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Sileri: "Mi vietano di fare le fotocopie.Covid in Italia?Lo ho appreso dai tg"

Il viceministro della Salute esce con un libro verità: 'Covid segreto'. "Allontanarono una mia collaboratrice, in quanto donna"

Sileri: "Mi vietano di fare le fotocopie. Covid in Italia? Lo ho appreso dai tg"

L'emergenza Coronavirus in Italia continua senza sosta. Aumentano i positivi e preoccupa la situazione negli ospedali, con i reparti di terapia intensiva che tornano ad essere sotto pressione. Resta drammatico il numero di vittime giornaliere. In un libro appena uscito dal titolo "Covid segreto", edito da Paper- First e scritto con Alessandro Cecchi Paone, il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, racconta le sue verità. "Quando ho avuto il Covid, - spiega Sileri al Corriere - mi ha fatto soffrire essere tagliato fuori, dal Cts non mi hanno mandato un verbale, un rapporto, niente. Eppure potevo lavorare, contribuire. Nei primi mesi la comunicazione è stata difficile. Provai a inserire una mia osservatrice e l’allontanarono, pare, addirittura, in quanto donna. Ho dovuto scoprire dai Tg il primo caso di due cinesi positivi in Italia. Mi hanno costretto a leggere anche cento pagine in sede, vietandomi le fotocopie".

"Proposi Massimo Galli al Cts- prosegue Sileri al Corriere- , mi fu detto no; Maria Rita Gismondo e mi fu detto no. Ancora prima di Codogno, proposi Alberto Zangrillo perché aveva fatto la rete Ecmo e non fu coinvolto. Verso fine luglio, vedevo le liti in tv e chiesi di allargare anche ad Andrea Crisanti e altri. Dissi: così, se devono discutere lo fanno a un tavolo istituzionale. E mi sembrava essenziale introdurre clinici, specie del Nord dove avevano visto tanti pazienti. Da chirurgo spiegai che se devo operare qualcuno faccio un briefing con oncologo, radiologo, anestesista... e che se il paziente assistesse direbbe: grazie, non mi opero. Qualcuno si offese e pensò che volevo mandarlo via".