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Inpgi sull'orlo del fallimento. Tagli lacrime e sangue per i giornalisti
Una bozza di tagli che con la nuova riforma non salveranno l'Istituto di previdenza né le pensioni dei giornalisti
INPGI, riforma lacrime e sangue per i giornalisti
L'INPGI, l'ente di previdenza dei giornalisti italiani, rasenta il fallimento. Al vaglio è la nuova riforma 'lacrime e sangue', che prevede tutta una serie di tagli che penalizzeranno l'intera categoria dei giornalisti e le famiglie dei colleghi. Come riporta puntoeacapo.org, al momento è solo di un piano di ipotesi elaborate dalla direzione generale su richiesta della presidente Marina Macelloni, notificato ai consiglieri di amministrazione tramite un incontro informale, precedente il Cda. Si tratta del cosiddetto “Progetto tecnico di stima dell’impatto economico delle misure indicate dal Consiglio di amministrazione nella riunione del 26 novembre 2020”, e propone: un contributo straordinario per iscritti e aziende, la retrodatazione del sistema contributivo, la revisione del limite di reddito cumulabile con la pensione, reversibilità allineata al sistema generale, eliminazione delle prestazioni integrative e dell'una tantum, fiscalizzazione degli oneri degli ammortizzatori sociali, contributo di solidarietà sulle pensioni in essere, la fusione delle due gestioni Inpgi 1 e Inpgi 2, con dei punti del pacchetto definiti anticostituzionali.
INPGI, consiglieri di minoranza: "Piano tagli inaccettabile e provocatorio"
I consiglieri di amministrazione di ''Sos INPGI per il futuro'' e ''Stampa Libera e Indipendente'' Carlo Parisi, Elena Polidori e Daniela Stigliano, con i componenti del comitato amministratore dell'INPGI 2, Ezio Ercole e Orazio Raffa, evidenziano, facendo riferimento alla conferenza stampa di fine anno di Giuseppe Conte, che "il presidente del Consiglio non ha certo teso la mano alla salvaguardia delle pensioni dei giornalisti". "Anzi. Ha auspicato un allargamento della platea degli iscritti anche ai comunicatori, intendendo probabilmente solo quelli pubblici, gli unici davvero rimasti sul tavolo del confronto tra INPGI e Governo, ma che potrebbero arrivare (forse) solo dopo la conclusione delle trattative per il rinnovo del contratto nella Pubblica amministrazione".
"Certo, finora, a Palazzo Chigi -affermano ''Sos INPGI per il futuro e Stampa Libera e Indipendente- le informazioni non è che siano arrivate sempre chiare e forti, tant'è che anche in occasione della conferenza stampa di fine anno Conte si è detto sorpreso da alcune osservazioni del presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, che per primo ha lanciato l'appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per una garanzia pubblica dell'INPGI. Garanzia - ricordiamo - di fatto già esistente, considerato che, dal 2009, lo Stato rimborsa all'INPGI, attraverso il Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all'editoria, i costi dei prepensionamenti dei giornalisti concessi in base alla legge sull'editoria n. 416 del 1981 ed autorizzati, di volta in volta, dal ministero del Lavoro. E reiterata oggi con il ristoro delle maggiori spese per ammortizzatori sociali".
"Il presidente Conte, a Villa Madama, - continuano i consiglieri di opposizione - ha detto chiaramente che si aspetta che l'INPGI proceda con nuovi tagli, mentre la maggioranza che guida l'Istituto ha incredibilmente salutato con soddisfazione le sue parole". Del resto - osservano ancora Carlo Parisi, Elena Polidori, Daniela Stigliano, Ezio Ercole e Orazio Raffa - i vertici dell'INPGI il piano di tagli ce l'hanno già pronto. La presidente Macelloni l'ha fatto elaborare alla direzione generale e presentato in un cda informale. Ecco tutte le 'ipotesi di interventi' sul tavolo su cui noi ci siamo detti decisamente contrari - che vanno persino oltre le richieste arrivate dal tavolo con il Governo. Il pacchetto risulta in alcuni punti addirittura anticostituzionale e nel complesso inaccettabile e provocatorio, soprattutto nelle parti in cui colpisce le fasce più deboli e i diritti dei giornalisti".
Tagli INPGI, le ipotesi sul tavolo non risparmiano l'istituto né le pensioni dei giornalisti
"Inoltre, anche applicati tutti insieme, questi interventi lacrime e sangue, che mettono le mani nelle tasche dei colleghi in attività e pensionati, non riuscirebbero comunque a salvare l'INPGI e le pensioni dei giornalisti. Con o senza i comunicatori". "È ormai improcrastinabile - concludono i consiglieri di 'Sos INPGI per il futuro' (Elena Polidori e Daniela Stigliano) e 'Stampa Libera e Indipendente' (Carlo Parisi, Ezio Ercole e Orazio Raffa) - che il Governo prenda atto della fragilità prospettica del progetto di allargamento della platea, così inteso, e che chiarisca, una volta per tutte, le sue reali intenzioni rispetto ad una sopravvivenza di lungo respiro dell'Istituto. La fusione patrimoniale di INPGI 1 e 2, se finalizzata esclusivamente a ritardare il commissariamento, per noi è non solo inaccettabile, ma moralmente intollerabile, perché costruita ai danni dei più deboli e senza alcuna visione. Una manovra che respingeremo con tutte le nostre forze".