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Il critico Iaccarino: "Giusto pagare 2 euro in più per far tagliare il toast"

Di Giuseppe Vatinno

Il critico gastronomico del Corriere della Sera corre in difesa degli esercenti che fanno pagare in più per semplici servizi

Pure lui se la prende con i “clienti rompiscatole” e poi parte di analisi dei costi degna della scuola di Chicago di Milton Friedman: “Un bar o un ristorante non forniscono prodotti, forniscono servizi, questo è il punto. Nei quattro euro che paghiamo per la nostra amata birra gelata fronte mare, il costo della birra è pochi centesimi, tutto il suo valore, al netto dell’IVA, al profitto dell’esercente e alle relative tasse, è composto dal costo del fattorino che ha portato il fusto, da quello dell’energia che l’ha refrigerato, che ha lavato il bicchiere, l’ha asciugato, dal lavoro del cameriere che l’ha riempito e l’ha portato sul tavolino che poi ha pulito, dell’affitto et cetera”.

La cosa misteriosa di tutti questi critici, blogger, influencer è che dopo aver esordito pro consumatori sono passati tutti, armi e bagagli, dalla parte degli esercenti. Un fenomeno davvero strano che dovrebbe interrogare le Grandi Coscienze del Paese. Che nostalgia per Luigi Veronelli e le sue recensioni sui vini in una Tv ancora in bianco e nero.