MediaTech

Ascolti Tv: Rai senza idee e senza presente vive di teche e passato glorioso

Marco Zonetti

Una volta c'era solo Techetechetè, ora spopolano i programmi fondati sull'archivio Rai per supplire a un'abissale carenza di nuovi contenuti

Una volta c'era solo Techetechetè, programma cult di Rai1 e appuntamento fisso dell'Estate, con ascolti record a costi irrisori, che intratteneva gli spettatori collezionando in mirabili florilegi mirabili frammenti di un mirabile passato del Sevizio Pubblico.

La gallina dalle uova d'oro della trasmissione antologica ideata da Elisabetta Barduagni e curata da Gianvito Lomaglio, in onda ogni giorno per tre mesi per un totale di un centinaio di puntate, è diventata purtroppo territorio di "saccheggio" di una pletora di programmi Rai che, per tutto l'anno, utilizzano filmati di repertorio (spesso "rubati" proprio dalle puntate di Techetechetè realizzate con fatica certosina dai vari autori) per riempire i vuoti della programmazione e per fare "minutaggio" senza alcuno sforzo.

Sulla scia di Techetechetè, sono nati molti programmi costruiti sul nutritissimo archivio Rai. Per citarne solo alcuni: Grazie dei Fiori di Pino Strabioli e Ieri e oggi di Carlo Conti su Rai3, Ettore - Un Caffè con in seconda serata su Rai2, oltre ai vari speciali di Carlo Freccero (che ha fatto della "nostalgia" uno dei leitmotiv della sua gestione della Seconda Rete, vedi quello - pur pregevole - dedicato  ieri sera da Renzo Arbore a Gianni Boncompagni (la cui morte però è avvenuta nell'aprile 2017), e che ha trasmesso, per fare un solo esempio fra mille, per la miliardesima volta frammenti di Raffaella Carrà, già andati in onda solo qualche mese fa a Techetechetè Superstar, e così via. Programmi che finiscono non solo per danneggiare il cult estivo di Rai1 (che quest'anno, così come l'anno scorso contro i Mondiali, ha di fatto "salvato la baracca" della Rete in calo esponenziale di ascolti), bensì anche per logorare le Teche Rai tout court. Denotando in ultima analisi una mancanza sostanziale di idee che è necessario tamponare con toppe strappate al patrimonio del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, creando patchwork spesso indigesti (l'unico programma di successo fondato sul repertorio è infatti, per l'appunto, Techetechetèla cui funzione è proprio quella di valorizzare e promuovere con gusto e sapienza il patrimonio Rai, mentre gli altri si accontentano perlopiù di bricioline di ascolti non entusiasmanti come per l'appunto il suddetto speciale di Arbore che si è fermato a 1.238.000 spettatori con il 6.9%). 

Il risultato: una programmazione sdraiata quotidianamente sulle Teche in ogni loro forma, 365 giorni l'anno, e con ben poche novità a rimpolpare quel tesoro culturale che gli autori e i responsabili dei programmi Rai saccheggiano e al quale attingono indiscriminatamente a ogni piè sospinto, inflazionandolo e quindi impoverendolo. Nana sulle spalle dei giganti, per usare l'espressione di Bernardo da Chartres, la Rai di oggi pare vivere abbarbicata a un passato glorioso che mai più tornerà, senza un presente definito e con un futuro alquanto incerto dinanzi a sé.