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Coronavirus influenza il lobbying: Facebook, Apple e Amazon i big spender
Aumentano le attività di lobbying delle grandi aziende, soprattutto legate all’emergenza sanitaria, solo Google disinveste
Facebook, Apple e Amazon aumentano gli investimenti in attività di lobbying, soprattutto per iniziative legate all’emergenza sanitaria. Microsoft resta stabile, mentre Google, al contrario, disinveste. L’obiettivo è anche migliorare la propria immagine dopo i recenti scandali legati a privacy e antitrust.
In base ai dati forniti all’amministrazione federale americana, Facebook ha investito il 19% in più dell’anno scorso, arrivando a una cifra di 5,3 milioni di dollari. Apple ha registrato un incremento del 18%, portando il totale a 2,2 milioni di dollari. Amazon è arrivata a 4,3 milioni di dollari, con un aumento del 3%. Microsoft resta stabile a 2,4 milioni di dollari, mentre Google è l’unica in controtendenza, registrando una riduzione del 34% e scendendo a 1,8 milioni di dollari.
L’impressione generale è che i big del tech vogliano recuperare la fiducia degli utenti e delle istituzioni dopo i numerosi scandali che li hanno interessati nei mesi scorsi e negli ultimi anni, come i problemi legati alla privacy degli utenti, le proteste delle startup per le pratiche predatorie dei big, le investigazioni dell’antitrust e del dipartimento di giustizia.
Lo sforzo delle grandi aziende per sostenere l’economia e la società nell’attuale emergenza sanitaria sta facendo recuperare loro parte della credibilità persa.
Amazon, Apple, Facebook e Microsoft hanno puntualizzato, nei loro rapporti recapitati a Washington, che parte degli investimenti in lobbying riguardano iniziative legate al coronavirus. Ma i temi interessati sono stati anche altri.
Facebook è stato più sensibile nei confronti del governo federale su argomenti inerenti la crittografia, le normative su privacy e pubblicità di contenuti politici e il rilascio di visti per lavoratori stranieri.
Apple si è interessata più alla riforma della legge sui brevetti, alla lotta alla contraffazione dei prodotti, agli accordi commerciali e alla richiesta dei dati degli utenti da parte del governo.
Microsoft ha investito maggiormente, invece, in attività di lobbying inerenti il contratto da 10 miliardi di dollari col Pentagono, che ha poi vinto l’anno scorso contro Amazon.