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Comunicazione, Paoletti prende Vivendi. Marcegaglia perde Arpisella. Amazon...
Benvenuti al gran ballo delle agenzie di comunicazione, veri king maker dei temi da trattare nelle redazioni. Ogni giornalista lo sa bene: conoscere il giusto interlocutore con cui trattare per avere le informazioni è la chiave di volta che separa un articolo compilativo da uno più incisivo. Già, ma chi sono le persone con cui parlare? E come accreditarsi?
Le agenzie di comunicazione rappresentano il potere dell’informazione e probabilmente anche Charlie Kane (il protagonista di Quarto Potere di Orson Welles) oggi, più che dei giornali, sarebbe proprietario di qualche colosso della comunicazione. In Italia i nomi sono sempre i soliti, che si alternano e si rincorrono, ma più in generale dare voce ad aziende e potenti è un ruolo difficile e piuttosto ben retribuito.
Le tariffe variano moltissimo a seconda del tipo di lavoro che si deve fare, dell’azienda per cui si deve prestare la propria opera. Si va dai 30 mila euro all’anno per un lavoro di ufficio stampa fino a oltre il milione quando la comunicazione si trasforma in lobby. Che, tra l’altro, non ha certo quell’allure da spectre con cui viene rappresentata in Italia ma che ha radici antiche, come dimostrano gli Stati Uniti.
Come ogni professione che si rispetti, anche quella del comunicatore è soggetta a un vero e proprio “calciomercato”, in cui le aziende passano da questa a quell’agenzia e non certo per avere uno “sconto” sul tariffario, ma piuttosto per ottenere servizi diversi. Uno degli ultimi cambi di casacca – tanto per mantenere il linguaggio calcistico – è quello di Vivendi, passato da Community guidata da Auro Palomba a Image Building di Giuliana Paoletti. I francesi, con partecipazioni – tra le altre - in Tim hanno scelto di avvalersi della consulenza dell’agenzia milanese, che ha chiuso il 2020 con un fatturato superiore agli 8 milioni di euro.
Le agenzie di comunicazione sono tra l’altro estremamente redditizie, tant’è che a Milano e Roma è tutto un fiorire di aziende di questo tipo. Basti pensare ai 13 milioni di fatturato di Barabino, l’agenzia fondata da Luca Barabino che oggi dà lavoro a oltre 100 persone; agli oltre 60 milioni di Sec Newgate (compreso Plc in Uk) di Tagliabue, che in molti raccontano vicino a Comunione e Liberazione; e ancora la Community di Palomba, che radio-agenzia dà vicino al centro-destra e in particolare alla Lega, che ha chiuso il 2020 con oltre 9,6 milioni di fatturato.
La dimensione delle aziende con cui si ha a che fare non è sempre direttamente proporzionale all’agenzia di riferimento. Basti pensare ad Amazon, che potrebbe benissimo acquistare l’intero parco di comunicatori in Italia, e che invece nel 2021 ha affidato la sua comunicazione consumer e prodotto a Omnicom Group e quella corporate alla neonata Create PR di Marco Ferrario (uscito da Mirandola a inizio gennaio) dato che Mirandola Comunicazione, dopo aver accompagnato Amazon in Italia fin dal suo ingresso nel nostro Paese e tramite la sua fondatrice anche prima, ha deciso di seguire un'altra strada come ha raccontato Marisandra Lizzi in un post su Medium.
Infine, anche i “consigliori” di comunicazione sono estremamente richiesti. Ad esempio, per molti anni Rinaldo Arpisella è stato al fianco di Emma Marcegaglia sia nell’azienda di famiglia, sia "a distanza" in un'altra azienda come Eni (di cui è stata presidente dal 2014 al 2020) sia in Confindustria di cui è stata numero uno dal 2008 al 2012. Arpisella, storico collaboratore della manager, era un habitué dei grandi appuntamenti mondani della finanza, su tutti il Forum di Cernobbio che si tiene a settembre sul Lago di Como.
Ebbene, al suo posto arriva Emanuela Cherubini, che era stata in Confindustria all’epoca della presidenza Marcegaglia e di quella Squinzi; in seguito era stata a capo della comunicazione di Arcelormittal Italia. Da giugno di quest’anno, è il numero uno dell’ufficio stampa di Marcegaglia, riportando ad Arpisella. Il quale, a fine anno, si farà da parte. Alla prossima puntata.