Libri & Editori
Voland, la casa editrice di Daniela Di Sora si racconta tra Covid e bilanci
Volonteroso editore indipendente che pubblica non più di 20 titoli l’anno, tutti di qualità, esordisce nella poesia con gli ultimi versi di Marina Cvetaeva
C’è un colpo a sorpresa alla casa editrice Voland di Roma, piccolo ma volonteroso editore indipendente che pubblica non più di 20 titoli all’anno, tutti di qualità: fino ad oggi fedele alla narrativa romanzesca esordisce con un piccolo, prezioso libro di poesie di Marina Cvetaeva, gli ultimi versi scritti prima di morire nel 1941, quindi a distanza di 80 anni, e mai pubblicati in italiano. Un’occasione da non perdere per l’editrice che già aveva pubblicato della poetessa I taccuini e Notti fiorentine. Poi, da segnalare il nuovo romanzo, dopo due libri di racconti, di Georgi Gospodinov, Cronorifugio, e l’immancabile Amélie Nothomb che ha pubblicato tutti i suoi romanzi in italiano con Voland ed è in uscita anche questo febbraio con Gli aerostati.
Affaritaliani.it ha intervistato la fondatrice di Voland Daniela Di Sora.
Il 2021 sarà l’anno della ripartenza dopo un terribile 2020?
Ce l’auguriamo davvero. Come ha dichiarato l’Aie (Associazione Italiana Editori, ndr ) poteva andare peggio: nella seconda metà dell’anno la perdita per il settore si è ridotta, da 11 a 8 milioni di euro, ma sempre di perdita si tratta. E’ andata abbastanza bene a dicembre, con una ripresa vera, leggermente meglio anche dello stesso mese 2019. Il vero dramma è quando chiudono le librerie in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, e cito queste regioni in ordine decrescente di vendite. Ma i librai sono stati bravissimi inventandosi mille iniziative, come la consegna a domicilio. Le vendite digitali, invece, sono aumentate, per noi addirittura triplicate. Recentemente abbiamo anche cambiato la distribuzione, ritornando a Messaggerie con Emme Promozione.
Ci sono interessanti novità per il 2021: la Cvetaeva, Gospodinov, Nothomb…
Cronorifugio di Gospodinov esprime appieno la genialità di questo autore bulgaro che si inventa una clinica del passato per persone che hanno perso la memoria e si muovono dentro una ricostruzione dei loro anni migliori (anni ‘60 e ‘70). Naturalmente c’è sempre Gaustin, alter ego dell’autore. Il libro dovrebbe uscire per fine aprile sempre nella traduzione di Giuseppe dell'Agata. L’appuntamento di febbraio con la Nothomb è ormai un classico in Italia. E’ grazie a lei, scherzo con la stessa autrice alle volte, che posso permettermi di pubblicare un paio di bulgari… In realtà non è vero, Gospodinov ad esempio ha ormai un suo pubblico ed è molto richiesto. E la Nothomb mi aspetto che, come sempre, venga in Italia a presentarlo se le condizioni sanitarie lo consentiranno.
Anche quest’anno ci sarà un’ampia rappresentanza di scrittori dell’Europa dell’est e dei Balcani…
Voland nasce nel 1994 con un focus inizialmente esclusivo sulla Russia, poi allargato ai paesi dell’Est in generale. Mi rendo conto della difficoltà di proporre e promuovere questo tipo di libri in un mercato editoriale dove, per le letterature straniere, l’inglese la fa da padrone. Ma è proprio qui la sfida che abbiamo voluto raccogliere. C’è una mancanza di curiosità per i mondi che non si conoscono che trovo inspiegabile e intollerabile. Dal punto di vista della narrativa, l'Est è oggi un po' quello che una volta era il Sud America: sono geografie che ci offrono un punto di vista che noi occidentali in senso stretto ignoriamo. Per questo sono affascinanti. I Balcani poi li abbiamo nel cortile di casa e non sappiamo niente di loro. Già che non si avvertano a ogni pagina le scuole di scrittura mi ricorda che la loro è davvero letteratura. Poi mi piacciono moltissimo alcuni americani, ad esempio sono una divoratrice dei libri di Roth, ma non capisco perché chi li legge non possa poi affrontare un autore straordinario e sconosciuto ai più come il serbo Veselin Marković. Noi diversi, che abbiamo pubblicato lo scorso anno, lo considero un capolavoro…
Forse li si considera mondi culturalmente lontani e per gli editori c’è un problema di vendite..
Non c’è dubbio, ma per un editore è anche una questione di crederci e insistere. Minuetto per chitarra di Vitomil Zupan è un libro straordinario e ne abbiamo vendute appena un migliaio di copie. Ma anche Gospodinov e Nothomb si sono affermati solo al quinto libro. Ricordo che per la scrittrice belga la svolta avvenne con Mercurio: Fabio Gambaro su Repubblica ne fece una doppia pagina e per l'autrice - e noi con lei – fu il decollo. Sta andando molto bene anche il Dizionario dei Chazari, del serbo Milorad Pavić, un’opera affascinante e complessa uscita nel 1989 e ora ritradotta da noi in italiano. Alla fine, se sono libri importanti, il pubblico li riconosce. Devo dire che un aiuto prezioso ce lo dà l’Unione Europea con i bandi EACEA, che abbiamo vinto ogni anno. L’ultima volta con un programma su donne e scrittrici dell'est europeo. Infatti, nel 2021 pubblicheremo La raccoglitrice di funghi, della scrittrice ceca Viktorie Hanišova.
E’ ampiamente riconosciuta la qualità dei traduttori di Voland. Quanto pesano nella ricezione di un opera letteraria?
Il traduttore è fondamentale: deve conoscere bene l'autore, amarlo, entrarvi nella pelle. A me sembra che la lingua della traduzione invecchi prima, i libri vanno periodicamente ritradotti. In Voland c’è un buon lavoro di squadra tra il traduttore e l’editor che ne cura la revisione. Noi rimandiamo sempre il testo al traduttore che è libero di accettare o meno le revisioni, ma se non le accetta deve spiegarci perché e magari proporci un’alternativa. Ricordo che siamo stati tra i primi e siamo tra i pochi a mettere il nome del traduttore in copertina.
Non mancano nel vostro catalogo autori anche di altre letterature, tra cui alcuni italiani. Come li scegliete?
Il criterio è molto semplice: leggo i testi e se mi piacciono li pubblico. Questo 2021 lo iniziamo con un autore italiano che amo molto, Giorgio Paterlini che, in Stanno smontando il mare, raccoglie 22 racconti bellissimi. Poi ci sono le casualità. Demetrio Paolin qualche anno fa mi ha portato al Salone del libro di Torino il manoscritto di Conforme alla gloria e con quel romanzo siamo addirittura andati allo Strega. Peccato che il successivo, Anatomia di un profeta, sia uscito lo scorso 5 marzo insieme al Covid. Su altre letterature mi fido degli esperti e traduttori, come Bruno Mazzoni che mi ha fatto conoscere il romeno Cărtărescu o il lusitanista Daniele Petruccioli che mi raccomandò Le mie condoglianze di Dulce Maria Cardoso, da allora abbiamo pubblicato tutti i suoi libri”.