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La fine dei Btp? Un'opportunità per l'Italia

In morte dei Btp. Da beni rifugio, i titoli di Stato si sono trasformati in portatori di rischio prima e di magri rendimenti poi. Per anni i Btp sono stati la principale destinazione d'investimento per famiglie e operatori finanziari. Non c'è da sorprendersi: negli ultimi tre lustri hanno avuto tra i migliori profili di rischio-rendimento al mondo. Un'epoca che che sta finendo (è già finita?). Lo affermano gli autori di “La fine del BTP è la rinascita dell’Italia” (Guerini Next) Massimo Figna (fondatore di Tenax Capital), il giornalista Riccardo Sabbatini e Alberto Cordara (analista di Bank of America-Merril Lynch).
Difficile dar loro torto con i numeri. A meno di una rottura dell’euro e dell’Eurozona, nei prossimi cinque anni i titoli di Stato decennali renderanno meno del 2 per cento. L'ultima asta, quella dell'11 giugno, è stata accompagnata con l'espressione “forte aumento dei rendimenti”. Vero. Anche se il “forte aumento” si traduce pur sempre in cifre a dir poco magre: 0,50% per i triennali, 1,76% per i settennali, 2,77% a 15 anni e 3,36% a 30.

Le cause sono diverse: bassa crescita e bassa inflazione, il quantitative easing di Mario Draghi e, più in generale, l'integrazione finanziaria europea. Figna, Sabattini e Cordara non intendono soffermarsi sui funerali e, al dil à delle motivazioni, confidano che la morte dei Btp possa trasformarsi in una opportunità. Di più: gli autori la definiscono“una rivoluzione copernicana”. Che passa da una riallocazione degli investimenti dai titolo di Stato verso azioni, obbligazioni, fondi d'investimento. Ma non si tratta solo di allocazione. Il libro afferma che l'addio ai Btp ammodernerà i mercati finanziari. Soprattutto in Italia, dove l'economia resta troppo ancorata al credito bancario. La crisi e le nuove regole europee sulla patrimonializzazione hanno imposto agli istituti un inedito razionamento del credito. E le imprese (ma non solo), davanti al niet delle banche, hanno come alternativa strade alternative che però guardano a opportunità d'investimento lontane dai Btp.
E poi ci sarebbe un altro fattore: se è vero che ogni punto di riduzione del costo del debito italiano vale l'1,4% del Pil, il calo dei tassi sui titoli decennali può consentire di liberare risorse per finanziare gli investimenti e la crescita del Paese. Per Figna, Sabattini e Cordara “è un’occasione da non perdere”. Il dibattito è aperto, anche grazie a due appuntamenti. Il primo si terrà a Roma il 16 giugno, nella sede dell'Associazione Bancaria Italiana di via delle Botteghe Oscure. In terverranno Innocenzo Cipolletta, presidente del Fondo Itaiano d'Investimento; Dario Focarelli, direttore generale di Ania, Fabrizio Pagani del ministero dell'Economia, giovanni Sabatini, dg dell'Abi e Agostino Pesole, giornalista del Sole24Ore. Il bis a Milano, il 25 giugno al Circolo della Stampa, con gli interventi di Ennio Doris (presidente di Banca Mediolanum); Piermario Motta (amministratore delegato di Banca Generali) e Domenico Siniscalco (Country Head Morgan Stanley per l'Italia).