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Enrico Lucci l'erede di Gianfranco Funari?
Lucci, borgataro pasoliniano, tra Fiumicino e i Castelli romani
Enrico Lucci è un tipo che ha occupato una nicchia ecologica particolare nella Tv di Stato e non: è l’erede più o meno ufficiale di Gianfranco Funari, il mitico presentatore trash, il cui nonno era stato cocchiere di Pio IX, il papa antimodernista.
Funari pare abbia detto una volta a Lucci: tu sei il mio erede e Lucci, rapido come una anguilla, si piazzò davanti casa a tempo indeterminato finché non lo ricevette per sfinimento psico-fisico.
Lucci Enrico, velletrano doc, non è quello che sembra: una laurea in lettere (e chi l’avrebbe mai detto), “panterino” contestatore, ha oscillato, come il suo patron Funari, tra Rai e Mediaset. È stato una delle migliori Iene per poi andare a Nemo, nessuno escluso Rai 2 con Valentina Petrini. Attualmente in Realiti sciò, sempre su Rai2.
La sua figura pasoliniana sa di pizzerie di Ostia, di ristorantini alla foce vera del Tevere a Fiumicino, di pranzi domenicali alle fiaschetterie dei Castelli romani. Il suo dialetto è ostentato, recuperato, dopo una dotta manovra filologica, ma divertente e dirompente. Ha la petulanza di una Sora Cecioni al maschile, la sfacciataggine di un cameriere dell’Appia Antica difronte ad una turista americana, la triste melanconia di un personaggio di Brutti, Sporchi e Cattivi, mitico ritratto di una Roma borgatara di Ettore Scola. Una volta di parolaccia facile, “qualità” ereditata -dice -dal maestro Funari, utilizza l’innocente impertinenza del borgataro per provocare e scardinare lo status quo.
Insomma, in un’era populista, qualche chance in più Lucci ce l’ha.