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Wilbur Smith presenta il nuovo libro Il leone d'oro. Intervista

di Virginia Perini

Torna la famiglia Courteney. Tornano la passione, gli intrighi, i personaggi. Torna l'Africa, unica, di Wilburn Smith nel nuovo romanzo edito da Longanesi dal titolo Il leone d'oro.

Stavolta siamo nella parte orientale del Continente, nella seconda metà del diciassettesimo secolo. Dopo l'esordio del 1964, già allora dedicato ai Courteney, e a sei anni dal precedente capitolo ambientato nel Novecento (Il destino del cacciatore), Smith riprende la storia della famiglia protagonista anche del suo successo da oltre 120 milioni di copie vendute. Hal Courteney incarna la quintessenza di una vita vissuta pericolosamente: ha per moglie una nobile guerriera etiope che combatte al suo fanco, ha da parte un cospicuo tesoro e ha un ancor più cospicuo numero di nemici. Il peggiore di questi e' l’Avvoltoio, responsabile dell’ingiusta condanna di suo padre. "Una storia di male estremo e bene estremo che si scontrano attraverso le avventure di personaggi che hanno sempre fatto parte di me come fossero la mia famiglia e che non ho intenzione di abbandonare".

Dalla sua suite dell'Hotel Principe di Savoia a Milano lo scrittore racconta se stesso, oltre che il nuovo lavoro. Lo fa con lo sguardo sicuro di chi sa di avere fatto la scelta giusta, anni e anni prima, "sposandosi", oltre che con la bellissima Mokhiniso che lo affianca con passione nella vita e nel lavoro, con la scrittura: "Scrivere è la mia vita. Non esiste un momento nelle mie giornate che si possa considerare separatamente dal mio lavoro di narratore, per questo tutto quello che vedo e che provo va sempre a finire nei miei romanzi e nutre le vite dei miei personaggi".

Poi racconta, quasi divertito e con la consapevolezza di chi sa che molte cose non si conoscono a priori ma si imparano durante il cammino, di quando il suo primo romanzo venne rifiutato: "Ero talmente abituato a prendere voti alti a scuola, nei temi e nelle esercitazioni, che mi sono lascito scappare la mano. Abituato a scrivere tanto fin da ragazzino ho inserito troppi elementi, talvolta senza coerenza, generando una storia confusa". Ma tutto questo non l'ha scoraggiato, anzi: "Sono andato avanti perché sapevo che la mia strada era quella". Nato da genitori inglesi nel 1933 nella Rhodesia del Nord, l’attuale Zambia, ha l'Africa nel cuore e nella penna. In particolare quello che lo affascina è la cultura dei popoli e il loro modo di pensare durante tutto il corso della storia, soprattutto prima della scoperta dell'America quando si pensava che alla foce del Nilo ci fosse il baratro, la fine del mondo. Dopo aver trascorso l’infanzia nel ranch del padre, si trasferisce a studiare in Sudafrica. Appassionato di armi e di caccia, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura ha lavorato nelle miniere d’oro, sui pescherecci a strascico, sulle baleniere; ecco, nel nuovo libro c'è tutto questo e di più. Solo una cosa Wilbur proprio non ama: rivedere al cinema, sbiaditi e corrotti sul grande schermo quei colori, sapori e odori che nella sua testa sono sempre vivi ("Mai una pellicola sa rendere giustizia a un romanzo..."). Sensazioni che nel capolavoro della Longanesi appaiono più vivi che mai.

Wilbur Smith

Il leone d'oro

Longanesi