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Il critico Iaccarino: "Giusto pagare 2 euro in più per far tagliare il toast"
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Il critico gastronomico del Corriere della Sera corre in difesa degli esercenti che fanno pagare in più per semplici servizi
Pure lui se la prende con i “clienti rompiscatole” e poi parte di analisi dei costi degna della scuola di Chicago di Milton Friedman: “Un bar o un ristorante non forniscono prodotti, forniscono servizi, questo è il punto. Nei quattro euro che paghiamo per la nostra amata birra gelata fronte mare, il costo della birra è pochi centesimi, tutto il suo valore, al netto dell’IVA, al profitto dell’esercente e alle relative tasse, è composto dal costo del fattorino che ha portato il fusto, da quello dell’energia che l’ha refrigerato, che ha lavato il bicchiere, l’ha asciugato, dal lavoro del cameriere che l’ha riempito e l’ha portato sul tavolino che poi ha pulito, dell’affitto et cetera”.
La cosa misteriosa di tutti questi critici, blogger, influencer è che dopo aver esordito pro consumatori sono passati tutti, armi e bagagli, dalla parte degli esercenti. Un fenomeno davvero strano che dovrebbe interrogare le Grandi Coscienze del Paese. Che nostalgia per Luigi Veronelli e le sue recensioni sui vini in una Tv ancora in bianco e nero.