibile leggerezza dell’essere” era una bufala coi fiocchi, fu Roberto D’Agostino che lo lanciò nel 1985 durante la trasmissione “Quelli della notte” di Renzo Arbore su Rai2.
D’Agostino, con fare geniale, lanciò un tormentone sul suggestivo titolo riuscendo nell’impresa epica di non parlare mai della trama. Il libro –nella finzione del programma - era funzionale a fornire una “chiave ontologica” delle gaffe televisive che erano “la sublimazione dell’eros televisivo” e riconducevano inevitabilmente all’ “edonismo reganiano”, altro tormentone lanciato in quella stessa trasmissione.
Le vittime erano Maria Giovanna Elmi che non sa quale telecamera guardare, Roberta Giusti che si pettina i capelli in diretta e Romano Battaglia che cade dalla sedia durante una intervista. L’operazione di D’Agostino era di un sofisticato ed irresistibile perculamento ante – litteram degli intellettuali radical – chic che continuavano nei loro salotti a ripetere l’evocativo titolo guardandosi bene dal leggerlo. E siccome non c’era Internet e Wikipedia bastava per entrare nel novero degli “intellettuali” impegnati.